PR centralizzate? No, grazie.

Mi capita spesso, nel corso delle attività di new business, di entrare in contatto con aziende estere che alla mia proposta di attivare una attività di content marketing & media relations in Italia, mi rispondono che gestiscono le PR direttamente dalla loro sede centrale, senza il supporto di alcuna agenzia locale.

Il mito delle centralizzazione delle attività di PR si basa su due pilastri: il controllo e l’efficienza.

Quella del controllo è una mania francamente ingiustificata. Non si capisce perché il fatto di affidare ad un professionista il compito di localizzare e distribuire ai media un contenuto creato centralmente dovrebbe introdurre chissà quali distorsioni ed errori. Un professionista non introduce di sua spontanea volontà contenuti non approvati di sua iniziativa. Nulla va fuori controllo, basta scegliere un vero professionista della comunicazione.

Il controllo è un falso problema.

Passiamo all’efficienza.

Secondo coloro che abbracciano la centralizzazione il fatto di poter inviare i contenuti ai media di tutto il mondo attraverso, ad esempio, un unico servizio automatizzato, costituirebbe un significativo risparmio, evitando di pagare le agenzie locali per il resto del mondo.

Sembrerebbe logico, se non fosse che a tutto il ragionamento manca un pilastro piuttosto significativo: l’efficacia. Ovvero i risultati, il coverage. Perché i servizi su cui la centralizzazione si appoggia danno risultati assolutamente deludenti rispetto ad una gestione professionale locale delle media relations.

E posso sostenere questo basandomi su due fatti.

Il primo è l’esperienza diretta maturata con alcuni clienti, passati appunto dalla centralizzazione alla consulenza locale.

Il secondo è che il criterio con cui scelgo le aziende da approcciare come potenziali clienti è proprio una presenza sui media che mi pare insoddisfacente rispetto al potenziale, e in molti casi la risposta che ricevo è quella che immaginate: “La comunicazione è centralizzata…”

In sintesi: spendere poco per ottenere quasi nulla, francamente non è una operazione conveniente, perché il valore di business costituito da una presenza continua ed efficace di un brand e delle sue soluzioni nei media target è sicuramente 100 volte il cosiddetto “risparmio” ottenuto.

Una agenzia professionale locale offre alle aziende un patrimonio di conoscenze specifiche sui media, sui giornalisti, sulle loro esigenze specifiche, sul modo di trattare i vari temi, sui linguaggi, capace di portare visibilità di valore, che è ciò di cui il business ha effettivamente bisogno.

 

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Un consiglio non richiesto (ma gratuito).

Un errore capitale commesso piuttosto spesso dalle aziende nella loro attività di media relations (ma anche quando utilizzano spazi a pagamento) è quello di confondere i “contenuti di valore” con le loro brochure.
Nulla contro le brochure che presentano un prodotto o una soluzione, ma la loro funzione come strumento di marketing è un’altra.

Secondo la definizione offerta dal Content Marketing Institute, ”Il content marketing è un approccio di marketing strategico che si concentra sulla creazione e sulla distribuzione di contenuti validi, pertinenti e coerenti per attrarre e fidelizzare un pubblico ben definito e, in ultima analisi, per spingere i clienti ad agire in modo profittevole per l’azienda.”

Significa, in altri termini, che invece di una mera proposizione di prodotti o servizi, si sviluppano e poi si distribuiscono contenuti veramente rilevanti e utili ai vostri potenziali clienti per aiutarli a risolvere i loro problemi, ovvero si offre qualcosa che arricchisce le conoscenze dei clienti rispetto ai problemi che devono risolvere; in altre parole: valore. E questo fatto viene compreso anche dai media, che saranno più propensi ad utilizzare quel tipo di contenuto per i loro lettori.

(qui sotto un esempio di contenuto “di valore” gestito per un mio cliente, link all’articolo)

 

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2024, INCOMINCIAMO, QUORUM PR RIPARTE DA 700.

Nel corso del 2023, le attività di content e media relations sviluppate da Quorum per i suoi clienti continuativi hanno generato oltre 700 articoli su testate ICT, di canale e dei mercati verticali di riferimento per il loro business, attraverso notizie, interviste, bylined article, success story.

Abbiamo portato valore alla loro visibilità e alla loro reputazione e siamo pronti ad affrontare insieme le sfide del 2024. Buon lavoro a tutti noi !

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hashtag#visibilità hashtag#SEO hashtag#reputazione hashtag#ictbusiness

 

 

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La famosa ottimizzazione dei costi (?)

Un’azienda in un momento di difficoltà spesso mette mano ai costi in modo totalmente indiscriminato, con un orizzonte temporale brevissimo, senza valutare correttamente la “qualità” dei costi. Frequentemente la comunicazione è la prima vittima di questi processi di “ottimizzazione”, togliendo voce all’azienda proprio nel momento in cui avrebbe maggiormente bisogno di parlare al mercato, ai suoi clienti, ai prospect, agli stakeholder. Un errore che invece di migliorare la situazione rende ancora più difficile il recupero.

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I comunicati stampa sono ancora rilevanti?

I comunicati stampa sono ancora rilevanti nell’attuale rutilante panorama mediatico? Sebbene siano stati per decenni un punto fermo nella “cassetta degli attrezzi” delle relazioni pubbliche, alcuni potrebbero mettere in dubbio la loro efficacia oggi.

La sfera dei media oggi è in costante e apparentemente caotico movimento, con le notizie e le informazioni che arrivano e si incrociano da ogni canale e da ogni angolazione, i tempi di attenzione si sono assottigliati, lasciando molte aziende a chiedersi se i loro comunicati stampa riusciranno a farsi largo tra il rumore e a raccogliere l’attenzione che cercano.

 Quindi, i comunicati stampa sono ancora importanti? La risposta è sì, ma vediamo perché e come.

 Sono un elemento importante di una campagna più ampia

Un comunicato stampa oggi è parte di una strategia più ampia. Nel panorama odierno, l’ultima cosa da fare è pubblicare un comunicato e poi lavarsene le mani. Assicuratevi di stratificare la vostra messaggistica in modo che ci siano più componenti che contribuiscono a una campagna globale, amplificando il messaggio attraverso diversi canali. Considerate il vostro comunicato come un pezzo importante del puzzle del vostro messaggio complessivo, ma non dimenticate di utilizzare altri metodi per massimizzare l’esposizione e la portata.

Altri metodi possono essere ovviamente la pubblicazione del contenuto sul vostro sito e blog, la creazione di post sui social media per promuovere il messaggio: quando si tratta di strumenti per dare visibilità al vostro marchio, l’insieme è sempre superiore alla somma delle sue parti.

 Possono aiutarvi a controllare la narrazione

Sia che stiate annunciando l’espansione della vostra azienda, sia che stiate gestendo una crisi di pubbliche relazioni, i comunicati stampa rimangono un modo efficace per guidare la narrazione del vostro marchio.

Quando scrivete il vostro comunicato, è importante pensare come un giornalista, soprattutto quando state gestendo una crisi. Fornite il chi, il cosa, il quando, il dove, il perché e il come, e scrivete con chiarezza e autenticità. I comunicati stampa non sono uno spazio per le chiacchiere o i riempitivi, ma per le notizie. E con una strategia attenta e un’ambizione chiara, il vostro comunicato può dare risultati importanti.

Far circolare i comunicati in modo coerente e accurato nel tempo può anche aiutare a stabilire una credibilità per il vostro marchio e a stringere rapporti con i giornalisti e i media, cosa che ogni marchio o marketer dovrebbe desiderare di ottenere.

Possono contribuire a incrementare il traffico SEO

Un’altra componente strategica nella stesura di un comunicato stampa efficace è l’utilizzo delle migliori pratiche SEO. Al giorno d’oggi non si scrive un comunicato solo per i media, ma anche per gli algoritmi di ricerca. Ottimizzando il comunicato stampa con le parole e le frasi chiave giuste e con un link al vostro sito web, il vostro comunicato può posizionarsi più in alto nei motori di ricerca e portare più traffico al vostro marchio.

Ricordate che un comunicato stampa non è un sussurro. È un megafono. Il vostro obiettivo con un comunicato stampa deve essere la massima esposizione e, rendendolo SEO-friendly (e utilizzando più di un metodo per amplificare il vostro messaggio), potete aumentare la portata e la consapevolezza dei vostri messaggi.

(liberamente adattato da Are Press Releases Still Relevant? Rebecca Kowalewicz – Forbes Councils Member)

 

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Il sito, elemento chiave della comunicazione online.

E’ sempre una gioia vedere finalmente online un progetto importante cui si è contribuito .

Comunicare in modo efficace e immediato con clienti e partner è un obbiettivo chiave per qualsiasi azienda e Cambium Networks, con cui collaboriamo da molti anni, è ben consapevole di questo.

Proprio nell’ottica di un rapporto sempre più diretto coi territori e le loro specificità, Cambium ha aperto in Europa due nuovi siti web, uno in italiano e uno in polacco, che si aggiungono ai siti in francese e in tedesco già attivi. Quorum PR ha curato l’intera parte contenutistica, realizzando la localizzazione in italiano del sito corporate.

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Ancora sui contenuti e su come renderli strumenti di vendita efficaci.

Secondo la definizione offerta dal Content Marketing Institute,  ”Il content marketing è un approccio di marketing strategico che si concentra sulla creazione e sulla distribuzione di contenuti validi, pertinenti e coerenti per attrarre e fidelizzare un pubblico ben definito e, in ultima analisi, per spingere i clienti ad agire in modo profittevole per l’azienda.”

Significa, in altri termini, che invece di una mera proposizione di prodotti o servizi, si sviluppano e poi si distribuiscono contenuti veramente rilevanti e utili ai vostri potenziali clienti per aiutarli a risolvere i loro problemi, ovvero si offre valore.

I contenuti vanno dal comunicato stampa, al case study, al bylined article,  al video, e, opportunamente formattati per le varie destinazioni, vengono distribuiti ai media di terze parti (tipicamente le testate di settore), e pubblicati sui media aziendali (sito, blog, social media, newsletter)

Ecco perché una attività combinata di sviluppo dei contenuti e di media relations offre una visibilità “sales oriented” di straordinaria efficacia e con un elevatissimo rapporto risultati/costi.

(Naturalmente se vuoi approfondire, contattami)

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Chiacchierando di comunicazione…

La mia intervista a Story Time.

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La spokesperson aziendale, chi scegliere e perché.

La figura della spokesperson, ovvero il portavoce aziendale, è una variabile molto rilevante nei processi di comunicazione. Che si tratti di una intervista, (telefonica o di persona), di uno speech durante un evento, della partecipazione ad una tavola rotonda, le caratteristiche personali e le competenze del portavoce rappresentano in modo plastico e immediato l’immagine che una azienda propone a tutti i suoi stakeholder, interni ed esterni.

Ecco perché la scelta relativa a chi ricopre questo ruolo non è affatto di poco conto, deve essere il risultato di una attenta valutazione e, eventualmente, di uno specifico processo di training.

In generale una spokesperson deve:

  • Possedere una buona capacità comunicativa e proprietà di linguaggio
  • Comprendere i media e le loro esigenze, conoscere il ruolo del giornalista e sapere come comunicare con lui in modo efficace.
  • Conoscere caratteristiche e esigenze del pubblico di riferimento: avere sempre presente chi sono le persone che dovranno ascoltare i messaggi e utilizzare un linguaggio che consenta di comunicare con loro efficacemente.
  • Avere sempre in mente, al di là dello specifico argomento trattato, quali sono i messaggi chiave dell’azienda, che devono costituire la base di tutte le forme di comunicazione aziendale.

Passando a raccomandazioni più specifiche circa comportamento e atteggiamenti, la spokesperson deve:

  • Parlare con chiarezza: essere conciso e non parlate troppo velocemente.
  • Mantenere la calma: in una situazione difficile, il portavoce non perde la concentrazione. La vostra azienda darà una cattiva immagine di sé quando un la persona che la rappresenta risponde negativamente a qualsiasi disturbo o domanda.
  • Essere preparati: immaginare le domande che potrebbero essere poste e preparate una risposta prima del colloquio.
  • Non evitare le domande: se non non si risponde a una domanda, sembra che si abbia qualcosa da nascondere e il giornalista vi chiederà ulteriori informazioni.
  • Circa le informazioni economiche e finanziarie, avere sempre presente quali sono quelle rilasciate ufficialmente e se vi sono dati che non devono essere in ogni caso diffusi.

Concluderei questa breve disamina ricordando quanto sia cruciale questo ruolo in ambito di crisis management: disporre di un manager preparato su cui far convergere tutte le richieste di dichiarazioni o interviste è un fattore chiave per gestire al meglio i momenti difficili.

 

 

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Media strategy, occorre un approccio completo.

Sull’annosa questione “owned vs. paid media” vi propongo queste riflessioni, che ho liberamente tratto e tradotto da un bell’articolo di Anandita Gupta.

Anche se il panorama mediatico odierno si evolve per superare i confini del mondo fisico e abbracciare un universo virtuale quasi onnipresente nel 21° secolo, i punti di contatto del coinvolgimento dei clienti e il modo in cui i marchi si impegnano con i propri stakeholder stanno cambiando dinamicamente. Con l’ascesa degli influencer sui social media, delle parole chiave, del SEO e dell’ecosistema dei media digitali (con gli algoritmi e l’intelligenza artificiale), i mezzi tradizionali di promozione sono in via di ridefinizione. Tuttavia, dal punto di vista dei brand, continua a infuriare il dibattito intorno all’annosa questione “earned Vs. paid media engagement” e la necessità di comprenderla è oggi più stringente che mai.

Iniziamo con le definizioni di base:

“Organic media” sono tutti gli approcci di marketing in cui non si spende per fare pubblicità e hanno due componenti:

1. “Owned media”, ovvero qualsiasi mezzo di comunicazione di cui un brand è proprietario e non è tenuto a pagare per l’utilizzo di base. Blog, social network e pagine web sono esempi.

2. “Earned media”, ovvero il passaparola digitale supportato da menzioni, condivisioni, repost, recensioni o altri contenuti curati da un editore terzo, ed è l’area di azione delle media relations.

I vantaggi degli owned media:

1. Costruisce relazioni con clienti potenziali e attuali: i lettori possono semplicemente fare riferimento e condividere il materiale utile sul vostro sito web.

2. Efficace dal punto di vista dei costi: i contenuti di proprietà generano un numero di contatti per dollaro speso tre volte superiore a quello della ricerca sponsorizzata.

3. Adattabile: gli owned media possono essere costituiti da qualsiasi combinazione di materiale, consentendo ai team di essere flessibili nel provare nuovi tipi di contenuti senza spendere denaro.

I vantaggi degli earned media:

1. Fiducia: non sorprende che le pubblicazioni sponsorizzate siano meno credibili di quelle guadagnate. In realtà, gli spettatori considerano i media guadagnati come il tipo di promozione più genuino.

2. Motivano l’acquisto: i potenziali clienti di tutto il mondo preferiscono il passaparola (64%) e le raccomandazioni di terze parti (49%) agli articoli dei media e ai venditori quando decidono di fare un acquisto.

3. Trasparente: gli earned media sono più autentici di quelli acquistati o di proprietà, poiché vengono forniti volontariamente da terze parti.

I media a pagamento (paid media) , invece, si riferiscono a qualsiasi strategia di marketing che prevede il pagamento per promuovere contenuti su un canale di terze parti. La ricerca, i social, il display, il PPC, il native e altri sono canali comuni.

I media a pagamento iniziano con la decisione dell’azione che si vuole far compiere allo spettatore. Nella sua forma più elementare, i media a pagamento spingono le persone verso un owned media con un obiettivo specifico in mente. Gli esempi di promozione a pagamento includono la promozione di contenuti, gli annunci di retargeting e la pubblicità nativa, tutti elementi che possono migliorare la conoscenza/il traffico e generare denaro.

I vantaggi dei media a pagamento:

1. I media a pagamento hanno effetti immediati: una volta pagato il posizionamento, i vostri contenuti raggiungeranno più velocemente un maggior numero di lettori.

2. È scalabile: grazie al basso costo e all’elevata efficacia delle piattaforme di social media, potete raggiungere tante o poche persone quanto il vostro budget vi consente.

3. Avete il controllo completo sui media a pagamento, ovvero la completa autorità sui vostri contenuti.

La aziende devono essere aperte a un mix di media owned, earned e paid per costruire un brand d’impatto. I brand e i responsabili marketing devono ora ri-strategizzare il loro approccio al mercato e cambiare il modo in cui generano e distribuiscono le informazioni agli stakeholder.

Per ottenere un impatto migliore, la chiave è la costruzione di un piano mediatico completo che includa un efficace media mix:

- Determinare l’obiettivo della campagna, in base allo scopo si decide dove spendere il vostro budget per i media a pagamento.

- Create contenuti ben studiati e di valore da promuovere: determinate quali sono gli argomenti della vostra nicchia che vanno bene, la loro struttura e le parole chiave che il vostro pubblico target usa per trovarli.

- Iniziate con poco e spendete di più per ciò che funziona: eseguite campagne per almeno 2-3 mesi per capire meglio cosa vi aiuta a raggiungere i vostri obiettivi e cosa potete eliminare.

- I media a pagamento devono essere utilizzati per integrare gli owned e gli earned.

(Liberamente adattato da: Decoding the ‘earned versus paid’ media dilemma)

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