Sony, clienti o agrumi ? (Customers Cheating Blues)

La classe non è acqua. La cultura aziendale nemmeno. E la cultura aziendale di Sony pare essere granitica e immutabile.

Quanto ne abbiamo parlato di Sony, forse troppo direte voi.

Ma quando un’azienda ha deciso di autocandidarsi caparbiamente e a intervalli regolari come “case history” all’incontrario ( o “worst practice”, che dir si voglia) per tutti i corsi avanzati di marketing e comunicazione, beh, tanto di cappello. Noi non possiamo che rispettare la volontà e ammirare i risultati di tanto impegno.

Per i duri di memoria potrebbe essere utile, nonchè davvero istruttivo, una ripassatina alla faccenda del DRM  e alla corporate arrogance del signor Hesse, Presidente della Global Digital Business Division di Sony BMG.

E sei clienti sono pecore, o meglio ancora arance da spremere senza ritegno e senza rispetto alcuno, avanti così.

La storia della PS3 è il naturale proseguimento di questa linea d’azione e di marketing-pensiero. Quando si dice fedeli alla linea…

Provo a riassumere, sulla base di quanto ho letto, tra i molti articoli e commenti apparsi, ad esempio su Repubblica o su The Inquirer.

La PlayStation 3 che arriverà in Italia e in Europa sarà una versione diversa, per non dire ridotta, rispetto alla console sbarcata in Giappone e in Usa, con il risultato che la maggior parte dei giochi per PS2 non saranno compatibili con l’ultima creatura della Sony. Insomma, quella che Charlie Demerjian dell’Inquirer definisce il principio fondamentale dello sviluppo delle console, cioè la retrocompatibilità per i giochi delle versioni precedenti,  è stato calpestato. I fedelissimi della piattaforma si troverebbero, per passare all’ultima versione, a dover rinunciare  a moltissimi dei giochi accumulati in anni e anni di passione. La “pezza” sarebbe un software di emulazione che però non consentirà ugualmente di far girare molti dei vecchi game. Il tutto per tagliare i costi di produzione “Ma nell’immediato nessuna riduzione di prezzo” ha affermato David Wilson, direttore delle pubbliche relazioni di Sony UK.

Insomma se analizziamo questa storia sotto il profilo del valore, l’unico di cui si può parlare sono 27dollari di costi in meno a console.

Scrive Demerjian: “Per questa miserabile cifra Sony sta ingannando i suoi acquirenti europei e ne è consapevole. La gente per la PS3 ha prenotato da un anno, in genere versando un discreto anticipo. A loro era stato detto che la console avrebbe avuto determinate caratteristiche e uno dei punti forti a favore delle vendite era la retrocompatibilità per garantire la possibilità di giocare con titoli nati per la PS2. Questo non è un requisito secondario come la disponibilità di accessori in determinati colori, ma una caratteristica chiave. E Sony è venuta meno al suo impegno per denaro. Ha violato la regola fondamentale delle console per guadagnare subito una somma equivalente a 27 dollari per ogni PS3.”

Mi piace ricordare ancora  un lungo articolo dedicato più di un anno fa alla faccenda da Information Week. Alan Scott, responsabile marketing di Factiva,  sottolineava come il vecchio modo di operare, ignorando i problemi denunciati dai consumatori, e illudendosi che le denunce rimangano “confinate” nella blogosfera, è ormai nettamente superato dalla realtà. Non può più funzionare. “Ci sono nuove regole con cui bisogna imparare a convivere” aggiunge Scott. “Che siano blogger , user group o NGO, è sempre una questione di onestà e trasparenza. Questa storia è l’ultimo drammatico esempio di una major company che sta imparando a sue spese che i vecchi tool e i vecchi modelli non funzionano più”

E io, autoreferenziale e cocciuto, ripropongo il mio commento di allora: responsabili delle relazioni pubbliche, direttori marketing di tutto il mondo, correte verso i bidoni della spazzatura dove avete buttato, ( probabilmente accompagnato da un ampio sorriso di sufficienza) la copia del Cluetrain Manifesto che avevate voluto vedere per pura curiosità. Recuperatelo, perché i vostri piani di marketing e di comunicazione si dovranno confrontare con quegli enunciati. Il mondo dei consumatori che lì viene descritto non è un bizzarro esercizio di fantasia.

 

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Enciclopedie che bloggano (Blogging Encyclopedia Blues)

No, non voglio parlarvi di Wikipedia. Qui si parla di cose serie, anzi serissime, forse di più, direi (apparentemente) sussiegose.

Avete in mente qualcosa di  più seriosamente accademico dell’Encicolpedia Britannica ? Eppure i signori della storica istituzione culturale non sono chiusi in oscuri stanzoni a consultare polverosi libroni.

Tutt’altro. Una rapida ricerca online vi consentirebbe di scoprire il loro sito e il fatto che hanno sempre prestato molta attenzione agli strumenti mutlimediali, CD, DVD etc etc. E non ignorano affatto Wikipedia, anzi guardano con interesse allo “user generated content”. 

Eh, sì, perchè i nostri illustri accademici e studiosi hanno aperto un blog, Britannica Blog , che è partito con i seguenti propositi:

“Britannica Blog is a place for smart, lively conversations about a broad range of topics. Art, science, history, current events – it’s all grist for the mill. We’ve given our writers encouragement and a lot of freedom, so the opinions here are theirs, not the company’s. Please jump in and add your own thoughts.”

Si blogga di scienze, tecniche, storia, geografia, filosofia, economia a di tante altre discipline.

E se ne parla anche in connessione con temi di assoluta attualità, con il taglio proprio di chi si avvicina a qualsiasi questione con l’approccio rigoroso e scientifico di un’enciclopedia come la Britannica.

Un esempio ? Misunderstanding Geography: The Iraq War Planners’ Basic Blunder : What were the geographical dangers the planners of Iraq’s invasion failed to understand? What advice could have been offered them, had they asked for such advice?

Un approccio culturale alla blogosfera da seguire con grande attenzione.  

Altro che “sfogatoi online” e diari personali ….

(Scoperto via Search Engine Journal)

 

 

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PR Theory (Comic Pitch Blues)

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PR & blogs (Flogging Blues)

Leggo sul blog di Joel Céré:

“Fake blogging to be made illegal in UK, Europe According to PR Week, print edition 9th of February 2007, “flogging” or fake blogging is likely to be made illegal when the EU’s unfair commercial practices directive passes into UK law in december 2007. The directive prohibits “unfair commercial practices” such as “representing oneself as a consumer”. This will of course applies to astroturfing in blogs but also in discussion groups or consumer rating websites”

Sospetto che molti marketer e agenzie di PR stiano rivedendo le loro strategie verso la blogosfera…

Se non sarà per comprensione, sarà per legge.

 

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False dicotomie (PR vs Marketing Blues)

Scopro quasi per caso, saltando da un feed all’altro, questo stimolante post di Pete Blackshaw sul rapporto tra marketing e PR:

Pete fa riferimento ad una affermazione di Leslie Dach  VP-Governmental Relations and Corporate Affairs di Wal-Mart, circa le tensioni “competitive” tra PR , marketing e altre funzioni aziendali.

Sostiene Dach:

“In today’s communication world, the line between marketing and public relations is thin and nonexistent. Everyone should know the strategy. The ideas should be encouraged to come from anywhere, and the execution is a tactical decision.”

Posso scolpire nel marmo ?

 

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The Awake Marketing (Good News Blues)

Per fortuna, di tanto in tanto, mi giungono dal web segnali positivi, lanciati da aziende e manager che sembrano davvero aver compreso cosa significa “aprire un canale di comunicazione online” con i propri clienti. Così, dopo il post sui marketing manager che dormono, ecco un paio di esempi di gente bella sveglia.

Innanzi tutto la cortese e velocissima Sonia, marketing manager di un gruppo che gestisce 13 grandi cinema multisala in Italia.

Spiego: sabato scorso assieme ad altre coppie di amici portiamo i bambini al cinema. Prima del film viene proiettato, tra gli altri, il trailer di un film decisamente non per bambini. La cosa mi infastidisce. Ieri, vado sul sito dell’azienda in questione e trovo un form per comunicare col marketing; scrivo un breve messaggio in cui racconto l’episodio e raccomando vivamente maggiore attenzione a quello che si proietta quando in sala ci sono bambini. Dopo un’oretta (tempi assolutamente fulminei se li confonto con numerose altre esperienze simili) arriva la risposta personale di Sonia. Si è scusata per l’accaduto, mi ha confermato che esistono precise regole per l’inserimento dei trailer a seconda del pubblico e che si è trattato di un incidente occasionale, sul quale stanno comunque indagando. A titolo di scuse mi invierà anche un piccolo omaggio. Che è già sulla mia scrivania. Fantascienza ? Quasi. Va sottolineato il fatto che non stiamo parlando di un sito di e-commerce o di online banking, ma di una catena di cinema, un business decisamente off-line, che invece dimostra una attenzione e una capacità di gestione dei contatti ben superiore a molti che nell’online ci sono al 100%. Va da se’ che mi sono già registrato per avere la tessera fedeltà delle sale…

Discorso simile per una società che distribuisce vari “collezionabili” (figurine, pupazzini, etc) nelle edicole. Un po’ esaurito da innumerevoli pellegrinaggi presso le edicole a caccia di una certa serie di pupazzini per cui i miei pargoli impazziscono, voglio chiedere spiegazioni sul perchè è quasi impossibile reperire un prodotto che in TV invade le fasce orarie dei bambini di spot. Trovo il sito del distributore e scrivo. Un ora e 15 minuti, ed ecco puntuale, cortese e completa, la spiegazione della situazione, con assicurazione che la cosa si sarebbe risolta nel giro di 10 giorni. Anche qui l’off-line si dimostra più attento e competente di tanti altri.

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The Sleeping Marketing (PR Dreams Blues)

Lo sentite questo sommesso russare ?

No ? Siete sicuri ?

Beh, io sì, e a volte è anche un po’ più che sommesso. Alle mie orecchie, ma io sono un po’ sensibile, capitemi, di tanto in tanto si presenta come un frastuono davvero insopportabile.

Milano, interno giorno.

“… si certo, la comunicazione, ovvio che ci pensiamo… abbiamo l’agenzia naturalmente..”

“Scusa, non vorrei farmi gli affari tuoi, ma non ricordo di avere visto articoli o news su di voi di recente…”

“Beh, sai non è così facile il nostro prodotto…. ci sentiamo spesso con l’agenzia, facciamo comunicati, ci vediamo a pranzo, insomma ci lavoriamo sulla nostra comunicazione… però sono bravi, guarda, proprio ieri mi hanno inviato 6 ritagli proprio carini…”

“Il vostro coverage settimanale suppongo…”

“Settimanale ?? Ma no, sono il terzo e il quarto trimestre… perchè ti sembrano pochi ?”

“(. . . . . . ? . . . . .) Ascolta Michele (1), ripetimelo con calma, dunque, voi avete un’agenzia che si occupa della vostra comunicazione di prodotto…”

“E corporate ovviamente !”

“… Ah, sì certo, anche corporate, naturalmente… E avete al massimo 5 o 6 articoli ogni semestre, giusto ?”

“Sì…”

“E voi la pagate questa agenzia giusto ?”

“Beh, ovviamente !”

“Scusa Michele, facciamo un parallelo: se tu pagassi una certa cifra a una rivista per acquistare degli spazi pubblicitari, diciamo 10 pagine, e poi loro te ne pubblicano mezza, tu come la prenderesti ? “

“Ma sarebbe un furto, ovvio ! Io pago per un servizio e loro non me lo danno, non ho la visibilità per cui pago, il mio piano di marketing sarebbe monco, sarebbe un furto ! “

“Ecco, appunto…”

“Appunto cosa ?”

“(. . . . . . . . . . .)”

( ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf ronf…… )

Buona notte marketing, sogni d’oro…..

(1) Michele: marketing manager di fantasia , ma solo nel nome. E non ditemi che ho delle manie …. E’ che è si tratta del Michele n.20 o giù di lì….

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Ma non è tecnologia…. (New Social Media Blues)

Mi sembra davvero convincente l’analisi che ho trovato in un bel post di Becky Caudill  su EngagePR. L’argomento è il significato della ” social media news release” (SMNR) come strumento di comunicazione verso la blogosfera, tema su cui si sono scatenati blogger e profesionisti delle PR, chi a favore, chi contro.  Qui, qui e qui alcuni esempi del vivace dibattito.

Mi sembra che la posizione di Becky sia equilibrata  e che comprenda a fondo la natura e quindi la vera opportunità data dalla blogosfera alle aziende:  aprire conversazioni.

Occorre liberarsi ( e presto) dal considerare i blog una mera opportunità “tecnica” per apparire di più o più facilmente sul web: è un equivoco di fondo.

Sottolinea infatti Becky:

“I don’t care how many press releases your client issues, how many links a release incorporates, what your client thinks about search engine optimizers (SEOs), or how many tags a release has … if your client doesn’t engage in active conversations with bloggers, it’s all for naught.  If you want your clients to be remembered by bloggers, make sure they respond to pertinent blog posts.  If your client wonders why a blogger never talks about their products, customers, or market, make sure they’re speaking directly to the blogger about these things.  No press release in the world will ever substitute for this sort of interaction.”

Fake blog, commentatori mascherati e altre brillanti trovate su cui mi sono spesso soffermato sono esattamente il frutto di questo errore.

 

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Siamo alle solite.. (PR Online Stupidity Blues)

 

Leggo (via Joel Cerè) che Wikipedia ha ufficialmente reagito di fronte all’ invadenza di alcune agenzie di PR che hanno avuto la brillante pensata di inserire voci nell’enciclopedia per parlare dei loro amati clienti (o pagare qualcuno perchè lo faccia) . “If it persists they will be banned”.

Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti.  Non finisco mai di domandarmi dove sono stati questi brllanti colleghi negli ultimi 10 anni per non capire un beato accidente del web, e in maniera così clamorosa.

 

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Prova prova…

Allora, sto sperimentando Windows Live Writer, perciò faccio un post di prova, poi vediamo come va…

Se va, lo adotto…

vi saprò dire.

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