C’è molto dibattito sull’effettivo valore del sito aziendale e dei suoi contenuti nel cosiddetto web 2.0, ovvero in un panorama dove lo “user generated content” gioca un ruolo sempre più incisivo nel formare le opinioni su prodotti e brand.
Al New Communication Forum di Las Vegas c’è stato chi, come David Weinberger e John Bell (Ogilvy PR) hanno sottolineato che ormai si cercano informazioni sulle aziende prima nella blogosfera, atttraverso Google News, Technorati e simili, poi eventualmente nel sito aziendale, che perciò perderebbe di fatto molto del suo valore.
Forse si tratta di una punto di vista un po’ estremo. Credo che abbia ragione Shel Holtz, secondo il quale in ogni caso giornalisti, investitori e analisti continueranno a visitare press room e investor room.
Ma la strategia della aziende dovrebbe secondo me andare oltre: è possibile conquistare maggiore credibilità affrontando senza remore le eventuali questioni aperte e le critiche direttamente dalle proprie pagine istituzionali. La strategia dello struzzo non porta da nessuna parte, e anzi convince chi cerca notizie che il sito dell’azienda non è una fonte da consultare. Rifiutando il confronto su issue che sono di dominio pubblico, l’azienda perde una importante opportunità di dire la sua e in generale squalifica la crediblità della propria comunicazione.
Un nuovo importante cliente ha detto alla mia collega che ci ha scelti dopo avere visionato il nostro website. Proprio perché più ricco e informativo rispetto al sito della concorrenza. Il sito aziendale è ancora molto importante, l’integrazione con strumenti come il blog è comunque altrettanto importante nell’ottica di una maggiore interazione. Per questo noi abbiamo un website che integra blog e newsletter (nessuno dei due ha però cadenza regolare: i contenuti vengono pubblicati solo quando d’interesse, non ci è mai sembrato una buona idea scrivere per scrivere, inoltre il tempo è sempre tiranno e ci porta a selezionare con cura i contenuti da pubblicare on line).