Back to basics (Useful Blues)

Mi pare sempre utile dare ogni tanto un occhio a qualche vecchia, cara definizione di base, se non altro per non distrarsi troppo con tecnologie emergenti e nuovi media e ricollocare il tutto nell’ambito di una visione più ampia e produttiva.
 
Colgo la riproposizione del buon  Shel Holtz   in un bel post intitolato “Relationships as a PR goal”, e ve la riporto fedelmente:

- At its core, public relations is the management of an organization’s efforts aimed at building and maintaining positive relationships with its strategic publics. A strategic public is one that, in the absence of a strong relationship, could produce obstacles to the organization’s ability to achieve its objectives.

- Public relations is about influence. Organizations can and should wield influence ethically. Among academics, ethical public relations is often referred to as “two-way and symmetrical.” That is, the relationships result in win-win scenarios in which both the organization and the public achieve their goals. The tools of two-way symmetrical communication include negotation and boundary-spanning.

Ma più avanti trovo anche questa stimolante considerazione:

“As conversations become the principal characteristic of company-public engagement, the relationships themselves will prove more valuable to organizations than influence. As with the notion of the mission statement, focusing on relationships for their own sake will surely lead to the outcomes organizations seek (sales, friendly regulatory environments, minimal activist activity, support for initiatives, etc.). Or, to put it more simply, who needs to wield influence when you’ve got friends ?”

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Ma dov’è il tup OPML ? ( Who’s reading what Blues)

PR week offre una interessante analisi di come una semplice e quasi “banale” tecnologia (se di tecnologia si può parlare)  come l’OPML possa rappresentare di per se’ uno strumento di comunicazione e di diffusione di contenuti di grande impatto. L’OPML (Outline Processor Markup Language) permette di aggregare i file RSS relativi ai blog che leggo e che ritengo più significativi e interessanti per poi esportarli e distribuirli in unico file che un qualsiasi “feed manager” legge e gestisce.  
 
Puntuale il commento dell’immancabile Steve Rubel : “It gives us aggregate data on who is reading what feeds among a tech-savvy group,” says Steve Rubel, SVP in Edelman’s Me2 Revolution practice. “It’s an emerging technology that is worth watching… if you’re doing tech PR, you want to reach these influencers.” Rubel says that with PR pros often not having the ability to get their hands on definitive blog readership numbers, something like share.opml.org can support claims to clients that influencers are indeed reading the blogs they are targeting.
 
Da osservare anche l’iniziativa di David Winer, che ha lanciato Share.opml.org ,  dove gli utenti del sito possono effettuare l’upload del proprio file OPML. Share.oplm provvede poi a organizzare le stringhe RSS contenute e offre una classifica dei blog più letti. 
 
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The economics of buzz (Word of Mouth blues)

La London School of Economics (LSE) ha pubblicato i risultati di un interessante studio sugli effetti della Word of Mouth sulle vendite. Mi sembra davvero valga la pena di dare un’occhiata a questi dati, e mi limito a sottolinearne alcuni al volo:
 
- Companies enjoying higher levels of word of mouth advocacy (higher net-promoter scores), such as HSBC, Asda, Honda and O2, grew faster than their competitors in the period 2003-04.

- Companies suffering from low levels of word of mouth advocacy and high levels of negative word of mouth, such as Lloyds-TSB, Sainsbury’s, Fiat and T-Mobile, grew slower than their competitors.

- A 7 per cent increase in word of mouth advocacy unlocks 1 per cent additional company growth.

- A 2 per cent reduction in negative word of mouth boosts sales growth by 1 per cent.

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Comunicazione di servizio (HTML blues)

Come avrete notato, a seguito dell’ultimo post il menu di destra è precipitato in fondo alla pagina. Ignoro cosa sia successo e il mio scarsissimo HTML non mi ha consentitodi risolvere il problema. Per cui profilo, stringhe RSS e quant’altro sono giù giù ,  in fondo, come il mio blogger-morale.
 Vediamo se oggi si risolve…..

P.S. di mercoledì 24: RISOLTO !

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Le relazioni pubbliche tra 5 anni (PR Future blues)


Via Media guerrilla leggo alcune considerazioni di Richard Edelman sul futuro delle relazioni pubbliche, considerazioni espresse durante un “live talk” su Syndacate.

Tra le altre:

Press releases will be deconstructed: how companies produce and package their news via the press release will change but not die.

PR will play a critical role in early stage product development: with PR teams increasingly listening to and participating in edge conversations, the richness of this information in aggregate will be invaluable for product development. Also, the concept of co-creation,
where “edge conversationalists” are invited in to actively influence and shape new products will be a unique value that PR can bring to bear for both the company and the audiences that care about these products.

PR will have a seat in the c-suite: as the eyes, ears and voice of a company, a bridge really to the conversational edge, executive teams will need to rely (heavily) on the input
and counsel of communication leaders when it comes to strategic business decisions.

Mi ha particolarmente colpito la previsione circa il ruolo delle PR in quello che Edelman definisce “early stage product development” . Si tratta di un’area di intervento innovativa e , per quanto riguarda la mia personale esperienza, pressochè sconosciuta in Italia.

Va anche rilevato che questo nuovo ruolo presuppone un’attività di PR/marketing decisamente attenta al blogging e capace di progettare e gestire con l’azienda gli spazi conversazionali necessari perchè questi processi si possano realizzare.
Capito, uomini di marketing in ascolto ? I blog come spazi di conversazione con i pubblici dell’azienda, come risorsa, non mini-siti, fake blog et similia.

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Very Personal …


Giusto per mostrarvi i simpatici auguri che ho ricevuto dal sito dell’Inter.La taglia mi sembra un po’ abbondante … (Oddio, forse neanche tanto, che sia un monito per un po’di dieta ?!)

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Giornalisti e blog PR (Teeth-can-bite Blues)

Vi segnalo un interessante  post di Jeremy Wagstaff, giornalista che si occupa di tecnologia per il  Wall Street Journal e per la BBC.

Jeremy si sofferma sull’utilizzo dei blog da parte delle agenzie di PR sotto vari punti di vista, per quanto concerne la raccolta di informazioni, il pitch, l’opportunità o meno di intervenire,etc etc. Le sue osservazioni e raccomandazioni sono davvero stimolanti.

Vi riporto direttamente alcune specifiche considerazioni:

Being a PR person pitching a blogger:

  • Pitches should never be made by phone without an email requesting a chat first. Phone calls are no longer as acceptable as they were; they are now as intrusive as a foot in the door.
  • PR people should find out if their mark has a blog, and if so, read it. For background, and to make sure the person is not on holiday or in the middle of a gender-change. It’s good to include some reference in the pitch to the fact that the blog has been read but there’s really no need to be smarmy. (“I’m a huge fan of your blog since before you started writing it and your post about how spammers are really annoying was just so spot on I had it tatooed in its entirety on my children’s foreheads.”)
  • A PR/journalist relationship can be as close as lips and teeth, but teeth can bite, and should. (The teeth is the journalist. Please keep up.) A journalist will always, if not today then at some point in the future, write something the PR person doesn’t like about their client, and the PR person needs to be ready for that. So should the journalist. The two can be best buddies, but I find that makes it harder to do one’s job, and be seen to be doing one’s job as a journalist al dente.  So I keep my personal distance. That’s just me. I think it was the BBC’s John Simpson who quoted someone as saying that people should always feel a journalist at the table was a menacing presence. As a journalist you’re not there for the people you’re dining with, you’re there for your readers/viewers.

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Blogging blogging ( PR blog blues)

Il sempre stimolante Steve Rubel ha partecipato a una “keynote conversation” alla Mesh web 2.0 conference a Toronto. Connie Crosby ne riporta stralci, e mi preme riprendere e sottolineare ancora una volta alcuni concetti espressi dal nostro Steve.
 
“.. Ognuno blogga per differenti ragioni. Per utilizzare questo mezzo nel marketing bisogna comprendere perchè bloggano. Il nuovo modello consiste nel dare qualcosa alla comunità e la comunità creerà la comunicazione.  Il blogging comunque è solo una fetta della torta: i consumatori parlano sempre più spesso tra loro e si danno fiducia. (..)”
 
Domanda: ma cosa funziona ?
“Molto denaro va ancora verso l ‘advertising, ma molto sta cambiando: il  Word of mouth funziona, le PR funzionano. Le PR e il marketing non stanno morendo, ma si stanno anzi sviluppando in modo diverso dal passato.”  
 
Domanda: chi è credibile ?
“La comunità ci dice chi è credibile e chi no. Non solo i grandi blog, ma tutti. Nel momento in cui si scrive qualcosa di chiaramente falso, il traffico andrà altrove. 
 
Domanda: Ci sono milioni di blog, quali dovrei leggere e con quali dovrei conversare ?
“Non è una gara di numeri. I blog più grandi (i più frequentati) non sono necessariamente i più credibili. Alcuni blog con una readership assolutamente ristretta sono più profondamente coinvolti con le persone più influenti. Occorre trovare quali sono più coerenti con il tuo mercato , con il tuo settore”    
 
Nel suo post Steve ribadisce poi la sua ferma opposizione a fake e character blog  e rimanda qui.
Ulteriori approfondimenti e commenti qui e qui.
 
 
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Volapuk PR (Languages Blues)

“Volapük” vi dice qualcosa? No ? Beh, non angustiatevi, non è poi così grave…  Non credo siano in molti a ricordarsi del signore qui a fianco, ovvero  Johann Martin Schleyer, sacerdote cattolico tedesco, inventore della lingua artificiale Volapük.  Leggiamo su Wikipedia: “Secondo il suo stesso racconto, il progetto di una lingua ausiliaria internazionale gli venne dalla lamentela di uno dei suoi parrocchiani, un contadino semianalfabeta il cui figlio era emigrato in America ma non poteva essere più raggiunto per posta poiché le Poste degli Stati Uniti non riuscivano a leggere la scrittura del padre, che per questo problema non poteva neanche ricevere sostegno economico. Schleyer ebbe quindi l’idea di comporre un alfabeto che servisse per la scrittura di tutte le lingue; ma quella notte fece un sogno, nel quale Dio gli suggeriva di inventare non un alfabeto internazionale, ma una vera e propria lingua ausiliaria internazionale.” E così pubblicò nel 1880 un libro in cui presentava questa nuova lingua.
 
Mi pare che il nostro  Schleyer  potrebbe essere proclamato protettore di tutte quelle aziende che sono convinte di poter comunicare con il mercato utilizzando un proprio vocabolario e una propria “grammatica”, costruita a uso, consumo e soddisfazione totalmente interna.   
 
Mi sono già intrattenuto sul fenomeno delle aziende che si parlano addosso e si aspettano di essere ascoltate da tutti, ma , capitato per caso sul Volapük, la storia della lingua che voleva essere universale, ma non se la ricorda nessuno, mi ha stimolato a scriverne ancora.
 
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Nuovi media crescono poco (Interactive Branding Blues)

 Grazie al solito, impagabile Steve Rubel , leggo con grande interesse di un nuovo report dei nostri vecchi amici di Forrester Research sull’utilizzo dei nuovi media interattivi da parte dei marketer. (qui un ampio articolo di Clickz).
 
Secondo quando riportato nello studio:
 
* 50 percent use or plan to use blogs or social networks
* 47 percent use or plan to use RSS
* 43 percent go or have gone mobile
* 28 percent are doing or plan on doing advergaming or in-game ads
 
Mi sembrano (riportate nella realtà nostrana) percentuali da sogno, ma si sa, gli americani sono sempre avanti ,e già lamentano che non è poi molto considerando l’attenzione apparentemente rivolta a questi nuovi canali interattivi.  
 
Indubbiamente i blog fanno ancora un po’ paura:
 
“Blogs and social networking, – suggested VanBoskirk (Forrester senior analyst), –  are often portrayed as potentially “disruptive” to companies. So, compared to other newer channels, marketers are more apt to use these media, in part because they feel they have to in order to counteract negative publicity from blogs or other consumer-generated media and social networking sites.”
 
Non resta comunque che sottoscrivere l’appello di Steve: “In the conversational economy, brands that are talked about positively are going to outperform those that aren’t. Marketers are going to have to shift from pushing messages out to guiding/facilitating peer-to-peer conversations. The way I see it, the 50% that are dabbling will have a considerable competitive advantage over those that don’t. Don’t blink. Go for it before your competitors gain share of mind and voice.”

Immagine di James Marsh

 
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