Consulenti ? Sì grazie ! (PR Identity Blues)

Qualcuno potrebbe essersi un po’ stupito del post precedente, e considerare poco accorto, (o per meglio dire poco”PR”) , e in un certo senso “fuori tema”, emettere in pubblico un giudizio così negativo sulle attività di comunicazione di una grande azienda come IBM.

Dico questo perchè ho avuto molto (troppo) spesso la sensazione che il ruolo delle agenzie di PR sia visto in molti modi, ma non sotto l’unico che gli competerebbe, ovvero quello consulenziale.

L’immagine delle agenzie di PR che percepiamo dalle aziende, soprattutto durante i nostri incontri di new business, è quella di un servizio “accessorio” il cui compito chiave è, alla fine, quello di distribuire comunicati e comunicare con i giornalisti, dove la componente consulenziale, strategica e di definizione / creazione e gestione dei contenuti è molto limitata, se non completamente assente.

Quello che voglio dire è che, nella remota ipotesi in cui fossi stato un consulente di IBM, avrei comunque preso il telefono e avrei caldamente consigliato il mio cliente di intervenire su quella modalità di comunicazione, perchè la ritengo auto-lesionista, dato che IBM dispone sicuramente di contenuti che non hanno certo bisogno di “trucchetti” per essere consultati, e che possono essere veicolati in 100 altri modi, più efficaci e appropriati. Perchè anche se l’agenzia di PR non segue direttamente l’attività pubblicitaria, quando vede l’azienda utilizzare strumenti che ne “minano” in varia misura la reputazione e l’immagine, ha il dovere “istituzionale” di tirare le orecchie al proprio cliente.

Spesso, soprattutto nelle prime fasi di collaborazione, i nostri clienti sono un po’ stupiti da questo atteggiamento, che però, alla lunga viene generalmente molto apprezzato, perchè si tratta di un valore aggiunto di non poco conto.

Ringrazio ancora Alessandro Ferrari per il suo intervento nei commenti, un esempio di come, evidentemente, ci sono persone, nelle aziende, che sanno come e quando entrare nelle conversazioni, un segnale comunque positivo.

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I gonzi del Web (Web Advertising Blues)

Sarà che in questi giorni sono particolarmente suscettibile, sarà questo tempo schifoso, ma stamattina il simpatico banner IBM che mi si è presentato mentre navigavo in cerca di informazioni, mi ha davvero infastidito.

Sapete, una di quelle simpatiche finestrelle che ti si parano davanti coprendo quello che stai cercando di leggere e ti dicono “Hey, dico a te ! Prima guardi me, poi se vuoi perderai tempo con le cose tue !” Quanto li adoro…

Roba che definire web 1.0 è fare torto al web 1.0.

Ma non è tutto.

Il simpatico invasore (ho detto “invasore”) ha una crocettina in basso a destra, e la scritta “Chiudi”.

Tu clicchi su “Chiudi” e lui se ne frega.

“Eh, povero gonzo del web, mica penserai che siamo così scemi che ti permettiamo di chiudere il banner prima che abbia finito di girare vero ? Non penserai che abbiamo soldi da buttare, noi ! Quel “chiudi” lo abbiamo messo lì per finta, per far vedere che siamo 2.0, che rispettiamo le tue eventuali scelte, etc etc. Però adesso non rompere, mettiti lì buono buono, e impara da quello che dobbiamo dirti”

Naturalmente se clicchi su “rivedi” (perchè mica potrai perderti l’occasione di riguardartelo vero ?) il tuo click funziona perfettamente, e se clicchi sul banner per andare al sito IBM, funziona.

Insomma funziona quel che serve, no ?

Gonzo !

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L’era del copia e incolla (ctrl-C ctrl-V Communication Blues)

Il pessimo articolo del Corriere della Sera sugli utenti di Facebook , sul quale vi consiglio in particolare, tra i tanti, i commenti di Luca Conti e di Mantellini, deve farci riflettere e suonare come un campanello d’allarme.

Guardiamolo in paralello al caso (molto meno rilevante, ma altrettanto esemplare) del blogger che riporta stupidaggini su azende e prodotti senza verificarne nemmeno una virgola.

Il modus operandi dei due “giornalisti” presenta aspetti comuni: in realtà non scrivono, ma lavorano attraverso aggregatori di fonti.

Una volta avuto il flusso dei risultati, selezionano rapidamente quello che gli sembra più “stuzzicante” o trendy per la pubblicazione: ctrl-C, ctrl-V, e l’articolo è fatto.

Approfondire il senso di quello che si pubblica ? Verificare qualcosa ?

Non si può.

L’economia dell’informazione (specialmente quella online, ma non solo) richiede oggi che si produca la maggior quantità possibile di contenuti nel più breve (ed ecomonico) tempo possibile.  E così la propagazione di eventuali bufale avviene quasi in tempo reale.

Conseguenza specifica per le aziende: i tempi di reazione devono essere rapidissimi, e occorre monitorare costantemente  ciò che viene pubblicato online per evitare (per quanto è possibile) che informazioni infondate divengano “fatti” di dominio pubblico, intaccando la reputazione di aziende, prodotti, persone.

Buon lavoro a tutti.

 

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Dimenticare i contenuti (Content 0.5 Blues)

Certo, naturalmente, ci mancherebbe: i blog, le stringhe RSS, il multimediale… tutto molto 2.0, per carità, va benissimo.

Ma, vi prego, un’occhiata anche ai contenuti, ogni tanto, non guasta.

Facciamo un esempio a caso, le aziende del mondo ICT, che di cose ne devono spiegare parecchie e a pubblici diversi.

I prodotti, le applicazioni a volte non sono proprio di immediata comprensione, bisogna far capire nel modo più semplice e lineare possibile, (comprensibile anche per qualcuno che non è un ingegnere nucleare, ma che in azienda sarebbe interessato a quell’area di intervento) cosa fa quella soluzione e quali sono i benefici concreti.

Magari bisogna anche domandarsi se sto parlando ai potenziali clienti o al canale o ai business partner, perchè non è che messaggi, strumenti e linguaggio siano sempre gli stessi.

E invece, nel mio feed reader piombano puntualmente comunicazioni che tutto potrebbero fare, tranne che essere , come dovrebbero e potrebbero , un motore di business.

Comunicati con titoli di 4 righe (praticamente una news) dove si vorrebbe dire tutto sin dal titolo. A seguire interminabili autocelebrazioni, improvvise impennate di linguaggio tecnico e righe intere di acronimi . Poi le immancabili quotation: come siamo contenti, abbiamo fatto questo prodotto perchè siamo convinti che i clienti ne avranno dei vantaggi (ma và ?!) etc.

Le aziende italiane, sopratutto piccole e medie non hanno un rapporto fantastico con l’information technology. 

Le aziende IT spesso si sorprendono: “Guardi, con questa soluzione una piccola azienda potrebbe mettere in piedi questo servizio che nemmeno certe grandi… ma non lo capiscono…”   

Allora, facciamo una riflessione: sono le aziende ad essere così dure di comprendonio, o bisogna forse imparare a parlare con loro attraverso contenuti e strumenti adatti ?

Vedete voi…

 

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Chi protegge le aziende dalla blogosfera ? (Blogger’s fake Blues)

Vorrei concludere la settimana con una sana e chiara provocazione.

Abbiamo parlato spesso di come l’azienda deve approcciare la blogosfera, come deve comportarsi quando diventa blogger in prima persona, quando commenta altri blog, quando risponde alle critiche, etc etc.

Ci siamo (metaforicamente) sgolati sulla necessità di un approccio trasparente e corretto alle conversazioni online: niente fake-blog, niente commenti velenosi anonimi, etc. etc.

Peccato che pochi, sinora, si siano dilettati a riflettere su quanto sarebbe bello se la cosa valesse sempre nei due sensi.

L’episodio di cui scrivevo qui  non ha ancora dato luogo alla benchè minima rettifica o precisazione, nonostante il blogger in questione sia stato invitato ad ammettere l’errore persino dai suoi affezionati lettori. E il post continua ad apparire perciò nelle ricerche relative a quel prodotto.

Ora, il blog in questione fa parte di un circuito di blog di informazione, e  lo stesso circuito ha addirittura pubblicato una carta dei diritti e dei doveri dei blogger, dove (ho scoperto nei commenti) si dice chiaramente: “Il blogger se ha fornito informazioni errate in buona fede, non cancella il post ma ospita immediatamente un post di rettifica.”

Francamente non mi sembra un approccio disdicevole…

Che mi dite ?

Chi ha la prestesa (sacrosanta) di fornire informazioni e commenti sui prodotti, non dovrebbe, quando gli si fa notare che ha palesemente preso lucciole per lanterne, rettificare ? Non sarebbe meglio per la sua stessa reputazione, per i suoi lettori e per la blogosfera ? 

Buon weekend

 

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Coffee break

Glossario informatico.

Fonte Comics.com

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Occhio alla blogosfera (Blog Watch Blues)

Monitorare la blogosfera è diventata un’attività molto più che optional per le aziende, e un recentissimo epiosodio capitato a un mio cliente lo conferma.

Spiego brevemente: neglil Stati Uniti un blog dedicato a prodotti consumer anticipa la notizia del lancio di un prodotto, un “mobile computer” per uso industriale, da parte di un’azienda che opera sia nel mercato consumer che in quello industriale.

Il prodotto viene erroneamente identificato con un PC ultra-mobile consumer e viene quindi commentato e confrontato in modo totalmente fuorviante, col risultato che l’azienda viene addirittura “sbeffeggiata” per aver concepito un prodotto che è (apparentemente) totalmente fuori mercato.

La “notizia” viaggia in questi termini di blog in blog, e stamattina viene catturata anche da un blog italiano…

Sono naturalmente intervenuto nei commenti (in modo assolutamente trasparente) per chiarire l’equivoco.

La blogosfera è un’arena in cui le aziende devono ormai sentirsi coinvolte, (piaccia o no) e verso la quale devono assumere un atteggiamento quanto meno di ascolto; meglio ancora se attivo.

P.S. Aggiornamento: sono passate più di 24 ore e il post è sempre lì, tale e quale….

Se le aziende devono, giustamente, essere trasparenti e corrette nelle conversazioni online, perchè lo stesso non dovrebbe valere anche per i blogger che scrivono delle aziende ? ! Qualcuno me lo spiega ?

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Eccomi eccomi ! (Children Rights Blues)

Opportunamente “istigato” da Elisondo, ecco il mio contributo alla campagna di Terre des Hommes Obiettivo Scuola: milioni di bambini vivono e lavorano in strada.

Milioni di bambini a cui sono negate l’infanzia e la speranza in un futuro migliore.

Ogni bambino ha diritto all’istruzione.

Quindi, mi raccomando, contribuite, partecipate, diffondete !

La pagina che descrive l’iniziativa è questa.

P.S. l’anno di grazia era il 1968… (sic..)

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Luoghi comuni (Internet sheer banalities Blues)


Splendido post di Jeff Jarvis in risposta ai luoghi comuni su internet e blog.

Vi ripropongo le considerazioni finali:

“Now that we have that out of the way, let’s please return to the full half of the glass and examine the many new opportunities the net presents from these challenges. When you see nothing but junk, create quality. Where quality is hard to find, curate it, adding your own seal of approval with a link. When you read inaccuracies and misunderstandings, add facts, corrections, context and journalism. If people on the internet get things wrong, educate them. When you hear the noise of people talking online, listen. I know I come across as the internet triumphalist. Somebody has to. Somebody needs to be the contrarian’s contrarian.”

(via Gaspar)

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Carrefour: le considerazioni proseguono.. (Late PR Blues)

Allora, l’aggiornamento del giorno è che l’AD di Carrefour ha telefonato a Barbara

E fin qui va bene. Anche i contenuti della telefonata sono interessanti: ““Non vogliamo insabbiare il caso, ma farne un evento per far sì che non si ripeta e che tutto il nostro personale stia più attento” Luca de Biase commenta “Bene… Il caso si avvia a diventare memorabile per gli ottimisti”

Speriamo siano intenzioni serie

Ma , vorrete scusare la mia malignità, ci hanno messo troppo. Così mi rimane la sensazione che sia tutto il frutto di lunghe e frenetiche riunioni interne dove ci si è chiesti ansiosamente cos’era la cosa migliore da fare… ma davvero ci voleva tanto ?

Sono perfido e velenoso ? Avete ragione..

P.S. mancano sempre all’appello gli altri attori della vicenda.

Per approfondire, oltre al post di De Biase vi consiglio, tra i moltissimi, quello di Mauro Lupi.

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