“The problem with most companies is they have implemented a tools-based strategy, and as everyone knows, say it with me class, “That is not a strategy at all!”
Steve Farnsworth ci invità così a riflettere sull’effettivo significato di certe “cosiddette” social media strategy, che strategie in realtà non sono affatto.
Avete la vostra luccicante pagina Facebook, quella Linkedin, Twitter, e voilà siete nel marketing 2.0. O no….?
Avete assi, chiodi e martello, ma il vostro progetto ?
Lo scopo ultimo di un’attività di relazioni pubbliche (social e non) è quello di avere un impatto positivo sulle percezioni che clienti e stakeholder hanno circa la mia azienda, i miei prodotti, di attivare dei processi virtuosi che hanno come fine ultimo (non dimentichiamolo) risultati di business.
Se non ho chiarito quali sono i messaggi, attraverso quali contenuti trasmetterli, come attivare le conversazioni coi miei pubblici, non ho in realtà alcuna strategia.
Sottolinea il buon Steve:
“Fundamentally, marketing has always been about conversations between the maker and buyers of goods or services. In the past it was always one-to-many, like broadcast advertising. However, given the role of the Internet in our everyday communications we now have a many-to-many or omni-directional conversation, with consumers talking and sharing with others on a massive scale.”
Sviluppare una attività di comunicazione sui social media con la convinzione di vivere ancora in un mondo in cui si ha il controllo del messaggio e del mezzo non porta evidentemente da nessuna parte.
Creare una vera strategia significa insomma domandarsi dove è la mia audience e in quali contesti i clienti parlano della mia azienda e dei miei prodotti.
Occorre capire come, perché e dove si parla del mio brand, identificare cosa è rilevante, e poi, di conseguenza, costruire e diffondere i contenuti che supportano i miei obbiettivi di business .