“Volapük” vi dice qualcosa? No ? Beh, non angustiatevi, non è poi così grave… Non credo siano in molti a ricordarsi del signore qui a fianco, ovvero Johann Martin Schleyer, sacerdote cattolico tedesco, inventore della lingua artificiale Volapük. Leggiamo su Wikipedia: “Secondo il suo stesso racconto, il progetto di una lingua ausiliaria internazionale gli venne dalla lamentela di uno dei suoi parrocchiani, un contadino semianalfabeta il cui figlio era emigrato in America ma non poteva essere più raggiunto per posta poiché le Poste degli Stati Uniti non riuscivano a leggere la scrittura del padre, che per questo problema non poteva neanche ricevere sostegno economico. Schleyer ebbe quindi l’idea di comporre un alfabeto che servisse per la scrittura di tutte le lingue; ma quella notte fece un sogno, nel quale Dio gli suggeriva di inventare non un alfabeto internazionale, ma una vera e propria lingua ausiliaria internazionale.” E così pubblicò nel 1880 un libro in cui presentava questa nuova lingua.
Mi pare che il nostro Schleyer potrebbe essere proclamato protettore di tutte quelle aziende che sono convinte di poter comunicare con il mercato utilizzando un proprio vocabolario e una propria “grammatica”, costruita a uso, consumo e soddisfazione totalmente interna.
Mi sono già intrattenuto sul fenomeno delle aziende che si parlano addosso e si aspettano di essere ascoltate da tutti, ma , capitato per caso sul Volapük, la storia della lingua che voleva essere universale, ma non se la ricorda nessuno, mi ha stimolato a scriverne ancora.
penso all’esperanto.. l’inventore, l’ oculista Zamenhof lo pubblicò intorno a quegli anni.. intorno al 1870-80.. se non erro.
è interessante la tua riflessione