Back to basics (Useful Blues)

Mi pare sempre utile dare ogni tanto un occhio a qualche vecchia, cara definizione di base, se non altro per non distrarsi troppo con tecnologie emergenti e nuovi media e ricollocare il tutto nell’ambito di una visione più ampia e produttiva.
 
Colgo la riproposizione del buon  Shel Holtz   in un bel post intitolato “Relationships as a PR goal”, e ve la riporto fedelmente:

- At its core, public relations is the management of an organization’s efforts aimed at building and maintaining positive relationships with its strategic publics. A strategic public is one that, in the absence of a strong relationship, could produce obstacles to the organization’s ability to achieve its objectives.

- Public relations is about influence. Organizations can and should wield influence ethically. Among academics, ethical public relations is often referred to as “two-way and symmetrical.” That is, the relationships result in win-win scenarios in which both the organization and the public achieve their goals. The tools of two-way symmetrical communication include negotation and boundary-spanning.

Ma più avanti trovo anche questa stimolante considerazione:

“As conversations become the principal characteristic of company-public engagement, the relationships themselves will prove more valuable to organizations than influence. As with the notion of the mission statement, focusing on relationships for their own sake will surely lead to the outcomes organizations seek (sales, friendly regulatory environments, minimal activist activity, support for initiatives, etc.). Or, to put it more simply, who needs to wield influence when you’ve got friends ?”

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3 risposte a Back to basics (Useful Blues)

  1. laura scrive:

    Caro enrico, ho una domanda da porti. un dubbio che mi perseguita da quando mi occupo di ufficio stampa corporate. Fino a che punto il cliente ti può stravolgere il comunicato passatogli in approvazione? non parlo dei contenuti ma della forma: ho un paio di clienti che cambiano radicalmente la forma del comunicato, stravolgendone le basi. come devo comportarmi?
    scusa se non centra col post ma sono alle prese con l’ennesima correzione.. sono stremata e non oserò inviare alle redazioni il temino redatto dal cliente..

  2. Enrico scrive:

    Laura carissima, è una questione delicata, e, per quanto mi concerne, trovo fondamentale che il cliente riponga fiducia nell’agenzia. Il consulente per la comunicazione sei tu, sei tu che conosci la forma più appropriata e efficace per comunicare con i media; so che spesso rivendicare questo ruolo costa fatica, spiegazioni e una sorta di estenuante “training” del cliente, ma diversamente il nostro ruolo diviene solo quello di “passacarte”. Occorre dare valore al nostro lavoro e difendere la nostra professionalità, sotto ogni aspetto. E poi è importante che i giornalisti quando ricevono un comunicato firmato da te non debbano pensare male della tua capacità di scrivere… l’ “e-cestino” è a un click di distanza…. è valore per te e per la comunicazione del cliente.

  3. laura scrive:

    enrico, ti ringrazio. è un argomento delicato e alla fine, non lavorando per una società non solo legata alle p.r. (è un’agenzia di pubblicità con reparto media relation)gli account e i direttori clienti sono poco rigidi verso il nostro lavoro, ogni tanto lo dequalificano davanti al cliente stesso. ma è una dequalificazione basata sulla scarsa chiarezza che hanno del nostro lavoro…
    grazie ancora enrico e rinnovo il buon week end!