Art Communication (Critic Language Blues)

“La ricchezza della ricorsività non viene alla luce solo nell’addizione e nella mera ripetizione. Prende vita, soprattutto, attraversando una serie di ritrovamenti, reperti simili di entità diverse tra loro. Perché la ciclicità, l’insistenza collezionistica, l’infinita accumulazione di uguali assottigliano i confini della definizione. Così persino gli elementi di scarto, oggetti rugginosi, possono compenetrarsi, annullandosi man mano che arrivano a completamento. E l’arte sfida il dissolvimento dell’accumulazione, sfruttando le analogie e le politure che ne derivano, raggiungendo le affastellanti abrasioni della perdita. In fondo, giù fino all’essenza.”
 
Giuro, volevo solo leggere di una mostra che mi aveva incuriosito, e mi sono trovato davanti questa “spiegazione” critica.
 
Ma possibile che l’arte non si possa comunicare, spiegare in un modo un po’ meno inaccessibile ? Se qualcuno ha una traduzione sotto mano, prego, illuminatemi.
 
L’ho trovato qui.
 
 
(Foto: Wassily Kandinsky, Softened Construction, 1927)

Precisazione: il quadro non c’entra nulla col commento critico, semplicemente adoro Kandisky…
   
 

 
 
 
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4 risposte a Art Communication (Critic Language Blues)

  1. Anonymous scrive:

    Non credo che il fine dell’autore del’articoletto sia quello di “spiegare” l’arte quanto quello di mostrarsi colto e raffinato.

    La critica d’arte e’ un torneo duro, con poche posizioni disponibili ai vertici, ancor meno tempo per arrivarci e tantissimi disposti a entrare in gara anche con incentivi monetari piccoli o nulli

    La pubblicazione che segnali e’ una sorta di palestra, non certo il luogo adatto per cercare buona critica – che sempre critica e’, quindi con delle asperita’ –

    prova qui

    http://www.frieze.com/

    T

  2. Enrico scrive:

    D’accordo, ma la mia domanda di fondo rimane: con chi vorrebbe comunicare questo linguaggio ? Perchè c’è la convinzione che per mostrarsi colti e raffinati bisogna essere ermetici e incomprensibli ? (grazie per il link)

  3. Anonymous scrive:

    “con chi vorrebbe comunicare questo linguaggio ?”

    Ecco appunto, vorrebbe comunicare con le “teste” delle poche riviste d’arte contemporanea esistenti in Italia e cosa vorrebbe comunicare? eccomi, sono qui sono sveglio e ho letto di filosofia e di teoria d’arte.

    Ci riesce? non penso perche’ non ha la misura e la “visione” (complessita’ strutturale e non formale /originalita’ di approccio sulle opere) che arriva con il tempo…

    D’altronde pero’ si potrebbe ribaltare il punto di vista leggendo un articolo di una rivista specializzata in tecnologia..anche li ci si impigrisce su formule strausate ma incomprensibili , si abbonda in tecnicismi e altro.

    non so, forse sbaglio

    T

  4. Enrico scrive:

    Ammetto che la sua osservazione sulle riviste di tecnologia calza…
    Noi come comunicatori abbiamo spesso il compito (non sempre facile)di convincere le aziende a comunicare in modo comprensibile, mentre spesso ricevo comunicati stampa da tradurre che potrebbero essere letti forse da un ingegnere elettronico… una volta ho contato 12 acronimi (non spiegati) in 8 righe di testo…