L’articolo pubblicato da Marco Tracinà merita qualche osservazione e offre parecchi spunti di discussione.
Il tagliente Marco così inizia le sue considerazioni:
“Blogger e autorevolezza, blogger e indipendenza. La blogosfera è vasto ambiente dalla difficile valutazione ma sempre troppo pericolosamente vicino all’interesse privato, perennemente in bilico su situazioni che, gestite male, potrebbero portarla a perdere, e definitivamente, la grande valenza informativa riducendone drasticamente le fonti attendibili. A discapito dell’utente/lettore.”
Certo, sui blog si trovano, come dappertutto, informazioni interessanti e bufale, schifezze e tesori. Ma mi piacerebbe anche capire meglio cosa si intende per “interesse privato”. Essendo il blog nato come strumento di comunicazione/conversazione personale, “privato” un po’ lo è sempre. Certo, c’è chi è trasparente e chiarisce chi è cosa fa, soprattutto se parla di temi che hanno a che vedere con i suoi interessi e professione, e chi trasparente non è.
Ma c’è un punto su cui mi trovo in disaccordo:
“Sono molti i blog italiani che hanno saputo conquistare un’autorevolezza della fonte grazie al preciso e chiaro lavoro di chi li ha pensati e pubblicati (molto spesso giornalisti o editori) seguendo le rigide leggi dell’informazione.”
Davvero non mi sembra che i blog scritti da giornalisti e editori debbano di regola essere più autorevoli di altri: ci sono moltissimi blog, scritti da professionisti di vari settori, che, all’interno di specifiche aree di interesse, se non di nicchie, hanno conquistato, per competenza e capacità di comunicazione, una specifica e elevata autorevolezza. Questi blog costituiscono, all’interno di quell’area, una risorsa di valore.
Francamente eccessivo mi pare il giudizio sui corporate blog, (estrapolo):
“…tralasciando i casi di blog corporate che, almeno in Italia e per la maggior parte di essi, restano un ”caso” di pessima gestione dello strumento… “
Certo, forse non mancano i cattivi esempi, ma perchè ignorare casi come la comunità Ducati o alcuni blog di prodotto (come Fring) che invece sembrano dare qualche indicazione positiva sull’utilizzo del blog da parte delle aziende ?
Pareri ?
P.S. volevo scrivere a Marco e invitarlo a conversare sui temi di cui sopra, ma non riesco a trovare un suo indirizzo email….
bhe scrivendo “…tralasciando i casi di blog corporate che, almeno in Italia e per la maggior parte di essi, restano un ”caso” di pessima gestione dello strumento… ” non dice proprio un bel niente, un gran trionfo della banalità e della generalizzazione alla massima potenza.
Questo giornalista fa un uso esagerato di parole come “molti”, “maggior parte” “troppo” ” troppo spesso”.
Probabilmente è stato costretto a scrivere di blogosfera e sapendone poco si è buttato sui luoghi comuni ed il sentito dire.
Questo è il mio piccolo parere.
Enrico, ti ho risposto al tuo indirizzo di posta elettronica.
@Giulia: vai adagio con i giudizi, fidati…
ciao
MT
Generalizzare è sbagliato come nello specifico difendere a prescindere la blogosfera, come fatto personale.
Mancando nomi e fatti il giudizio sul pezzo giornalistico deve rimanere sospeso, ma la demonizzazione non aiuta il confronto.
In ogni categoria c’è del marcio e la blogosfera non è esente, pur riconoscendoci la piena libertà di espressione e spesso contenuti di livello contenutistico elevato.
Per metafora un vino scadente resta tale se venduto al supermercato o in ristorante stellato.