Relazioni Pubbliche per bambini (Microsoft Children Blues)

Forse un po’ irritato e un po’ stufo di buoni propositi pre-natalizi e “annonuovisti”, inizio il 2008 con una chicca “provocatoria” per gli amici di Microsoft.

Grazie a Gizmodo ecco l’ultimo “children marketing tool” da Redmond, un grazioso libretto dedicato ai bambini che Gizmodo definisce “brainwashing children’s book”, intitolato “Mommy, Why is There a Server in the House?”

Eh sì, perchè così i pargoli familiarizzano subito con le meraviglie di zio Bill e trovano risposte alle basilari domande che assillano le loro piccole menti.

Difficile la scelta tra intristirsi e sganasciarsi dalla risate.

Buon Anno !

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Auguri !

A tutti voi che ogni tanto capitate da queste parti

un sincero augurio per un Natale sereno e un 2008..

… da blogstar !

Enrico

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Trash-sphere (Authoritative Blogs Blues)

L’articolo pubblicato da Marco Tracinà merita qualche osservazione e offre parecchi spunti di discussione.

Il tagliente Marco così inizia le sue considerazioni:

“Blogger e autorevolezza, blogger e indipendenza. La blogosfera è vasto ambiente dalla difficile valutazione ma sempre troppo pericolosamente vicino all’interesse privato, perennemente in bilico su situazioni che, gestite male, potrebbero portarla a perdere, e definitivamente, la grande valenza informativa riducendone drasticamente le fonti attendibili. A discapito dell’utente/lettore.”

Certo, sui blog si trovano, come dappertutto, informazioni interessanti e bufale, schifezze e tesori. Ma mi piacerebbe anche capire meglio cosa si intende per “interesse privato”. Essendo il blog nato come strumento di comunicazione/conversazione personale, “privato” un po’ lo è sempre. Certo, c’è chi è trasparente e chiarisce chi è cosa fa, soprattutto se parla di temi che hanno a che vedere con i suoi interessi e professione, e chi trasparente non è.

Ma c’è un punto su cui mi trovo in disaccordo:

“Sono molti i blog italiani che hanno saputo conquistare un’autorevolezza della fonte grazie al preciso e chiaro lavoro di chi li ha pensati e pubblicati (molto spesso giornalisti o editori) seguendo le rigide leggi dell’informazione.”

Davvero non mi sembra che i blog scritti da giornalisti e editori debbano di regola essere più autorevoli di altri: ci sono moltissimi blog, scritti da professionisti di vari settori, che, all’interno di specifiche aree di interesse, se non di nicchie, hanno conquistato, per competenza e capacità di comunicazione, una specifica e elevata autorevolezza. Questi blog costituiscono, all’interno di quell’area, una risorsa di valore.

Francamente eccessivo mi pare il giudizio sui corporate blog, (estrapolo):

“…tralasciando i casi di blog corporate che, almeno in Italia e per la maggior parte di essi, restano un ”caso” di pessima gestione dello strumento… “

Certo, forse non mancano i cattivi esempi, ma perchè ignorare casi come la comunità Ducati o alcuni blog di prodotto (come Fring) che invece sembrano dare qualche indicazione positiva sull’utilizzo del blog da parte delle aziende ?

Pareri ?

P.S. volevo scrivere a Marco e invitarlo a conversare sui temi di cui sopra, ma non riesco a trovare un suo indirizzo email….

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Facebook Update (Beacon Blues)

Doveroso e interessante aggiornamento sulla vicenda di Beacon, la sciagurata “ad-creature” di Facebook, che dopo la rapida retromarcia, lascia ora spazio a numerose e interessanti considerazioni. Per ora vi rimando a quelle di  Ed Felten,  e seguendo l’esempio di Gaspar vi segnalo in particolare una delle riflessioni di Felten:

(5) Irrational desire for control: Decisionmakers like to feel that they’re in control of client interactions. Sometimes they insist on control even when it would be rational to follow the client’s lead. Where privacy is concerned, they want to decide what clients should want, rather than listening to what clients actually do want.

Il “desire of control” è decisamente una componente del DNA culturale di molte aziende, e chi si occupa di comunicazione, specialmente nell’epoca dei social media, sa quanto può essere deleterio questo vizio.

Technorati tags: Facebook, Facebook Beacon, blogging, social media, social network, advertising

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Social Media Intrusion (Facebook Blues)

Un articolo del Washingon Post ( che scopro via Joel Ceré) getta una inquietante luce su Facebook Beacon, la piattaforma di advertising del social network del momento.

Sembra che il meccanismo sia parecchio intrusivo e pertanto parecchio poco 2.0. 

Ancora una volta ribadisco che le aziende devono finirla di pensare che tutto quello che funziona online deve divenire media pubblicitario.  Certo, è comodo pensarlo, ed evita di dover imparare a interloquire e confrontarsi da pari a pari con blogosfera e social network.

E’ la pia, patetica e insulsa illusione di chi crede di poter comunque prolungare (con trucchi, contorsioni e travestimenti) l’agonia di un modello di comunicazione che con blog e social network non può avere più nulla a che fare.

Amen.

  

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Wise Communication

Sito Dilbert

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Pubblicità, New Media e Conversazioni (Social Media Blues)

E’ uno dei temi del giorno , soprattutto in relazione a quanto accade su Facebook. Ne scrive, tra i molti altri, Mantellini e ne scrive Gaspar Torriero. Ho commentato sul tema, e mi piace riprendere e ribadire qui quanto segue:

“Le aziende sembrano continuare imperterrite a vedere nei social media dei nuovi media pubblicitari in senso stretto e tradizionale, perchè, evidentemente, non ne riescono a comprendere la natura.
Comprensibilmente, molti si affannano a dimostrargli che è proprio così, e che in qualche modo una specie di banner o simile da qualche parte si può infilare davvero. Tutto molto mirato, perchè la “profilazione” sul social media è una cosa seria… La reputazione, dovrebbe ormai essere noto, si costruisce innanzi tutto attraverso i comportamenti reali dell’azienda, i suoi prodotti e la sua capacità di conversare e interagire con i suoi pubblici in modo traspartente, e interagire non vuol dire infilare a forza nelle pagine personali un bel giochino in flash. Questo voler essere invasivi e intrusivi (in modo sempre più scientifico) non è esattamente un fattore di costruzione della reputazione. Ma mi sa che è una battaglia persa..”

E mi viene in mente la recente conversazione con Pietro Scott Jovane che, a ben vedere, verteva in sostanza su questi temi.

Immagine di James Marsh

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Angolo personale del lunedì

Ieri sono stato a uno splendido concerto gospel dell’ Ensemble Vocale Ambrosiano , il cui ricavato è stato devoluto alla Associazione ONLUS Cornelia de Lange.

Il bravissimo pianista del gruppo, credo Roberto Binetti, mi ha fatto venire nostalgia del piccolo, immenso musicista qui sotto. Un signore che come pochi altri ha saputo comunicare il jazz.

Mi sembra giusto dedicare a Michel Petrucciani il primo video di questo blog.

 

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Viral ? Sì grazie. (Widget Blues)

Uno studio di Jupiter Research segnala che i widget, piccole applicazioni o utility virali, sono uno strumento che le aziende non possono ignorare, e anzi dovrebbero promuovere. D’altro canto Jupiter sottolinea però come il widget risulti gradito e venga esaminato e poi adottato quando proviene direttamente da un amico o un partecipante alla community di riferimento, e non se viene diffuso direttamente dalle aziende che li hanno creati.   

Lo studio fornisce anche un quadro quantitativo del fenomeno: circa il 39% degli online user conoscono i widget e il 26% ne fa uso.

“Social networking sites have greatly contributed to the viral spread of widgets,” explained Barry Parr, JupiterResearch Media Analyst and lead author of the report. “Facebook increased the viral ante by giving widget authors programming access to its user database and notifying users when a friend added a new widget.”

L’articolo di Tekrati

 

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Blog e pubblicità (Microsoft Blues)

Pietro Scott Jovane, Country manager di Microsoft Online Services Group , durante l’Analyst & Influencer Briefing 2007 che si è svolto giovedì scorso sera a Segrate nel quartier generale di Microsoft Italia, ha dichiarato: “Oggi, se voglio sapere cosa “non” comprare, leggo i blog, se voglio sapere cosa comprare guardo la pubblicità.” (fonte: Edelman)

Voi che ne pensate ?

AGGIORNAMENTO: tra i commenti la risposta di Jovane.

E le reazioni di Gianluca , Matteo, Simone , Luigi Ferro di 01Net

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