A proposito di blog e aziende… (Blogging Apple Blues)

….. E mentre qui da noi si discute (proficuamente) del rapporto tra grandi corporation e blogosfera (vedi un paio di post sotto la faccenda dell’aperitivo Cisco) ecco che un episodio forse anche un tantino più “pesante” ripropone, sotto un’altra luce,  il tema.

Il post che ha fatto perdere  la sciocchezza di 4 miliardi di dollari in borsa alla Apple (qui una ricostruzione de La Stampaqui la versione già emendata del post di Engadget con le spiegazioni del caso) riapre il dibattito sul ruolo dei blog come fonte di informazione più o meno attendibile. 

Nel mio commento al post di Lele Dainesi sulla faccenda dell’aperitivo di Cisco mi domandavo :  “Si invitano i blogger come si invitano i giornalisti ? Invitare 100 blogger significa invitare 100 testate ? ”  Se lo domandassimo a qualcuno di Apple oggi la risposta sarebbe un’occhiataccia iniettata di sangue.

Certo si potrebbe dire che, per come è stata architettata la cosa, lo stesso risultato sarebbe stato probabilmente ottenuto con un giornalista di una qualsiasi testata online, e qui forse si sta speculando un po’ troppo sui blog poco attendibili, che fanno solo informazione spazzatura, etc. etc.

Anzi, forse, una volta caduto nel tranello, Engadget è stato probabilmente più veloce di qualsiasi testata giornalistica a correggere il tiro. Fatto sta che è stato sufficiente a creare il tracollo in borsa su cui sicuramente qualcuno ha fatto in tempo a guadagnare qualche bel dollarone… guardate cosa è successo in questa immagina tratta da www.worldofapple.com ….

La morale ?  Non ci sono dubbi che monitorare le blogosfera sta diventando una necessità imprescindibile per molte aziende. Ma il punto forse più delicato rimane, in generale, una volta  evidenziato un potenziale problema, se e come reagire.  Mentre nel caso di Apple non ci potevano essere assolutamente dubbi sulla necessità di una reazione il più possibile diretta e veloce per limitare i danni, in molti altri casi post e commenti negativi devono essere valutati con grande attenzione e prudenza.  Se il possibile impatto negativo è davvero grave , in ogni caso la risposta dell’azienda deve essere improntata alla massima trasparenza, per non aggiungere danno al danno. Se risponde, l’azienda lo fa in prima persona o attraverso un portavoce che si qualifica come tale. E lasciando, per quanto è possibile, da parte gli avvocati e le minacce. ( diffamazioni vere e proprie a parte naturalmente…)

 

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