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Intermezzo (Help Desk Blues)
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Ma quali blog … (Web Ignorance Blues)
Certo che in fondo facciamo tenerezza.
Siamo qui a sviscerare la blogosfera, il cosa , il come, il perchè e il percome, chi influenza, chi si fa influenzare, cosa faranno le aziende coi blog, e qui, attorno a noi, a un paio di click o meno, ci sono ancora centinaia di migliaia di aziende che sono ferme alla preistoria del web.
Siti che non ti fanno navigare, oppure bellissimi siti con il nulla dietro.
Siti dai quali non pretendi ti facciano configurare un server in remoto, ma che almeno vorresti risponderessero ad una banale email, visto che mettono un indirizzo di posta elettronica in una pagina web incautamente denominata “contatti”.
Il 18 ottobre scrivo alla Halifax, un distributore di videogiochi con sede qui a Mlano, per avere notizie sulla reperibilità di un titolo.
Nulla.
Riscrivo il giorno dopo.
Nulla.
Il giorno dopo provo a scrivere al webmaster (forse, chissà, lui la posta elettronica la guarda…)
Nulla.
Ieri provo a scrivere ad un indirizzo che non può non rispondere, l’assistenza tecnica, chiedendo loro di darmi una mano.
Al momento, nulla.
Nemmeno un autoresponder che dica “abbiamo ricevuto, le risponderemo entro 3 giorni, una settimana, un mese…”, oppure “Non ci rompa le scatole , se lo vada a cercare per negozi ” Basta saperlo.
Stanno tutti giocando…
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AGGIORNAMENTO delle 12:23 – come pensavo finalmente l’assistenza ha risposto. Alla velocità di internet….
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AGGIORNAMENTO delle 12:23 – come pensavo finalmente l’assistenza ha risposto. Alla velocità di internet….
Ri-AGGIORNAMENTO del 25 0ttobre: sento il dovere di raccontare che il gruppo cui appartiene Halifax si è riscattato attraverso Gilberto Barbicinti di GameMediaShop che ha risposto in tempo reale a tutte le mie richieste. Decisamente più “online” dei suoi colleghi.
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La storia non insegna (E il presente non è da meno…)
Torno sulla faccenda dell’influenza e dell’autorevolezza dei blog.
Ho trovato in giro un paio di osservazioni su cui mi pare vaga la pena di soffermarsi.
La prima è dell’impagabile Minimarketing, che in uno splendidio post sottolinea :
“La blogosfera non ha un centro, ma infinite nicchie di interessi e influenze incrociate.”
Questo dato ( ho detto “dato” e non opinione) dovrebbe essere lampante a chiunque conosca la blogosfera in maniera un po’ meno che superficiale. L’esempio limite che facevo qui, mi sembra calzi a pennello.
Giuseppe Granieri mi ha invece bruciato sul tempo su un’altra questione che volevo sollevare. Onore ai primi, riprendo il concetto così come lo esprime lui:
” Paradossalmente, la mia opinione su come funzionano le cose è stata dimostrata nella pratica dallo stesso affaire Edelman. Si è parlato molto di loro, hanno ottenuto un sacco di link e questo nella loro metrica imprecisa e semplificata (più link = più influenza) è stato un successo. Tuttavia, la gente da queste parti non naviga contando i link, ma leggendo i testi. E, leggendo ciò che è stato scritto, si oscilla tra il sorrisetto sornione e il parere molto negativo. Non ho letto un solo giudizio positivo sull’operazione (magari c’è). Ma nella mia esperienza di lettura sul tema, se fossi stato un cliente alla ricerca di una consulenza, avrei depennato Edelman dalla mia lista.”
Insomma, quanto è accaduto nei giorni scorsi avrebbe dovuto dimostare in modo lampante proprio a Edelman e Technorati, che il loro approccio al tema dell’influenza fa acqua. La misurazione dei link racconta cose interessanti, ma è una visione assolutamente parziale e puramente quantitativa. Quanti link avrà avuto il sito della Sony a proposito della faccenda del rootkit ? E’ per questo Sony divenuta autorevole ?
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Furiously Technorati
Stasera Technorati non funziona e mi ha accolto con questo messaggio in home page:
“Something is wrong! We know about it, and are working furiously to fix it. Please check back later and probably everything will be back up and running.”
Bellissimo, quel “furiosamente”. Rende l’attesa davvero sopportabile.
Technorati Tags : Technorati, crisis
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Il Senso della Conversazione (Corporate Conversations Blues)
Non poteva non sollevare ulteriori prese di posizione l’autocritica di Edelman su Wal Mart e soprattutto quella di Steve Rubel. L’atteggiamento di Steve, come sottolineavo ieri, è parso a molti criticabile. Scrive per esempio Jeremy Pepper sul suo blog Pop PR :
“.. I respect and like most of the Edelman bloggers, and give them the benefit of the doubt on this. I do not know what goes on internally at Edelman, I do not know the facts – not that this does not stop Steve from blogging on FedEx or Staples or Kryptonite – but the benefit of the doubt is what you give your friends (and we all know who I consider my friends). One thought, though – it does not matter who works or does not work on an account. It’s an agency, and saying “I had no personal role” is not acceptable. You fall on the grenade, and take one for the team. It is our job to push internally, and sometimes push back on the client. It is not like the blog was a big secret – someone should have known what was going on, and Jeremy Wagstaff at the WSJ says it best. “
Certo Jeremy ha ragione: quel “I had no personal role” suona davvero male…
Vorrei anche riportare alcune osservazioni espresse nel lungo ed articolato post di Wagstaff citato da Pepper.
Il post si intitola “The real conversation” e affronta in maniera diretta numerose questioni circa il rapporto tra aziende e blogosfera, questioni che sarebbe meglio affrontare con chiarezza prima di considerare il blog uno strumento di marketing qualsiasi. Non vorrei sembrare polemico, ma francamente mi sembra che ci siano già in giro un po’ troppi “specialisti” pronti per offrire alle aziende “la piattaforma per andare sui blog”.
Vi riporto gli interrogativi posti da Wagstaff:
- Can a blog written by someone with an interest beyond merely informing the reader be ever considered something other than promotion for that interest, however well-concealed or unconscious? We get all upset about PayPerPost (rightly so) but far more insidious are blogs that earn their wages in less obvious ways.
- What happens to a conversation when it turns out to be between people who aren’t who they pretend to be? The conversation, in this case, appears to be between, not two ordinary folk casually mentioning how good Wal-Mart is on their travels, but between the PR company and their employer.
- When is a spokesperson not a spokesperson? How should we regard Edelman’s Steve Rubel if the one thing he’s not really covering in his blog is the issue about his own company? At the time of writing the story’s been out there for three days already, and not a mention, even a “I can’t comment on this at the moment, let me get back to you.” Given that Steve is well-versed in these nuances, I’d expect him to be quicker off the mark in this case, company sensitivities and procedures notwithstanding. (Update: Steve has now, on the fourth day, posted something.)
Quella che mi sembra la provocazione più interessante che Wagstaff trae da questa storia, è che occorre “…Define the conversation, and the conversationalists“. Forse si parla già troppo di “conversazioni”; conversazione è una “nice, neutral, inclusive word”. Ma non è così semplice. Wagstaff dice in sostanza che quando agenzie di PR con i loro clienti , o venture capitalist con precisi interessi nei loro investimenti o altri ancora, entrano nella conversazione, ovviamente desiderano che la conversazione stessa prenda una certa piega. Nulla di sbagliato in questo, ma allora devono comprendere che sono da una parte precisa della conversazione, e questo deve essere chiaro e trasparente. ” They can’t claim to be on both sides”
Technorati Tags : Walmart, edelman, marketing, blogging public relations marketing communications relazioni pubbliche
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Steve prende le distanze… (Wal Mart Blues)
Eh, già, finalmente anche il buon Rubel scrive della faccenda Edelman-Wal Mart, di cui la blogosfera aveva già ampiamente discusso (nel mio piccolo avevo cominciato a parlarne qui ..)
Certo chi si propone di fare da guida alle aziende nella blogosfera avrebbe forse dovuto fare questa (comunque coraggiosa) autocritica prima, non dopo…
Da sottolineare che mentre da una parte fa doverosamente riferimento all’intervento di Richard Edelman , il buon Steve sembra davvero voler prendere le distanze dalla sua stessa azienda, sentite qua:
“I am sorry I could not speak about this sooner. I had no personal role in this project. There is a process in place that I had to let proceed through its course. This is why it took some time.”
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Così parlò Edelman (Transparency Blues)
E alla fine Richard Edelman ha parlato. Secondo me piuttosto chiaro. La faccenda della ricerca Edelman – Technorati non ha scatenato commenti solo in Italia, e , come mi ero permesso di ipotizzare in un mio commento di qualche giorno fa sul blog di Mantellini
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Presentazione Technorati
Un link al volo al blog di Lele Dainesi che offre la presentazione di Technorati dell’evento Top of the Blogs di Milano, per gentile concessione di Sergio Veneziani di Edelman. Una valanga di spunti di riflessione.
Technorati Tags : Technorati, blogging
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Ricchi PRemi (Fantasic PR Event Blues)
Due righe per rimandarvi a questo bel post di Lorenzo Cavalca, che descrive un tipico evento PR di una azienda hardware/software.
Se ci sono giornalisti in ascolto, ricorderanno sicuramente più di una “conferenza stampa” di questo tenore…
Meditate marketing manager, meditate…
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De Influentia (Opinion Leader Blues)
La blogosfera si infiamma per la ricerca Edelman – Technorati, e seguire le conversazioni è diventato complicato.
Ho lasciato quà e là qualche commento, tra gli altri qui, e alla fine ne faccio un piccolo post per dire la mia.
Mi sembra che il punto sia: influenzare chi ? E perchè ? Se un blog che parla di politiche economiche, con 4 link, lo leggono i ministri dell’economia dell’Unione Europea, è influente o no ? Se invece un blog ha 150.000 link perchè racconta le barzellette migliori del mondo, è un opinion leader ? Influenza le decisioni di qualcuno ? Forse un altro punto da approfondire è questo: se influenzare significa avere effetto sulle decisioni di qualcuno, (da per chi votare a che lettore MP3 mi comprerò) allora i termini della questione non possono certo essere “solo” quantitativi. O no ?
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