Comunicazioni interne (Inside Communication Blues)

A leggere certi comunicati stampa, ci si chiede come mai qualcuno si sia preso la briga di distribuirli all’esterno dell’ azienda che li ha generati, dal momento che contengono poco o nulla di rielvante e utile all’esterno dell’organizzazione, e quindi sono assolutamente privi di effetti positivi sul business.

Il tema delle aziende che si parlano addosso non è nuovo su questo blog, ma vi assicuro che è sempre di “scottante” attualità.

Tali comunicati (almeno così sembra) vengono prodotti per rendere felici i manager che li possono così approvare internamente, soddisfando propri bisogni personali/aziendali, e per la gioia di chi scrive (e poi difende ) certe communication guidelines, attentissime a 100 questioni di forma, ma totalmente avulse da concrete esigenze di comunicazione.

Quando mi vengono ad esempio inviati certi format in Word per i comunicati stampa, mi domando se chi se ne preoccupa ha mai riflettuto sul fatto che (almeno nel settore IT in cui lavoro) i comunicati oggi si inviano per email, idealmente in formato testo: contenuti e link sono quello di cui i giornalisti hanno bisogno.

Attachment ? No grazie: foto e documenti di approfondimento si rendono disponibili attraverso, ad esempio, la pagina di un Wiki (noi stiamo adottando questa soluzione e mi sembra molto funzionale).

Spesso anche i contenuti hanno bisogno di un processo di “localizzazione”, (che non è la traduzione) ovvero di un adattamento alle specifiche esigenze del mercato locale: a che serve, ad esempio, enfatizzare una funzionalità che in un mercato non viene utilizzata e dimenticarsi di citare la presenza di una che invece viene molto richiesta localmente ?

Confesso: mi sono reso colpevole di spaventosi crimini contro frasi vuote, font e allineamenti del testo ( – va “a bandiera”, non “giustificato”, vede ? – )

Ma la mia coscienza di comunicatore, vi assicuro, è pulita.

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Enterprise blog (Conversation Engine Blues)

E’ sempe interessante osservare come le grandi aziende approcciano il tema dei social media.

Un esempio stimolante ci viene proposto da FastLane blog il blog aperto nel Gennaio del 2005 da Bob Lutz, vicepresidente della General Motor.  

In una intervista rilasciata a Global Neighbourhoods poco dopo l’apertura, Lutz da’ un bel segnale a tutti quelli cha ancora sono alla finestra  a porsi domande:

(…)

What made you decide to blog?

Some of the staff had launched a blog in Fall 2004 and had success with it. I was looking for a direct line of communication with the world and this seemed to be a bright idea. As I said in my blog, “In the age of the internet anyone can be a journalist.” The feedback we’ve received from the public has been fabulous.

Was there a process involved at GM before you started blogging, or did you just start doing it?

No cumbersome process, no conventions, no big meetings, we just started it up.

What is your strategic goal in blogging?

Our only goal was to engage the public regarding our products and services. The blog has become an important unfiltered (emphasis onunfiltered) voice for the company, our customers and auto enthusiasts.

How do you manage the tons of comments you receive? How have they changed or improved your understanding of customers and prospects?

We do not manage the posts per se. Staff members usually send me an email every few days so I can review the feedback. Lots of great stuff in there. Fascinating and inspiring.

 

Mi è piaciuto molto quel “we just started it up”…. 

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Regali di un certo peso..


La maglia che l’Inter mi ha inviato per il mio compleanno (proprio ieri…) quest’anno ha davvero un sapore speciale…

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Evoluzioni blogosferiche (Niches Blues)

Un articolo di e-Marketer ci mostra le più recenti evoluzioni dimensionali della blogosfera statunitense .

Questi i dati lato blogger:

E qui l’evoluzione dei lettori:

Anche la pubblicità è in aumento:

Mi sembra da sottolineare questa osservazione circa i fattori e la caratteristiche della crescita:

“A big factor driving the increases is the niche orientation of the blogosphere,” says Mr. Verna , e-Marketer analyst.

Like podcasts, blogs tend to appeal to specific audiences. Accordingly, much of the demographic targeting that marketers work so hard to achieve in the mainstream media is already done for them.

“Furthermore,” adds Mr. Verna, “the rates at which blog readers notice and click on ads suggest that they are a well-primed audience.”

Buon weekend a tutti.

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Se le aziende entrano nelle conversazioni (Enterprise Conversations Blues)

Nel blog di John Cass ho trovato uno statement molto interessante riguardo le aziende che decidono di entrare in una conversazione.

Trovo che sia una posizione equilibrata e intelligente e un avvertimento chiaro a chi pensa di farsi vivo non per offire un contenuto e aggiungere valore, ma perchè vorrebbe utlizzare la conversazione come un media pubblicitario:

“Blogging is all about starting a conversation with another individual. I don’t mind if someone from a company posts useful and relevant information on my blog. But that information has to be within the context of an existing conversation. I reserve the right to delete or edit content and links from comments on this blog if I think you are just making a sales pitch or trying to increase your SEO standing.”

Sottoscrivo.

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Comunità online e feedback (Community Marketing Blues)

Uno stimolante white paper prodotto da Vovici   (scaricabile da Tmcnet qui) analizza alcuni aspetti delle attività di marketing rivolte alle comunità online.

Ci sono diversi passaggi che meritano approfondimento, e qui ve ne propongo in particolare due:

(…)

“The emergence of the online community has created a new opportunity for collecting meaningful and consistent feedback. While many associate the term community with social networking communities, like MySpace® and Facebook, companies and government agencies have seized the concept to create online communities of interest consisting of key stakeholders such as customers, constituents, employees, and partners.”

(…)

“Developing respondent panels from communities of interest also helps these communities grow and flourish. One important element for a community to thrive is the shared sense of presence and influence. This is achieved when the community understands the impact they have, as a collective body, in shaping the organization. Organizations communicate on a one-to-many basis with the community through numerous communication channels, and many-to-many communication exists through the indirect feedback and peer-to-peer communication inherent through blogs and forums. But a true community voice—the previously missing many-to-one communication back to the organization—is established when there is regular and consistent feedback. When community members see real evidence that the community has influence, it deepens their commitment to the process and encourages involvement.”

Sorge spontanea la domanda:  ma realtà come Facebook o Linkedin sono proprio ”comunità online” ? E di conseguenza come  si dovrebbero articolare azioni di comunicazione e marketing ? E hanno senso ?

 

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Marketing e SEO (Foggy Marketing Blues)

Vi segnalo il bel post di MiniMarketing relativo a certe pratiche più o meno limpide e condivisibilil di “web marketing” (tra virgolette) e, soprattutto, la interessante sequenza di commenti.

Vi ripropongo solo l’ultimo intervento di MM:

– io forse non conosco bene il seo o sem, ma vendere un link che passa pagerank è una pratica bandita da Google http://www.google.com/support/we…py? answer=66736 e anzi Google incita a denunciarla

– fare pubblicità occulta non è etico

- non mi stupisco poi che il web mktg (di cui seo/sem fa parte) venga accusato di inquinamento dell’ambiente


- comprare link è semplicemente un modo borderline di risparmiare su pubblicità (come adwords per esempio)


- il fatto che questa sia una pratica diffusa non mi fa desistere dal dire che secondo me è uno schifo


- il fatto che i difensori della pratica non si firmino con un blog mi fa fortemente sospettare che abbiano paura di essere beccati da mr big G.

Una lettura davvero stimolante.

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Il marketing e le pinne (Spam 2.0 Blues)

Il web 2.0 e le sue numerose espressioni online sembrano, agli occhi di molti marketer, una rombante e fascinosa moto su cui occorre montare al più presto.

Ma qualcuno non ha capito bene la natura del nuovo ambiente, e ci sale con le pinne.

Come, tra gli altri, tesimonia il buon Mantellini.

I brand possono avere una “personalità”, ma non sono “persone”.

Sarebbe ora che chi si affaccia a network di persone capisse questa sottile, ma significativa differenza.

Buon weekend.

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Criminal Marketing (Flogs Blues)


Via Mafe , ecco qui cosa aspetta le aziende “burlone” che credono che prendere per i fondelli i clienti sia “Marketing 2.0 “. Francamente sacrosanto. Per ora succede in UK, ma spero presto ovunque.

Riassumo:

“Fake Blogs Now A Criminal Offence.

Sony, Wal-Mart, McDonalds and others could soon find themselves subject to criminal prosecution under new legislation to be enacted in the UK. The “Consumer Protection from Unfair Trading Regulations 2008” comes in to force May 28th and will cause some corporations to rethink their marketing techniques.

(…) The section in question states that commercial practices which are unfair include “Falsely claiming or creating the impression that the trader is not acting for purposes relating to his trade, business, craft or profession, or falsely representing oneself as a consumer.”

Non male, eh ?

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Marketing, aziende, blog e malintesi (Alixir Blues)


Da seguire la discussione, sui temi del post precedente, che si è sviluppata qui a proposito dell’approccio (o abbordaggio …?) delle aziende alla blogosfera, in riferimento ad Alixir

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