Ah, le informazioni giuste… (Web content blues)

Questa gustosissima vignetta che ho trovato su Savagechickens.com dovrebbe essere appesa negli uffici di molti web content manager ( o di chi per loro…) . Credo sia capitato a molti di voi di cercare qualcosa di decisamente essenziale in un sito, e di non riuscire assolutamente a trovarlo, navigando per ore in un mare di pseudo-informazioni assolutamente inutili. Ma non è una novità.. vero ?

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Riusciranno i nostri eroi a parlare la stessa lingua ?

Rileggendo abbastanza sconsolato i dati presentati da Assinform ieri sullo stato dell’ICT in Italia, ripensavo a quanto avevo già avuto modo di scrivere qualche tempo fa sulle difficoltà di comunicazione dei vendor ICT verso la piccola e media impresa.

Al di là delle indubbie, gravissime mancanze di “governance” istituzionale per quanto riguarda l’innovazione tecnologica in Italia, (più volte sottolineate con forza sia da Roggero che da Capitani) le aziende che offrono hardware , software e servizi non possono non domandarsi se questo “muro” che li separa dalle PMI non sia per caso dovuto anche a qualche serio problema di comunicazione.

Se non si adottano linguaggi e schemi di riferimento comuni, e se non si costruiscono messaggi appropriati, la comunicazione del mondo ICT continuerà ad essere comprensibile solo alle grandi aziende.

Ma non basta.

Ammesso, e non concesso, che esista davvero un’offerta capace di offrire alle PMI gli strumenti idonei per realizzare le innovazioni di prodotto e di processo necessarie, le aziende produttrici devono farsi carico di un processo “educativo” all’innovazione: se non viene trasmessa in modo efficace una cultura dell’innovazione, i benefici che da questo processo dovrebbero arrivare, non si potranno realizzare.

Non è un compito facile, ma se non ci sbrighiamo…

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Comunicatio Precox (hurry up – blues)

Vi sarà senz’altro capitato di leggere un comunicato stampa di annuncio di un nuovo sito, e di scoprire che in realtà non è ancora online o parecchie delle funzionalità promesse sono ancora in cantiere.

Così come mi è capitato di sentirmi incalzare da un cliente che vuole a tutti i costi annunciare un prodotto che, lo sa bene, non vedrà la luce del mercato prima di 4 mesi.

E mi domando : ma qualcuno li insegue ? Hanno fatto una scommessa ? Soffrono di qualche grave forma di impazienza congenita ? Le spiegazioni fornite di volta in volta non mi hanno mai convinto.

Spesso ci si sente rispondere che “…i nostri concorrenti hanno annunciato il prodotto corrispondente, e noi non possiamo mica stare a guardare !…”

Eh già, perchè il giornalista al quale non puoi dare il prodotto da provare, non puoi fornire nemmeno una scheda tecnica definitiva, non sai indicare il prezzo di vendita, a magari non puoi dire dove sarà distribuito, si scapicollerà a scriverne, dando la formidabile notizia ( un vero scoop) ai suoi suoi avidi lettori… E in ogni caso, ovviamente, vivrà quattro lunghi, estenuanti mesi nella snervante attesa della effettiva disponibilità del prodotto, per poterne finalmente scrivere ancora: non ci dormirà la notte, accidenti, e me lo troverò la mattina raggomitolato sugli scalini dell’ufficio (dove ha passato la notte). E al mio passaggio mi si abbarbicherà sui polpacci, implorando con lo sguardo vitreo : “.. un sample, un sample ti prego, non ce la faccio più….”

Questi comportamenti sono esempi di un vizio più sottile ( e pericoloso), ovvero la tentazione di pensare che la comunicazione possa sostituire i fatti, credere che un bel comunicato possa nascondere errori, ritardi, mancanze, debolezze.

La storia è piena di esempi grandi e piccoli che questo assunto è davvero una pia (nonchè ridicola) illusione. Assegnare alla comunicazione (e alle Relazioni Pubbliche in particolare) un simile compito significa non capirne la reale potenzialità in positivo.

Ma la storia, lo sappiamo, non insegna nulla, quasi mai.

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Pragmatic, please !

Tra i numerosi e interessantissimi documenti pubblicati in occasione della Global PR Blog Week 2.0 , vi segnalo al volo due su cui vale davvero la pena di soffermarsi.

Il primo , di Tom Murphy, è incentrato sulla necessità di un nuovo approccio alle PR, più pragmatico, e esamina il ruolo e lo status dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Ne riporto di seguito un passo riassuntivo:

“I believe that a pragmatic approach to Public Relations can make a major contribution to helping us to successfully navigate the potentially difficult changes that lie ahead. While I don’t advocate using new technology, for technology’s sake, I do passionately believe that we are seeing a major shift in how PR will interact with clients and their audiences. There is an opportunity for PR to extend its influence beyond its current remit, but there is also an inherent threat that if we shirk the responsibility then other marketing disciplines will be only too happy to step in and fill the gap. By taking pragmatic decisions based on sound information I believe we can and will navigate this changing environment. The cost of failing to understand how the world of communications is changing is simply too high.”

Il secondo è di Shel Holtz , autore già noto ai frequentatori di questo blog. Il tema su cui si sofferma il buon Shel è l’evoluzione del rapporto tra comunicato stampa e blog. Anche qui vi propongo un breve estratto.

“In other words, as professionals we should recognize that blogs and press releases are both tools of our trade, and that we should use the tools at our disposal based on their ability to accomplish the task at hand. Indeed, blogs will grow in importance as a channel for public relations. Given the declining impact of press releases in general (due to email overload, the volume of bad releases, and a host of other issues) and the ascent of blogs, it makes good sense to use them – where it makes sense. It makes equally good sense to continue to use press releases in instances where they will do the best job. And it makes the best sense to figure out how these tools can work together to produce the most satisfying outcomes.”

Meditate gente, meditate.

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Corporate blogging dilemma

Il tema del corporate blogging è davvero uno di quelli “caldi”, nel senso che scatena tra gli addetti ai lavori e non discussioni davvero accese.
Non posso fare a meno di segnalarvi la notevole discussione nata da un mio post su IMLOG proprio a proposito del corporate blogging.

Nel frattempo vi segnalo anche che c’è chi di dubbi sul blogging ne ha davvero pochi: Sun Microsystem in particolare spinge molto sul blogging interno.

Un articolo su Infoworld ci racconta di come Sun si stia adoperando per sviluppare ulteriormente l’attività di blogging dei propri dipendenti.

18 mesi dopo il lancio del programma, Sun stima che un numero compreso tra 1.500 e 2000 persone abbia preso parte a questa attività, e annuncia, come ulteriore passo per il potenziamento dell’infrastruttura interna , la possibilità per i blogger di postare facilmente contenuti di tipo multimediale.

Mi sembra da sottolineare il commento di Tim Bray, Director of Web technologies in Sun. Bray afferma che ci sono innumerevoli esempi dei benefici che i dipendenti e l’azienda stessa hanno tratto da questa attività. I blog hanno di fatto aiutato alcuni addetti alle vendite ad aprire le porte di clienti potenziali che in passato non riuscivano ad approcciare.
Da una prospettiva di marketing, Bray sostiene che dando voce a dipendenti che dimostrano di essere “passionate about IT”, l’immagine di Sun ne ha tratto un deciso giovamento.

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Tecnologie emergenti

Credo sia interessante dare un’occhiata alle tecnologie emergenti, almeno secondo la venerabile opinione di Gartner, che ha recentemente pubblicato “2005 Hype Cycle for Emerging Technologies”.

Mi sembra utile sottolineare che Gartner ha suddiviso le tecnologie in tre grandi aree (Collaboration, Next Generation Architecture e Real World Web)

E indovinate che cosa ha indicato (tra le altre) Gartner nell’area della collaboration ?

Ecco un estratto dall’articolo dedicato all’argomento da Tekrati :

(…)
Really Simple Syndication (RSS). RSS is a simple data format that enables web sites to inform subscribers of new content and distribute content more efficiently by bypassing the browser via RSS reader software. RSS is widely used for syndicating weblog content but its corporate use is only starting to be tapped for activities such as corporate messaging. Its simplicity makes it easy to implement and add to established software systems. Gartner predicts that RSS will be most useful for content that is ‘nice to know’ rather than ‘need to know’.

Corporate Blogging. This involves the use of online personal journals by corporate employees, either individually or in a group, to further company goals. It reached the peak of hype in 2004 although mainstream firms have not yet got involved. Its impact will be on projecting corporate marketing messages primarily and secondarily in competitive intelligence, customer support and recruiting.

Wikis. A simple, text-based collaborative system for managing hyperlinked collections of web pages; it usually enables users to change pages or comments created by other users. Wikis are becoming available from commercial vendors, in addition to many open-sourced products, but not yet from established enterprise vendors. However, they are widely used as collaborative, distributed authoring systems for online communities, especially those using open-source projects. Gartner predicts that Wikis will impact ad hoc collaboration, group authoring, content management, web site management, innovation, project execution and research and development.
(…)

Se lo dice Gartner…..

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Blog PR (Reaction tecnique blues)

Prendo spunto da un articolo apparso su PRWeek per tornare su un argomento a me molto caro.

Credo che uno delle sfide “emergenti” per le aziende sia capire qual sia l’atteggiamento più corretto da tenere di fronte a un blogger che critica in modo più o meno pesante l’azienda stessa, i suoi prodotti, o il suo management.

Le domande che il responsabile della comunicazione e l’agenzia di relazioni pubbliche immediatamente si pongono sono : il blogger che ce l’ha con noi è un influencer “pericoloso” ? Come lo trovo ? Si deve reagire ? Come ?

Il fenomeno dei blog rende la risposta a queste domande un po’ più complessa e, sotto certi aspetti, delicata rispetto ad un articolo pubblicato su un quotidiano.

Mi sembra che la raccomandazione di base espressa da Jonathan Carson, CEO di BuzzMetrics, sia condivisibile al 100%: “La cosa più importante è entrare in questo mondo “culturalmente”, il che significa leggere costantemente i blog per conoscerne la cultura. Bisogna anche conoscere gli strumenti disponibili per trovare quello che stiamo cercando. Questa è una delle competenze che le agenzie di PR devono avere”

Insomma, le aziende e le loro agenzie di PR dovrebbero cominciare a esplorare e conoscere la blogosfera e , attraverso strumenti come Technorati o altri blog tracker, verificare chi parla di loro e in che termini. Il monitoraggio è essenziale per comprendere come funziona la “pyramid of influence” e capire come commenti e opinioni filtrano atttaverso i blog.

E’ evidente che a fronte di un commento negativo, per quanto pesante, è fondamentale capire quale è il livello di ascolto e credibilità che nella blogosfera viene assegnato al blogger in questione. Naturalmente la quantità di visite è un primo elemento. Se viene visitato 9 volte al mese, probabilmente il “pericolo” è davvero limitato e un interveto diretto non è necessario. Tuttavia la valutazione quantitativa può trarre in inganno. 200 visite al giorno sono tante o poche ? Senza una conoscenza della capacità influenzatrice del blog, non si può prendere una decisione appropriata. Questo è particolarmente vero, come sottolinea Mike Manuel, client supervisor di Voce Communication, per i siti di nicchia o specialistici , dove il traffico può essere molto ridotto, ma la capacità di influenzare il mercato elevatissima.

Ma una volta che si decide di rispondere al blogger , quali sono le linee guida ?

Innazi tutto niente reazioni ” a caldo”. Prima conoscere e capire.

Una buona strategia viene così sintetizzata da Lynann Bradbury di Waggener Edstrom : “inform, not influence, involve, not invoke”

Occorre accettare e gestire una conversazione, avere interesse e rispetto dell’opinione contraria, confrontarsi e argomentare.

E , lo ripeto una volta di più, evitare di rispondere pubblicando stralci di comunicati stampa o comunque adottare un linguaggio “corporate”

Concludo riportando i 6 consigli pratici con cui si chiude l’articolo:

Technique tips

Do be conversational in your outreach, as blogs are a conversational medium

Do research the blogger before reaching out, as you would with any other journalist

Do read blogs regularly so you get to know the medium well

Don’t pitch or send press releases

Don’t use PR or marketing language

Don’t send anything to a blogger that you don’t want to see on the blog five minutes after you do so

Aggiungo, tanto per chiarezza, che se il nostro blogger ha ragione nella sua lamentela , e noi lo sappiamo, bisogna avere il coraggio di ammetterlo subito e darsi da fare per porre rimedio. (e questa è una regola generale, e non è la prima volta che lo sottolineo)

In definitiva, ricordiamoci che i blog sono, sotto ogni punto di vista, una opportunità nuova e ricca di potenzialità.

Per tutti.

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Distonie (SMAU blues)

Immaginate …

un’organizzazione di ecologisti che vi manda un invito a una manifestazione confezionato in una busta di plastica non riciclabile.

un libro sulla pace con prefazione di George Bush

una degustazione di vini da meditazione sponsorizzata da Coca Cola

un convegno sulla obesità infantile con relazione introduttiva di un responsabile McDonald…

Qualcosa vi disturba ? Un senso di confusione, di smarrimento ? Manca credibilità ?

Beh, qualsiasi cosa sia, avete ragione di sentirvi a disagio. Qualcosa non funziona, non convince, non rassicura.

E’ quello che ho provato anch’io quando ho letto che quest’anno SMAU accetta gli accrediti dei giornalisti solo ed esclusivamente via fax. E sottolinea che non verranno accettate richieste inoltrate via email. Capito bene ? Una manifestazione dedicata alle tecnologie digitali pretende l’utilizzo di quella che Franco Carlini, scrivendo sul Corriere della Sera, ha (giustamente) definito “la più desueta e sprecona delle tecnologie di comunicazione”. “…Un modo perfettamente razionale per fare arrivare giornalisti arrabbiati o per non farli arrivare del tutto”, prosegue Carlini

Che sensazione provate ? Vi sembra che la nuova proprietà di SMAU abbia una qualche idea su cosa sia la comunicazione oggi ? E si sono accorti che SMAU è una manifestazione IT e non un museo delle tecnologie passate ?

Per l’anno prossimo piccioni viaggiatori o segnali di fumo ?

Boh……

Qui l”articolo di Carlini.

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Morons domination blues

Durante le ferie l’amico Carlo Odello ha lasciato un interessante contributo al mio post “PR people are morons

Voglio riprenderlo e sottolinearlo, perchè non capita spesso di poter ascoltare i commenti sulle qualità delle attività di relazioni pubbliche e ufficio stampa da parte dei giornalisti.

Riprendo il commento di Carlo:

“A proposito di incapaci, Le riporto quanto mi è stato scritto da una giornalista che lavora all’interno della redazione di uno dei più grandi settimanali italiani:

“Il più delle volte [gli uffici stampa] sono gestiti da uffici di pubbliche relazioni e organizzazione eventi che hanno diversi clienti ma seguono una logica aziendale invece che giornalistica. I comunicati stampa sono focalizzati su un unico argomento, le ragazze che li spediscono non sanno nulla al di fuori di quello che c’è scritto e se il giornalista ha bisogno di qualche informazione in più comincia un giro tortuoso di ricerca informazione, contatti con l’azienda eccetera eccetera, che fa solo perdere tempo. La scarsa preparazione e l’ocaggine (purtroppo è così) delle fanciulle che sono solo delle yes-women è una delle caratteristiche più irritanti e nocive. Nei casi (rari, purtroppo) in cui i comunicati stampa sono scritti e gestiti da giornalisti, ce ne si accorge subito, e infatti, guarda caso, vengono quasi sempre pubblicati”.

Non credo che occorrano ulteriori sottolineature.

Rimane il grande interrogativo: come far percepire tutto ciò alle aziende ?
Possibile che i responsabili marketing e comunicazione non si rendano conto di tutto ciò ?
Cos’è che non funziona nelle loro percezioni rispetto a qualità dell’attività e risultati ottenuti ? Mah…

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1000…. (Summer blog blues)

Eh, sì. Sono rientrato. E con una sorpresa : durante il mese di agosto ho sfondato il tetto delle 1000 visite (oltre 1100 per la precisione).

Che dire: il pensiero che mentre inseguivo i miei pargoli sulle calde sabbie abruzzesi un manipolo di volenterosi lettori ha continuato a bearsi (si fa per dire) con le mie elucubrazioni, devo dire che mi confonde e mi gratifica.

Che posso dire, sarà banale (ogni tanto si può) , ma grazie a tutti.

Lasciatemi riordinare le idee (poche ma confuse, come sempre), e ripartirò con la pesante responsabilità di non deludere il mio vasto pubblico.
(bello montarsi un po’ la testa…)

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