Influenzami, diventeremo amici… (Blogosphere Influencers Blues)

Trovo molto stimolante e opportuno il post di Shel Holtz sul tema della capacità dei blogger di influenzare le scelte di acquisto, ovvero più in generale il mercato. Che cosa sono realmente capaci di fare gli A-lister, come vengono talvolta definiti i blogger più influenti ?

Lo spunto viene da uno studio:

“There’s a fair amount of buzz over a study issued recently from the Canadian research firm Pollara that supports the notion that influential bloggers aren’t really so influential. Eighty percent of the 1,100 adults polled in December reported that they would be more inclined to make a purchase recommended by friends and family compared to only 23% who would consider recommendations from “well-known bloggers.”

Why this comes as a surprise to anybody escapes me. I would have bet real money on this. After all, would you buy a particular new car based on what a well-known auto critic wrote in a daily newspaper or what Uncle Marvin told you after he’d been driving one for six months? “

Prosegue Shel:

“..What’s more surprising to me is the conclusions people are drawing from the study. Rubel, for instance, suggests that outreach efforts that focus on reach miss the big picture. “Trust is by far a more important metric.”

Really ? Whatever happened to the importance of building awareness? While the influential bloggers—the so-called “A-listers”—may not have influence, they do have eyeballs. They are A-listers, after all, because people read them. I may have greater trust in my friend in the next cube, but where did he hear about it? And if he heard about it from a trusted friend or family member, they read about it from a source that gets broad distrtibution. The information has to start somewhere.”

Ma allora qual’è in realtà l’obbiettivo possibile di certe “campagne” che le aziende rivolgono verso alcuni blogger ?

“My goal in reaching out to widely-read bloggers is not to trick them into using their influence to get other people to buy the product. It is, rather, to create awareness and get people talking.”

Shel conclude con una interessante e saggia osservazione: ci sono molte dimensioni sotto cui questi processi possono essere valutati, molte sfumature, molte “shades of grey”. Lo studio in questione dovrebbe forse significare che non vale la pena di raggiungere blogger con pubblici particolarmente ampi in confronto a piccole comunità o gruppi con livelli di “trust” più elevati ? Certo no: “Those blogs with high levels of readership are one way to kick-start the conversation among the groups of trusted individuals in the first place.”

A adesso una domanda: secondo voi inziative rivolte ai blogger come quelle lanciate attorno a un brand come Alixir, hanno davvero senso ? Sono davvero concepite per far partre le conversazioni o si pongono in realtà in modo “promozionale” nel senso più tradizionale del termine, e quindi usano di fatto logiche “vecchie” verso un fenomeno totalmente nuovo e diverso ? I contributi sono benvenuti…

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10 risposte a Influenzami, diventeremo amici… (Blogosphere Influencers Blues)

  1. ELMANCO / Stefano Ricci scrive:

    Eh… argomento delicato, e completamente “work in progress”, che sto provando sulla mia pelle!

    Purtroppo/per fortuna io vivo lontano da Milano e Roma e perciò, dopo l’entusiasmo e curiosità iniziale, sto iniziando a declinare le offerte di coinvolgimento in iniziative del genere a meno che non siano veramente pertinenti alla linea editoriale del blog (cosa che non capita spesso). Gli spostamenti costano tempo e sono pochissimi i blogger che campano della personale attività editoriale.

    Tuttavia credo che il più delle volte queste iniziative possano servire alle aziende non tanto per influenzare il pubblico (i numeri spesso sono troppo bassi) quanto per capire se strada stanno prendendo è quella giusta: la blogosfera è un rilevatore sensibilissimo, altro che la TV.

  2. Enrico Bianchessi scrive:

    ma tu credi che i blogger siano rappresentativi per qualsiasi mercato di massa ? Forse per mercati “spacialistici” o di nicchia o di tipo professionale… ma Alixir ?…

  3. [m]m scrive:

    era esattamente il dubbio del mio post blogging buzz :)

    cosa ci avrei azzeccato io con alixir? pero’ la prossima volta che si offrono di pagare la trasferta ci vado :) (forse)

  4. ELMANCO / Stefano Ricci scrive:

    Ma ci sono blogger e blogger: quelli che parlano di alimentazione, salute e lifestyle mi sembrano pertinenti, no?
    Se però obietti che siano pochi per numero ed influenza… può anche essere, ma non saprei dirlo!

    Io parlai di Alixir mesi fa dal punto di vista grafico-comunicazione: ci azzeccavo anche ma di spostarmi a Roma un week end solo per quello sta volta non ne avevo voglia.

  5. Mirko scrive:

    Carissimo, ottimo spunto di riflessione…Per Alixir abbiamo organizzato un incontro con i blogger finalizzato a spiegargli il prodotto – davvero nuovo e difficile da comprendere sotto molti aspetti e lanciato in un mercato molto critico, quello alimentare -, e per fargli conoscere le persone che l’hanno progettato, che desideravano instaurare un dialogo e confrontarsi con la blogosfera. Un gesto di apertura dell’azienda verso la Rete che credo possa essere considerato in ogni caso positivo. Il ritorno per l’azienda? Persone più informate, che possono quindi giudicare meglio. Sempre con la propria testa ma con tutti gli elementi (prova/assaggio prodotto compresa), per esprimersi senza pre-giudizi.un saluto

  6. Enrico Bianchessi scrive:

    Grazie Mirko, vedo che hai colto al volo la mia provocazione/invito…

  7. Francesco Izzo scrive:

    Credo che sia aperta la caccia ai blogger più influenti per iniziare a testare il reale impatto del social marketing. Io so dell’iniziativa di Audi Italia che ha organizzato una giornata in un autodromo romano per far provare ai blogger del settore – pare molto influenti – le nuove vetture.

  8. Enrico Bianchessi scrive:

    e l’Audi a Milano che fa, dorme ?? (rabbia…)

  9. matteo scrive:

    Salve a tutti!

    prima di tutto, complimenti per il blog, sempre pieno di interssanti spunti di riflessione.

    Continuando…

    Trust vs. Awareness? Direi che non regge proprio…

    Non ero presente all’evento organizzato da Barilla, ma sono sicuro che in occasione di quell’incontro, tra bloggers e azienda, ci sia stato modo di confrontarsi apertamente e “alla pari” a proposito di prodotti, marchi e approcci alla comunicazione online (e non solo…).

    Lo scambio sarà stato reciproco e l’azienda avrà sicuramente riconosciuto il valore di quella conversazione.

    Allora, tra “awareness” e “trust” potrebbe essere opportuno sottolineare l’importanza del confronto dialogico reso possibile dall’uso dei blog.

    Quindi, correggetemi se sbaglio, il modello potrebbe essere il seguente.

    Una certa azienda organizza un incontro con una community selezionata di bloggers. A seconda o meno del successo della proposta avanzata dall’azienda, una volta conclusosi l’evento, i bloggers potranno avviare delle discussioni più o meno positive su quanto è stato loro proposto.

    L’obiettivo dell’iniziativa dovrebbe essere quello di generare una molteplicità di dibattiti tra bloggers e consumatori, per poter poi analizzare quelle conversazioni e trarre utili spunti per avviare nuove iniziative più mirate. Si tratta di un lungo percorso di crescita e di ascolto principalmente, seguendo un approccio assolutamente nuovo.

    Complimenti vivissimi ai promotori dell’iniziativa.

  10. Baldo scrive:

    copio elemenco: i blogger servno per darti una dritta, ma i blog qualcosa a che fare col tuo prodotto devono averlo. Piccola riflessione: magari contattare quelli di mktg prima di fare la campagna per avere idee diverse, e non dopo quando il tutto è già confezionato…