La Macchina del Tempo (Facebook Big Chill Blues)

Credo che l’  “effetto collaterale” più clamoroso del successo di Facebook sia l’ubriacatura collettiva di vecchi compagni di scuola, amici perduti, ex-colleghi.

Nei server di Facebook si accumulano terabyte di immagini di scolaresche di ogni epoca, digitalizzazioni più o meno ingiallite di professori dimenticati, squadre di calcio oratoriali, gite scolastiche.

Implacabile, il passato bussa al nostro computer.

Intendiamoci, a volte è una vera gioia, ma forse, talvolta,  può essere quasi imbarazzante.

Mi raccontava qualcuno: ” Sai, quando mi arrivano certe richieste di amicizia, vorrei rispondergli: ma se non ti ho cercato negli ultimi 20 anni , ci sarà un motivo, o no?” 

E cosa dire di 20 o 30 anni della nostra vita raccontati in qualche centinaio di battute dentro una chat ?

Ma Facebook è anche una macchina per il futuro.

Attraverso i contatti dei nostri contatti, attraverso passioni e interessi comuni facciamo nuove conoscenze, forse addirittura nuove amicizie, che potrebbero diventare rilevanti per il nostro futuro.

Concludo, azzardando l’ipotesi che dietro Facebook ci sia una potente intelligenza artificiale.

Qui sotto il banner che mi ha proposto oggi nella mia homepage:

Chapeau.

 

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Questione di ruoli (Site & Blog Blues)


L’ineffabile Minimarketing propone uno schema molto stimolante sugli strumenti di interrelazione aziendali 1999-2009.

Vorrei solo aggiungere un’ipotesi alla domanda che Gianluca si pone alla fine :

"Il dubbio è: fino a quando servirà un sito scollegato dalla conversazione in corso? E perché continuare a usare i social media per portare traffico al proprio sito quando le persone vogliono rimanere nelle zone sociali della rete?"

Forse la risposta è che le aziende potrebbero assegnare a blog e sito ruoli diversi e complementari, nel senso che il blog è la sede dinamica delle conversazioni e dei commenti, il sito il repository di contenuti a medio-lungo termine, documenti, approfondimenti, informazioni istituzionali, etc.

 

 

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Ancora su Facebook (Social Advertising Blues)

Vi consiglio così, al volo, una stimolante lettura dal blog di Mauro Lupi: questo post e i relativi commenti. Ci sono pareri e riflessioni molto interessanti sul rapporto tra social media e aziende e sul "se" e "come" le aziende possano entrarci (o meno) per scopi commerciali.
Buona lettura.

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Consulenti ? Sì grazie ! (PR Identity Blues)

Qualcuno potrebbe essersi un po’ stupito del post precedente, e considerare poco accorto, (o per meglio dire poco”PR”) , e in un certo senso “fuori tema”, emettere in pubblico un giudizio così negativo sulle attività di comunicazione di una grande azienda come IBM.

Dico questo perchè ho avuto molto (troppo) spesso la sensazione che il ruolo delle agenzie di PR sia visto in molti modi, ma non sotto l’unico che gli competerebbe, ovvero quello consulenziale.

L’immagine delle agenzie di PR che percepiamo dalle aziende, soprattutto durante i nostri incontri di new business, è quella di un servizio “accessorio” il cui compito chiave è, alla fine, quello di distribuire comunicati e comunicare con i giornalisti, dove la componente consulenziale, strategica e di definizione / creazione e gestione dei contenuti è molto limitata, se non completamente assente.

Quello che voglio dire è che, nella remota ipotesi in cui fossi stato un consulente di IBM, avrei comunque preso il telefono e avrei caldamente consigliato il mio cliente di intervenire su quella modalità di comunicazione, perchè la ritengo auto-lesionista, dato che IBM dispone sicuramente di contenuti che non hanno certo bisogno di “trucchetti” per essere consultati, e che possono essere veicolati in 100 altri modi, più efficaci e appropriati. Perchè anche se l’agenzia di PR non segue direttamente l’attività pubblicitaria, quando vede l’azienda utilizzare strumenti che ne “minano” in varia misura la reputazione e l’immagine, ha il dovere “istituzionale” di tirare le orecchie al proprio cliente.

Spesso, soprattutto nelle prime fasi di collaborazione, i nostri clienti sono un po’ stupiti da questo atteggiamento, che però, alla lunga viene generalmente molto apprezzato, perchè si tratta di un valore aggiunto di non poco conto.

Ringrazio ancora Alessandro Ferrari per il suo intervento nei commenti, un esempio di come, evidentemente, ci sono persone, nelle aziende, che sanno come e quando entrare nelle conversazioni, un segnale comunque positivo.

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I gonzi del Web (Web Advertising Blues)

Sarà che in questi giorni sono particolarmente suscettibile, sarà questo tempo schifoso, ma stamattina il simpatico banner IBM che mi si è presentato mentre navigavo in cerca di informazioni, mi ha davvero infastidito.

Sapete, una di quelle simpatiche finestrelle che ti si parano davanti coprendo quello che stai cercando di leggere e ti dicono “Hey, dico a te ! Prima guardi me, poi se vuoi perderai tempo con le cose tue !” Quanto li adoro…

Roba che definire web 1.0 è fare torto al web 1.0.

Ma non è tutto.

Il simpatico invasore (ho detto “invasore”) ha una crocettina in basso a destra, e la scritta “Chiudi”.

Tu clicchi su “Chiudi” e lui se ne frega.

“Eh, povero gonzo del web, mica penserai che siamo così scemi che ti permettiamo di chiudere il banner prima che abbia finito di girare vero ? Non penserai che abbiamo soldi da buttare, noi ! Quel “chiudi” lo abbiamo messo lì per finta, per far vedere che siamo 2.0, che rispettiamo le tue eventuali scelte, etc etc. Però adesso non rompere, mettiti lì buono buono, e impara da quello che dobbiamo dirti”

Naturalmente se clicchi su “rivedi” (perchè mica potrai perderti l’occasione di riguardartelo vero ?) il tuo click funziona perfettamente, e se clicchi sul banner per andare al sito IBM, funziona.

Insomma funziona quel che serve, no ?

Gonzo !

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L’era del copia e incolla (ctrl-C ctrl-V Communication Blues)

Il pessimo articolo del Corriere della Sera sugli utenti di Facebook , sul quale vi consiglio in particolare, tra i tanti, i commenti di Luca Conti e di Mantellini, deve farci riflettere e suonare come un campanello d’allarme.

Guardiamolo in paralello al caso (molto meno rilevante, ma altrettanto esemplare) del blogger che riporta stupidaggini su azende e prodotti senza verificarne nemmeno una virgola.

Il modus operandi dei due “giornalisti” presenta aspetti comuni: in realtà non scrivono, ma lavorano attraverso aggregatori di fonti.

Una volta avuto il flusso dei risultati, selezionano rapidamente quello che gli sembra più “stuzzicante” o trendy per la pubblicazione: ctrl-C, ctrl-V, e l’articolo è fatto.

Approfondire il senso di quello che si pubblica ? Verificare qualcosa ?

Non si può.

L’economia dell’informazione (specialmente quella online, ma non solo) richiede oggi che si produca la maggior quantità possibile di contenuti nel più breve (ed ecomonico) tempo possibile.  E così la propagazione di eventuali bufale avviene quasi in tempo reale.

Conseguenza specifica per le aziende: i tempi di reazione devono essere rapidissimi, e occorre monitorare costantemente  ciò che viene pubblicato online per evitare (per quanto è possibile) che informazioni infondate divengano “fatti” di dominio pubblico, intaccando la reputazione di aziende, prodotti, persone.

Buon lavoro a tutti.

 

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Dimenticare i contenuti (Content 0.5 Blues)

Certo, naturalmente, ci mancherebbe: i blog, le stringhe RSS, il multimediale… tutto molto 2.0, per carità, va benissimo.

Ma, vi prego, un’occhiata anche ai contenuti, ogni tanto, non guasta.

Facciamo un esempio a caso, le aziende del mondo ICT, che di cose ne devono spiegare parecchie e a pubblici diversi.

I prodotti, le applicazioni a volte non sono proprio di immediata comprensione, bisogna far capire nel modo più semplice e lineare possibile, (comprensibile anche per qualcuno che non è un ingegnere nucleare, ma che in azienda sarebbe interessato a quell’area di intervento) cosa fa quella soluzione e quali sono i benefici concreti.

Magari bisogna anche domandarsi se sto parlando ai potenziali clienti o al canale o ai business partner, perchè non è che messaggi, strumenti e linguaggio siano sempre gli stessi.

E invece, nel mio feed reader piombano puntualmente comunicazioni che tutto potrebbero fare, tranne che essere , come dovrebbero e potrebbero , un motore di business.

Comunicati con titoli di 4 righe (praticamente una news) dove si vorrebbe dire tutto sin dal titolo. A seguire interminabili autocelebrazioni, improvvise impennate di linguaggio tecnico e righe intere di acronimi . Poi le immancabili quotation: come siamo contenti, abbiamo fatto questo prodotto perchè siamo convinti che i clienti ne avranno dei vantaggi (ma và ?!) etc.

Le aziende italiane, sopratutto piccole e medie non hanno un rapporto fantastico con l’information technology. 

Le aziende IT spesso si sorprendono: “Guardi, con questa soluzione una piccola azienda potrebbe mettere in piedi questo servizio che nemmeno certe grandi… ma non lo capiscono…”   

Allora, facciamo una riflessione: sono le aziende ad essere così dure di comprendonio, o bisogna forse imparare a parlare con loro attraverso contenuti e strumenti adatti ?

Vedete voi…

 

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Chi protegge le aziende dalla blogosfera ? (Blogger’s fake Blues)

Vorrei concludere la settimana con una sana e chiara provocazione.

Abbiamo parlato spesso di come l’azienda deve approcciare la blogosfera, come deve comportarsi quando diventa blogger in prima persona, quando commenta altri blog, quando risponde alle critiche, etc etc.

Ci siamo (metaforicamente) sgolati sulla necessità di un approccio trasparente e corretto alle conversazioni online: niente fake-blog, niente commenti velenosi anonimi, etc. etc.

Peccato che pochi, sinora, si siano dilettati a riflettere su quanto sarebbe bello se la cosa valesse sempre nei due sensi.

L’episodio di cui scrivevo qui  non ha ancora dato luogo alla benchè minima rettifica o precisazione, nonostante il blogger in questione sia stato invitato ad ammettere l’errore persino dai suoi affezionati lettori. E il post continua ad apparire perciò nelle ricerche relative a quel prodotto.

Ora, il blog in questione fa parte di un circuito di blog di informazione, e  lo stesso circuito ha addirittura pubblicato una carta dei diritti e dei doveri dei blogger, dove (ho scoperto nei commenti) si dice chiaramente: “Il blogger se ha fornito informazioni errate in buona fede, non cancella il post ma ospita immediatamente un post di rettifica.”

Francamente non mi sembra un approccio disdicevole…

Che mi dite ?

Chi ha la prestesa (sacrosanta) di fornire informazioni e commenti sui prodotti, non dovrebbe, quando gli si fa notare che ha palesemente preso lucciole per lanterne, rettificare ? Non sarebbe meglio per la sua stessa reputazione, per i suoi lettori e per la blogosfera ? 

Buon weekend

 

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Coffee break

Glossario informatico.

Fonte Comics.com

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Occhio alla blogosfera (Blog Watch Blues)

Monitorare la blogosfera è diventata un’attività molto più che optional per le aziende, e un recentissimo epiosodio capitato a un mio cliente lo conferma.

Spiego brevemente: neglil Stati Uniti un blog dedicato a prodotti consumer anticipa la notizia del lancio di un prodotto, un “mobile computer” per uso industriale, da parte di un’azienda che opera sia nel mercato consumer che in quello industriale.

Il prodotto viene erroneamente identificato con un PC ultra-mobile consumer e viene quindi commentato e confrontato in modo totalmente fuorviante, col risultato che l’azienda viene addirittura “sbeffeggiata” per aver concepito un prodotto che è (apparentemente) totalmente fuori mercato.

La “notizia” viaggia in questi termini di blog in blog, e stamattina viene catturata anche da un blog italiano…

Sono naturalmente intervenuto nei commenti (in modo assolutamente trasparente) per chiarire l’equivoco.

La blogosfera è un’arena in cui le aziende devono ormai sentirsi coinvolte, (piaccia o no) e verso la quale devono assumere un atteggiamento quanto meno di ascolto; meglio ancora se attivo.

P.S. Aggiornamento: sono passate più di 24 ore e il post è sempre lì, tale e quale….

Se le aziende devono, giustamente, essere trasparenti e corrette nelle conversazioni online, perchè lo stesso non dovrebbe valere anche per i blogger che scrivono delle aziende ? ! Qualcuno me lo spiega ?

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