I dannati spammer alla fine hanno vinto: ormai sono uno di loro.
Mi spiego. La crescente massa di schifezza indesiderata che impesta le nostre caselle email ha reso la comunicazione via posta elettronica un vero incubo. Ne ho una misura precisa grazie al mio account di posta Gmail, che filtra, devo dire in maniera egregia, i messaggi che ricevo. In tre giorni lo spam (che viene utilmente bloccato sul server e non viene inviato al client) ha raggiunto quota 525 messaggi.
Non male, eh ? Il risultato di tutto questo è che ormai tutte tutte le organizzazioni dispongono, giustamente, di un loro sistema di filtraggio, il che comporta che ormai un giorno sì e uno no scopro che qualche cliente non ha ricevuto un mio messaggio, bloccato chissà per quale motivo come spam, ma magari ha ricevuto i 6 successivi. E viceversa.
Insomma, chi usa l’email per lavorare vive in un incubo costante. E mi domando cosa ne pensano gli email-marketers.
Ormai verifico che, a parte venditori di Viagra, copie perfette di Rolex e comunicazioni di vincite miliardarie, spesso anche campagne di email marketing firmate da nomi illustri finiscono nel girone dei dannati.
Ma forse sono l’unico a preoccuparmi. Una ricerca di Jupiter di cui leggo su eMarketer mi segnala che la maggiore proccupazione degli email-marketer sia : ‘Who gets this stuff and who reads it?’ e cioè :
…In other words: “Exactly who did we send this mailing to and what did the responses (or lack thereof) mean?”
“The ability to analyze customer data in meaningful ways is more important than ever for marketers,” said Elaine O’Gorman of Silverpop. “Driving Web site traffic, personalizing content and improving ROI can’t happen without sufficient levels of customer data and sophisticated analysis of that data.”
Vabbé, lo spammer sono io e sono problemi solo miei ….