Vi segnalo un imperdibile
post di Richard Edelman, dal titolo “A Jarvis Moment” che, ancora una volta, mi ha procurato quella simpatica (ma sbagliata, lo so…) sensazione di “mal comune mezzo gaudio” che ogni tanto mi procura la lettura delle disavventure delle relazioni pubbliche oltreoceano.
In sintesi, Il Nostro si è trovato a dover riempire un modulo govenativo, in cui era necessario indicare la professione: niente di più facile, deve aver pensato.
Peccato che al primo tentativo, il solerte impiegato ha spiegato a Mr. Edelman come “PR ” o “Public Relations” non fosse abbastanza specifico, e ne’ lui ne’ il suo supervisore sapevano che professione fosse… Il Nostro ha fatto un tentativo con “corporate and marketing communications”. Niente da fare, l’espressione era troppo lunga per il form. Ma il buon Richard non si è scoraggiato e ha cominciato a parlare dei suoi clienti, dei più recenti progetti che aveva sviluppato per Dove, Wal-mart, General Electric… Niente da fare. Alla fine, disperato si è dovuto adattare a descrivere la sua professione “advertising”. Vi riporto l’amaro commento di Edelman:
“This is what used to happen when I was just a “newbie” in the business in the late 70s and early 80s. It could not still be happening to me. Fellow PR people, we have still have a lot of work to do on the image of the industry. Beyond the executive suite, we are either unknown or pigeon holed into the “masters of spin” camp. In fact we are central to business transformation, whether it is for Wal-Mart, P&G or other major global corporations. Let’s persuade our clients to allow us to talk about the work we do so that we can educate the broader publics about the benefits of what we do. In that way we can avoid this type of humiliation for future generations of PR people.”
Posso solo immaginare lo scoramento di un uomo come Richard Edelman, uno che delle PR ha fatto la storia, di fronte a un episodio del genere.
Nel mio piccolo , posso solo dire che so di cosa parla…
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ciao! che bel blog! credo che lo frequenterò spesso ora che l’ho scoperto! io non ho più scritto la professione sulla carta di identità, così evito i problemi. quando devo spiegare il mio lavoro genericamente dico che lavoro nel mondo della comunicazione….. povere pr bistrattate! ciao federica (ps: lavoro in una piccola agenzia di pr)
Federica,grazie per l’apprezzamento. Vai anche a dare un’occhiata al dibattito che è nato sul blog di Edelman Italia.
Ciao.