• Un campione di 13.000 consumatori in 14 Paesi, in maggioranza europei
• Circa un terzo (31%) ritiene che le aziende che non hanno comunicato durante la pandemia abbiano problemi di tipo economico o finanziario
• Oltre un terzo (35%) afferma che i marchi che hanno comunicato in modo positivo con un messaggio di speranza sono quelli che verranno privilegiati in futuro
Una nuova ricerca Quorum PR e Arlington Research su un panel globale di 13.000 consumatori, nella maggior parte dei casi europei, ha rilevato che circa un terzo (31%) ritiene che le aziende che non hanno comunicato durante la pandemia abbiano problemi di tipo economico o finanziario, ed è meno incline ad acquistare i loro prodotti. La percentuale sale al 39% in Italia e Spagna.
Un altro problema è quello della mancanza di comunicazione da parte del proprio datore di lavoro, che si traduce in una percezione di insicurezza per il proprio impiego. Questo è vero in particolare per gli uomini (34%) e per coloro che vivono nelle città (35%) anche se è tradizionalmente più facile trovare lavoro nelle aree urbane che in quelle rurali, dove la percezione di insicurezza scende al 26%.
I paesi dove la preoccupazione è più alta sono Giappone (37%), Stati Uniti (35%), Regno Unito e Romania (34%), seguiti da Belgio, Francia e Spagna con il 33%. La generazione Z è il gruppo che risente maggiormente della mancanza di comunicazione (37%), seguita dai baby boomer con il 24%.
“Senza una precisa strategia di comunicazione, il rischio è che i consumatori sviluppino le proprie conclusioni, che potrebbero essere completamente sbagliate” commenta Paul Stallard, MD di Arlington Research. “ Infatti, l’azienda può anche essere in grado di resistere alla tempesta, ma se questa informazione non viene trasferita al mercato, i clienti potrebbero decidere di non ordinare i suoi prodotti per non correre rischi rispetto all’eventuale impossibilità che questi vengano consegnati. Per questo motivo, per ristabilire la fiducia nelle aziende è indispensabile che i dipendenti siano informati di tutte le novità e delle prospettive per il futuro”.
Per quanto riguarda i contenuti, il 46% degli intervistati ha aumentato il consumo durante il lockdown, grazie alla mole di tempo trascorso a casa. La percentuale è più alta tra gli abitanti delle città (51%, contro il 38% delle aree rurali). Per quanto riguarda i Paesi, l’aumento del consumo è stato del 57% in Portogallo, del 55% in Spagna, del 51% in Italia, e del 50% negli Stati Uniti.
La ricerca ha rilevato anche le preferenze dei consumatori in termini di contenuti, con quasi la metà degli intervistati (47%) concordi nel richiedere una maggiore quantità di notizie su temi diversi dalla pandemia. I Paesi più affamati di altre notizie sono Ungheria (62%), Regno Unito e Austria (56%), Germania (53%), e Stati Uniti (47%).
Inoltre, i clienti hanno indicato quale tipo di comunicazione preferiscono da parte delle aziende, con oltre un terzo (35%) che ha affermato di voler premiare quelle che hanno trasmesso messaggi positivi. Anche in questo caso, la percentuale è più alta tra gli abitanti delle città (39%), e tra quelli di Paesi come gli Stati Uniti (45%), Regno Unito (41%), e Spagna e Portogallo (40%).
“I consumatori vogliono notizie, e sono affamati di messaggi positivi. La maggioranza degli intervistati ha confermato che la comunicazione delle aziende è determinante per decidere da quali acquistare in futuro”, conclude Paul Stallard.
I risultati della ricerca sono raccolti in un PDF dal titolo “Don’t stop, the future is now” (non fermatevi, il futuro è oggi) che può essere scaricato sui sotto, insieme ai dati globali e a quelli specifici per l’Italia.
La ricerca (PDF)
I dati (XLS)