Trasparenza, questa sconosciuta (PSP3 Blues)

Come forse alcuni di voi ricordano, mi sono occupato a più riprese della faccenda relativa alla retrocompatibilità di Sony PSP con i giochi delle versioni precedenti, un problema di cui si erano occupati anche quelli di Altroconsumo, cha denunciarono la cosa all’Antitrust.

Bene, leggo oggi su Punto Informatico che “….Il colosso del gaming è stato condannato dall’Antitrust italiana a pagare una multa di 48.600 euro, irrogata per aver diffuso messaggi pubblicitari ingannevoli riguardo alla retrocompatibilità del prodotto.”

E’ interessante analizzare le motivazioni:

“L’autorità ha espresso il suo parere in materia: i messaggi pubblicitari relativi alla nuova versione di Playstation “indicata con il numero progressivo “3″ oltre che con affermazioni tese ad evidenziare le sue migliorie (…) sono idonei a ingenerare nei destinatari l’idea che il prodotto rappresenti un’evoluzione di precedenti versioni, per ciò solo in grado di garantire un’assoluta retrocompatibilità con i giochi già in commercio”. Il messaggio pubblicitario, ha stabilito il garante, è ingannevole nel momento in cui non avverte l’utente della necessità di verificare la retrocompatibilità della console.”

Come sottolinea Gaia Bottà, si tratta di un precedente davvero significativo. 

Non è certo per la multa (che è un granello di polvere rispetto al budget promo-pubblicitario della Sony, ma è interessante che venga sancito e riconosciuto ufficialmente un principio di trasparenza della comunicazione.  Non so se qualcuno sarà in grado di recepirla in Sony, visti i precedenti, ma è un passo.  

L’articolo di Punto Informatico

 

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Quello che comunica lo sport.

Ieri mattina ho assistito a una Partita di Calcio.

Sì avete capito bene.

Un evento dove le tifoserie avversarie applaudivano quello che di bello si vedeva in campo, e dove la differenza tra l’una e l’altra era forse solo un po’ di intensità negli applausi, e non la tipologia degli insulti.  

Dove il portiere di una squadra si è beccato una pallonata in faccia, e il più preoccupato in campo sembrava essere l’attaccante avversario che aveva tirato, e quando, a puro titolo precauzionale, il portiere è stato sostituito, è uscito in una standing ovation collettiva, e non un “devi morire !” 

 

Poi sono tornato a casa, e ho acceso la TV.  

 

P.S. se volete vedere del Calcio, fate come me, seguite un girone del campionato under 12 del CSI di Milano. Ho la sensazione che le alternative non abbondino.

 

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La frase del giorno (Smart PR People Blues)

“The smart PR folks (the successful ones) struggle to make their lists smaller and smaller. The lazy ones just try to make them bigger.”

Seth Godin dixit.

Leggete la storia, è davvero istruttiva.

 

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo (New Media Blues)

Tranquilli, marketing & communication manager all’ascolto.

Se avevate paura di non sapere come affrontare i new media, potete rilassarvi.

Ricevo oggi una comunicazione email che vi riporto (quasi) integralmente che azzererà le vostre ansie. (in corsivo i miei commenti)

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Salve,

come annunciato precedentemente e’ on-line da stasera la nuova sezione Xyzwet , dedicata a tutti coloro che intendono promulgare i propri articoli e comunicati stampa attraverso il canale e-mail. (Oddio, e io che promulgavo attraverso il canale email senza saperlo !)

Resta inteso che questo servizio e’ rivolto a tutti coloro che intendono promuovere i propri articoli verso un targhet (è scritto così, eh ?) ben specifico, formato prevalemtemente da 5000 (ben specifico ho detto…) agenzie di stampa, giornalisti ed editori di blog di informazione. (blogger attenti a voi, stiamo arrivando!)

Con questo sistema sara’ possibile chiedere la pubblicazione del proprio comunicato stampa a migliaia di agenzie e siti che pubblicano comunicati stampa on-line, contemporaneamente.

Il prezzo del servizio e’ davvero irrisorio, considerando che non avrete piu’ bisogno di faxare (dico faxare ) il vostro comunicato a centinaia di uffici stampa (ma allora il “targhet” sono gli uffici stampa di altre aziende ?) o copiare ed incollare ogni volta il vostro articolo su centinaia di siti o blog. (perchè l’alternativa è questa, no ?)

“Da oggi in poi con un click…tutti lo sapranno!” (slogan dell’anno)

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Comunicatori, siete più sereni adesso, vero ?

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La Mela e l’UGC (Apple Lawyer Blues)

Ci sono aziende da cui davvero non te lo saresti mai aspettato.

Ci sono brand con un profilo così (apparentemente) solido e definito che potresti scommettere sulla testa dei tuoi figli che certi atteggiamenti verso i propri clienti non li potrebbero avere nemmeno per scherzo. 

Eppure…

Una bimba di americana di 9 anni, Shea O’ Gorman, entusiasta del suo iPod Nano pensa che se ci fossero anche i testi delle canzoni da leggere sullo schermino sarebbe davvero perfetto.

E cosa fa la nostra piccola ? Scrive tutta entusiasta una bella letterina al signor Steve Jobs, e gli lancia la sua idea, il suo contributo.

User Generated Ideas.

Capito ? Fantastico, direte voi, le avranno mandato un iPhone in omaggio, o magari un credito per iTunes…

Beh, dopo tre mesi arriva una lettera da Apple. E tutta la famiglia trepidante si stringe attorno a Shea per leggere la risposta di Steve.

Ma non era Steve.

No, le ha scritto l’avvocato.

E l’avvocato di Apple intima alla piccola di non provarsi mai più a inviare suggerimenti non sollecitati e se vuol sapere il perchè, si può andare a leggere sul sito le pagine dove la policy dei signori di Cupertino viene chiaramente esplicitata. Tanti saluti.

Qui la storia e il video

Via Punto Informatico

 

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Rete e Convivio (The Taste Network Blues)

Cose che succedono solo attraverso la rete.

Grazie al San Lorenzo Social Club venerdì sera mi sono potuto immergere nella magie vegetali di Pietro Leemann, titolare e Gran Maestro (non saprei come altrimenti definirlo) del Joia, tempietto Milanese della cucina vegetariana creativa.

La cena è stata, oltre che un’occasione per farci assaggiare i vini proposti da San Lorenzo, uno splendido esempio di come la rete, anche in funzione di una trasparente attività “promozionale” (Antonio Tombolini si chiedeva : ” Potete ancora chiamare marketing tutto ciò ? Bah, se ci tenete fate pure….”) possa, quando le cose sono gestite con chiarezza e intelligenza, creare queste “improbabili” ma perfette aggregazioni tra persone anche diversissime per esperienze, formazione, interessi generali, ma unite dalla passione eno-gastronomica.

E che in pochi minuti conversano come vecchi amici.

Il Convivio nella sua più vera espressione.

(Giusto per vostra informazione, il vino che mi ha piacevolmente colpito è questo.)

Qui un resoconto di Antonio Tombolini con i profili dei fortunati partecipanti.

Qui il post della ineffabile Sara

I commenti di Ciocci

Qui quelli di Gioxx

E qui troverete presto quelli della “soave” Maria Grazia

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L’e-commerce ringrazia sentitamente (Foggy Communication, Blues part 2)

Qualche ulteriore precisazione sul post di ieri sulle strategie di Confcommercio nei confronti dell’e-commerce. Grazie alla cortese e veloce collaborazione di Barbara Bonaventura, dell’ufficio stampa della AICEL (Associazione Italiana del Commercio Elettronico) posso riportarvi alcune considerazioni dell’ Associazione stessa:

” (…) In realtà, i dati presentati dalla ricerca della Confcommercio fotografano appieno l’irregolarità delle compravendite che avvengono senza nessun tipo di controllo attraverso i portali di aste on-line.

Non a caso nella suddetta indagine la contraffazione distribuita su Internet viene equiparata alle vendite degli abusivi, spesso stranieri legati alla criminalità organizzata.

‘I negozi on-line regolari, sono soggetti a verifiche puntuali e accertamenti certosini.’ Spiega Andrea Spedale, presidente di AICEL ‘Motivo per cui questo tipo di illegalità danneggia in primo luogo proprio gli operatori professionali del settore. Lascia piuttosto perplessi la facilità con cui il singolo cittadino può acquistare merce palesemente contraffatta attraverso le aste on-line. I falsi sono sotto gli occhi di tutti e non ci sono azioni specifiche di contrasto’.”

E ancora:

” (…) Mentre i negozi on-line vengono controllati, ci sono altri canali di vendita completamente senza verifiche. Canali dove chiunque può vendere riproduzioni, copie e falsi senza incorrere in nessun tipo di sanzione. Il tutto senza garanzie, senza tutele a discapito della sicurezza e della salute degli acquirenti. AICEL richiede l’impegno attivo da parte di tutti -operatori e consumatori – in quanto la contraffazione non solo è un reato, ma anche un calcio nel sedere alla cittadinanza onesta. Se nella navigazione entrate in contatto con annunci o proposte commerciali di prodotti contraffatti scrivete senza esitazioni a sos@gat.gdf.it,

La legalità è la norma, non l’eccezione.”

AGGIORNAMENTO 26 Ottobre: l’altro giorno avevo inviato un email a Luca Conti chiedendogli cosa ne pensava di questa faccenda e Luca ha pubblicato questo bel post.


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L’e-commerce ringrazia (Foggy Communication Blues)

“Almeno il 30% della merce venduta via Internet è contraffatta.” …

“In merito alla merce contraffatta venduta via Internet, le previsioni suggeriscono che la quota del 30%, secondo una prima analisi dei dati, incrementerà ancora.”

(Vedi qui articolo de La Stampa, relativo alla presentazione di una ricerca realizzata dall’Istituto Piepoli e da Confcommercio sui prodotti contraffatti in Italia)

Ora, forse sono un po’ sospettoso,  ma questa strategia di comunicazione della Confcommercio mi sembra abbia il solo scopo di seminare un po’ di fumoso terrore tra chi si avvicina agli acquisti online e chi già pratica questa (a quanto pare) rischiosissima attività.

Al momento non sono riuscito a trovare altri dettagli, ma francamente questo 30% di contraffatto online mi suona davvero sospetto. Mi piacerebbe capire come l’hanno misurato e a quali prodotti si riferiscono.

Boh… 

 

Immagine di John Jude Palencar

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Niente di nuovo sotto il blog (Revelation Blues)

Riguardo la faccenda dello scambio di blogger di cui si sono resi protagonisti Gaspar Torriero e Andrea Perotti, vorrei chiarire che non hanno inventato nulla.

Da un mese i post di quest blog in realtà li scrive Seth Godin.

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Marketing, comunicazione e new media. (Marketing 2.0 Blues)

La Association of National Advertisers (ANA) ha prodotto una interessante ricerca, in collaborazione con lo IAB  (Interactive Advertising Bureau), la AAAA (American Association of Advertising Agencies), e la società di consulenza Booz Allen Hamilton. Lo studio (che potete scaricare qui) è intitolato Marketing & Media Ecosystem 2010, e si propone di identificare quali sono asset, priorità, capacità e alleanze necessarie oggi e in futuro  lungo la catena del valore marketer-agency-media. Hanno partecipato oltre 250 marketing manager.

Prendo e sviluppo al volo alcune considerazioni che mi sembrano particolarmente stimolanti e quanto mai utili a inquadrare e arricchire il vivace dibattito che nei giorni scorsi ha animato più di un blog. (In fondo trovate alcuni riferimenti)

Innanzi tutto occorre osservare come i consumatori non solo ora interagiscono con le iniziative e i messaggi delle aziende, ma ridisegnano, modificano e ridistribuiscono i messaggi attraverso le comunità cui appartengono. Il nuovo mix di media oggi disponibile ha trasformato il vecchio modello “one-way” in un complesso e dinamico insieme di “media forum”.

In questo nuovo scenario i “fondamentali” del marketing non sono mutati, ma competenze, strategie, tecnologie e investimenti necessari per poter competere sono cambiati profondamente.

L’atteggiamento delle aziende sembra caratterizzato da una parte della consapevolezza dei marketing manager dell’importanza di creare in azienda una nuova “cultura digitale”, dall’altra dal fatto che le aziende in cui lavorano non hanno in realtà assimilato questo messaggio e intrapreso le azioni necessarie.(oltre il 75% dei casi). Le barriere a questo processo sembrano essere soprattutto la mancanza di metriche di misurazione, la mancanza di un vero supporto organizzativo in azienda, e una generica carenza di esperienza con i “new media”.

Ma veniamo ai temi chiave emersi della ricerca (non necessariamente in ordine di importanza):

1. Marketing as Conversation: ormai è chiaro che il marketing non è più “inviare messaggi”, ma conversazione e co-creazione di esperienze con i consumatori. I marketer devono ricorrere a un mix totalmente nuovo di media e di strumenti per potenziare la loro capacità di conversazione. In questo senso viene rilevato come circa metà dei marketer intervistati preveda di incrementare la quota del proprio budget complessivo destinato alle relazioni pubbliche. 

2. Insight into Foresight: le tecnologie oggi consentono una profondità di visione sui comportamenti dei consumatori e un targeting prima impensabile. Oltre l’80% dei marketer interpellati credono moltissimo nelle potenzialità del “behavioral targeting” .

3. Media: The New “Creative”: i meccanismi di distribuzione e i contesti assumono cerscente importanza rispetto all’esecuzione creativa stessa. I marketer investono per disporre di nuove funzionalità e tecnologie che colmino il gap che separa media, la creatività e la strategia di brand. L’80% degli intervistati sottolinea come il communication planning sarà una funzione sempre più critica nel futuro.   

4. Marketing + Math + Technology: la qualità, la quantità e l’accessibilità delle informazioni hanno portato la misurazione matematica in tutti gli aspetti del marketing.

5. The Network Effect: la migrazione verso i media digitali rende necessario un superiore livello di collaborazione e coordinamento tra tutti i player dell’ecosistema. Molti marketer indicano che capacità creative, strategiche e media devono essere ripensate nel oro insieme, anche se non viene identificato con chiarezza quale sia il player o il tipo di agenzia di riferimento. Inoltre le tradizionali partnership creative stanno cedendo il passo alle “media partnership”. Questo trend sembra indicare che le partnership tra media company e media agency divengano più importanti delle tradizionali “full service agency partnerships”.

Ma allora quali sono le chiavi del successo ? Tra quelle elencate nella ricerca ne vorrei sottolineare alcune.

Prima di tutto attrezzarsi per facilitare la conversazione con i consumatori, conferire contenuti al brand e attenersi a principi di autenticità e trasparenza.  

Occorre comprendere che il digitale e l’interattività non sono più fenomeni ”di nicchia”, ma parte del set di strumenti ormai indispensabili per qualsiasi marketer.   

E’ necessario poi ripensare il mix di comunicazione in modo integrato tra diverse aree e strumenti, dandogli un orizzonte realmente strategico. 

Non ultimo, è fondamentale non fermarsi agli aspetti tecnologici: ciò che più conta è una crescita culturale di tutta l’azienda.

 

P.S. il dibattito si è sviluppato per esempio da Gianluca, Mizio, Valerio, Federica,  e altri …

 

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