Quando vendi martelli…. (Blogs&PR blues)

When you’re selling hammers, every problem looks like a nail. “

Questa citazione appare in un recente post di Shel Holtz che riprendo volentieri.

Il perchè riprenda così volentieri il post, consiste nel fatto che il buon Shel spazza via con decisione e solide argomentazioni un curioso equivoco, figlio di un certo eccessivo entusiasmo attorno alla blogosfera, che porta Todd Cochrane a proclamare “…companies probably would be better in firing most of their PR people, and hiring bloggers as Marqui did in their paid to blog program.”

Ok, ora forse vi è più chiaro il perchè…

A parte il problema della mia pagnottella, occorre davvero, scherzi a parte, fare chiarezza sul ruolo delle Relazioni Pubbliche, anche per non incorrere nel solito, vecchio, ricorrente errore di scambiare strumenti e tecnologie per soluzioni e strategie. (vedi i disastri di un certo genere di CRM…)

Ovvio che anche il blog è di fatto un nuovo potente strumento di comunicazione ancora tutto da scoprire. Nessuno lo nega.

Ma, giusto per riprendere una definizione delle Relazioni Pubbliche offerta da Shel : “..Public relations is (…) the practice of managing an organization’s relationships with various constituent audiences, notably those whose opinions and behaviors affect the organization’s ability to execute its strategic plan. It’s also about influence, and not in a negative, manipulative way. “

Ora, tutto questo richiede, indiscutibilmente, pensiero strategico e profonda conoscenza dei vari strumenti a disposizione, tra i quali, lo ribadisco, il blog, in vari modi, può già da oggi contribuire, in maniera anche sostanziale, al raggiungimento degli obbiettivi di comunicazione.

Ma tutto questo può essere tranquillamente rimpiazzato da un paio di blog ?

Todd, quando vendi martelli….

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Domanda scabrosa

Sottopongo al vostro giudizio i risultati di una ricerca che scopro grazie a Joel Céré

La ricerca in questione è stata condotta da Euro RSCG Magnet e Columbia University.

Dato che fa caldo, non ce la faccio a tradurre, per cui vi propongo i risultati così come li ho letti:

51% of journalists use blogs regularly and 28% read them daily (compared to 11% of the US population reading blogs),
70% of journalists read blogs for their job, mostly for story ideas or researching,
33% read blogs to uncover scandals or breaking news.

The survey points to a trust crisis among journalists and between journalists and corporations:

49% of journalists have lost trust in corporations over the last year,
76% said that corporate candidness is poor in time of crisis and 66% said the same about transparency,
45% are less trusting of their colleagues’ professsional behaviours,
93% are less trusting of colleagues who are paid to act as spokespeople.

Ma il dato finale vale la pena di essere tradotto: solo l’1% ritiene che i blog siano credibili.

Per cui mi unisco a Joel Céré nel pormi la domanda (scabrosa per davvero): ma allora perchè li leggono e li usano per il loro lavoro ?

Mah….

Buon weekend.

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Coca Cola ancora non sa… (Relazioni Pubbliche Online blues)


L’episodio narrato su CorporateBlogging la dice lunga sulla conoscenza del web di alcune grandi aziende, considerate da sempre maestre assolute del marketing.

Un sito danese di fan della Coca Cola ha ricevuto dall’integerrimo responsabile marketing locale della multinazionale americana la seguente intimazione :

… If you are to be allowed to link to a coca cola website (cocacola.dk) you have to send in a written application to us. I can not see that you have made such an application, and there is no agreement with you about this. So I have to ask you to remove the link to www.cocacola.dk.

Viene da domandarsi se il signore sa cosa è internet (al di là del fatto che usa l’email…) .

Assolutamente superfluo domandarsi se sa cos’è un blog…

In fondo episodi come questo non dovrebbero sorprendere più di tanto, ma nella fattispecie, un brand con un target decisamente giovanile che ignori in modo così clamoroso l’ABC del web marketing, sorprende. Eccome. La strada è lunga…..

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The True Measure of (PR) Success. (Hypnotic PR)

Mi permetto di giocare un po’ col titolo di un lungo e stimolante articolo di Gordon Wade pubblicato su CMO Magazine riguardo la natura delle “misurazioni” dei risultati conseguiti dalle attività di marketing in relazione ai relativi investimenti. Non scendo naturalmente nel dettaglio della lunga disquisizione, ma un aggancio al mondo della Relazioni Pubbliche, beh, quello permettetemi di farlo.

Mi ha subito colpito l’incipit. “Here’s how to wow your C-level counterparts and prove your worth without the typical sound and lights show.”

Capito ? Provare ciò che si è raggiunto senza il solito ” sound and lights show “. Eh quanto mi piacerebbe.

Quanto mi piacerebbe che ogni azienda che spende anche un solo euro in PR , si provasse a chiedere dove è finito, quali risultati ha ottenuto. Magari vedere se qualcuno da qualche parte ha scritto (e cosa ha scritto) dell’azienda; se la visibilità è aumentata rispetto a quando non si dava l’euro all’agenzia; se si è presenti sui media su cui si è stabilito di dover essere presenti ( … ma si è stabilito ? Se ne è discusso ? Boh…) ; se l’attività di Relazioni Pubbliche è realmente integrata ( e quindi “sinergica” e non “parassita”) con le altre attività di marketing….

Ma, (forse l’ho già detto, ma ripeterlo mi sembra sempre utile) la colpa è delle Relazioni Pubbliche: incorporee, evanescenti, sbruffone, ammiccanti, inconsistenti, ruffiane, incompetenti negli strumenti e nella sostanza. E poi pretendiamo di essere considerati una “risorsa aziendale” e di essere misurati sui risultati ? Nemmeno fossimo l’IT aziendale….

E così continuo a vedere aziende che “investono” ( e magari nemmeno due euro, ma qualcosa di più) in Relazioni Pubbliche, le vedi pubblicate solo ed esclusivamente dove non possono non uscire (siti che pubblicano free o a pagamento, nulla in contrario per carità, anche quelli servono… ) Ma quando contatti i responsabili della comunicazione sono contenti. Ma mica un po’: entusiasti ! Secondo me le agenzie non gli mandano i press clipping a fine mese: gli mandano un “sound and lights show”, forse in formato Flash, dai contenuti sicuramente ipnotici.
Eh sì ! Sono ipnotizzati, non c’è dubbio.

Se riesco a procurarmene uno, di quei flash, ho risolto i miei problemi..

AGGIORNAMENTO ULTIMO MINUTO.
Domanda alla gentile Signora Amministratore Delegato di una delle agenzie di PR Top 10 in Italia che operano nel mondo dell’information technology: “Crede che le PR siano un mestiere prettamente femminile ? ” Risposta: “Mai sentito parlare di intuito femminile ?”
Davvero professionale. Davvero competente. Davvero consulenziale.
La farei parlare con Gordon… ma forse lui penserebbe a uno scherzo.
Se ci penso un po’ , lo credo anch’io.

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The Power Of Us

Mi permetto di segnalarvi la lunga e interessante cover story che Businessweek dedica alla Rete e al nuovo potere della “mass collaboration”.

Partendo da un recente ed eclatante esempio come Skype, Businessweek segnala la nascita e la rapida evoluzione di un multiforme e possente “organismo”, composto da circa un miliardo di individui online, con la loro conoscenza condivisa, i contatti sociali, le loro reputazioni, la loro potenza di calcolo, e altro ancora, costituendo una forza collettiva dal potere senza precedenti. Per la prima volta nella storia la cooperazione di massa è improvvisamente anche un fenomeno economico.

Pierre M. Omidyar, fondatore di eBay osserva: “Everywhere, people are getting together and, using the Internet, disrupting whatever activities they’re involved in.”

Le grandi corporation, quelle che Businessweek definisce “those citadels of command-and-control”, stanno ricevendo una scossa senza precedenti. Sempre più dovranno vedersela con gruppi di clienti che hanno il potere di unire le loro forze online per ottenere ciò che vogliono.

Non solo: i consumatori costruiscono da soli ciò di cui hanno bisogno, ad esempio sviluppando software con i colleghi, o pubblicando lo proprie opinioni sui blog, invece di aspettare che i giornali pubblichino le loro lettere.

I driver di questi fenomeni sono le nuove tecnologie della Rete: file sharing, blog, siti collaborativi (Wikipedia), servizi di social networking (Meetup, LinkedIn, etc). Questi strumenti stanno realizzando quel potenziale della Rete che ne’ l ‘ email ne’ i siti tradizionali sono riusciti a concretizzare.

C.K. Prahalad, docente alla Business School della University of Michigan, e co-autore del libro “The Future of Competition: Co-Creating Unique Value with Customers” osserva: “We are seeing the emergence of an economy of the people, by the people, for the people.”

E scusate se è poco.

E la comunicazione ?

Il buon Steve Rubel propone i nuovi 10 comandamenti per quella che definisce “The Era of Participatory Public Relations”

Uno stimolo interessante per le Relazioni Pubbliche di oggi e domani (forse già da ieri…):

1) Thou shall listen – Utilize every avenue available to you to listen actively to what your publics have to say and feed it back to the right parties.

2) Remember that all creatures great and small are holy – It doesn’t matter if it’s the New York Times calling on you or an individual blogger, both have power. Take them all seriously.

3) Honor thy customer – Create programs that celebrate customers and they will celebrate you.

4) Thou shall not be fake – Keep it real; don’t hide behind characters and phony IDs.

5) Covet thy customers – Don’t sue your fans. You will alienate them.

6) Thou shall be open and engaging – Involve your customers in the PR process. Invite them to help you develop winning ideas and become your spokespeople.

7) Thou shall embrace blogging – It’s not a fad, it’s here to stay. Be part of it.

8) Thou shall banish corporate speak – People want to here from you in a human voice. Don’t hind behind corporate speak. It will soon sound like ye olde English.

9) Thou shall tell the truth – If you don’t tell the truth, it will come out anyway.

10) Thou shall thinketh in 360 degrees – Ask not what you can do for your customer, but also what your customer can do for you.

L’articolo di Business Week

Il post di Steve Rubel su Micropersuasion

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Notiziole dalla blogosfera

Vi segnalo che BlogPulse afferma che ci sono in giro sul web qualcosa come 12 milioni di blog, di cui però considera attivi (un post negli ultimi 30 giorni) solo 3,8-3,9 milioni. Non sono molto d’accordo sul considerare “attivo” un blog che “vive” una volta al mese.
E’ un po’ come la faccenda del consideare “navigatore” uno che va online una volta ogni 15 giorni…

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Il PR con gli stivali (2) – Precisazione

Rileggendo il mio post di ieri, scherzoso e autoironico per carità, sono stato colto dal dubbio che qualcuno ne avesse derivato la convinzione che le Relazioni Pubbliche siano un raffinato strumento il cui principale abbiettivo è la mistificazione totale della realtà.

Forse la precisazione è superflua, ma ho ancora nelle orecchie l’inarrivabile speech di un mio ex-capo, che nel corso di una riunione (per fortuna intra-gruppo…) il cui obbiettivo era far capire ai colleghi di altre discipline cosa sono le Relazioni Pubbliche, si vantò esplicitamente e con grande convinzione di essere riuscito a far passare, grazie ad una attenta campagna di personal PR, un autentico filibustiere finanziario per un paladino dei risparmiatori. Un bell’esempio di PR delle PR, non c’è che dire….

Avevo rimosso l’episodio, ma il Gatto con gli Stivali me l’ha ricordato.

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Il PR con gli Stivali (Relazioni Pubbliche da Favola)

Leggendo ieri la fiaba serale al mio pargolo minore (dopo avergli strappato dalle manine il mio portatile su cui stava giocando una appassionante sfida a “colpisci la scimmia” o qualcosa del genere) mi sono reso conto che “il Gatto con gli Stivali” dovrebbe ricevere una laurea honoris causa (lui sì se la merita) in comunicazione. In effetti il diabolico felino “costruisce ” la fortuna del suo padrone, attraverso una lunga serie di “comunicazioni” (in realtà abili mistificazioni) diffuse attraverso i “media” disponibili ( ad esempio i contadini al lavoro sui campi) che alla fine convincono il re (il suo “target”) di avere di fronte, non lo squattrinato figlio del mugnaio, ma il Marchese di Carabas, a cui darà in moglie la figlia.
Riscoprire le favole ragazzi !

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Brave new world (of blogs)

Il mondo delle relazioni pubbliche, come ho spesso sottolineato, deve guardare al blog come strumento di comunicazione con grande attenzione, ma anche con grande senso di responsabilità, sano realismo, e comprensione profonda della natura “conversazionale” e interattiva al massimo grado della blogosfera.

Interessanti le considerazioni che Nicole Ziegler Dizon , giornalista di AP, svolge attorno ai recenti blog-trend.

Tra i pareri più incisivi, Nicole cita quello di Steve Rubel , che sottolinea l’assoluta inutilità ( io direi nocività) dei blog che le aziende mettono online “facendo finta” che siano iniziative spontanee di clienti o “product fan”. I blog che “odorano” di comunicato stampa sono destinati a fallire e a attirare le ire dei blogger. Su questo fronte anche McDonald’s ne ha fatta una grossa con un “fake blog” che aveva creato per lanciare una patatina in occasione del Super Bowl.

Ancora una volta viene citato il buon Jonathan Schwartz (Sun) che sottolinea: “At the end of the day, the job of any good leader at any corporation is to communicate. The hallmark of companies that will find blogs useful is the company that cares about its perception … and the integrity of its relationship with its customers.”

Cosa dite, gliela diamo una laurea honoris causa in comunicazione a Jonathan ?
No, dai…; forse è più utile se la diamo a Fernanda Lessa… così la gente capisce cosa sono le Relazioni Pubbliche ! (SIC)

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Ah, il new business con i blog ! (Mistake blues)

Complimenti davvero alla intraprendente agenzia di pubblicità che per conquistarsi come nuovo cliente Panera (prodotti da forno con catena di Bakery Cafè annessa) ha pensato bene di impressionare il suo potenziale cliente creando un magnifico blog, apparentemente voluto da Panera, ma a sua totale insaputa, da cui hanno (pensate la genialata) postato commenti spam su altri blog. La storia è stata subito raccolta da Adrants e commentata su altri blog, come Micropersuasion Sai la gioia di quelli di Panera che hanno naturalmente imposto l’immediata cessazione del simpatico esperimento.
Vi riporto il testo dello spam che ho raccolto direttamente dal blog di Jo Anna, che ha poi “denunciato” l’accaduto:

“wow! i eat at Panera all the time and i have never had any problems like that – in fact i love it! they are always coming out with new flavors and the palce itself has such a great ambiance at any part of the day – free wi-fi is great – but the feeling of relaxation, fulfillment and comfort i get for my panera keep me going back for more! i love it so much that i actually just hunted down a Panera blog that you should check out!
http://panerafan.blogspot.com.”

Non so se fanno più rabbia o tenerezza….

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