Una interessante lista di errori comuni commessi dagli uffici stampa (interni all’azienda come dalle agenzie) ci è offerto da Becky Sheetz-Runkle su Examiner.com.
Sottolineo che questi suggerimenti provengono da un panel di giornalisti.
Vale la pena di scorrerli assieme, partendo da quelli più significativi per lo scenario locale:
1. Non leggere con una certa assiduità le testate cui vengono inviati comunicati stampa e che vengono invitate per interviste e press briefing. E’ davvero frustrante per il giornalista ricevere comunicati o proposte che sono totalmente fuori dei loro attuali interessi.
2. Inviare troppi comunicati. Non tutto quello che accade in azienda ha valore per i media. Inviare comunicati privi di contenuti assicura la “cestinatura” automatica dei prossimi che verranno inviati, inclusi magari alcuni che avrebbero invece meritato attenzione.
3. Inviare comunicati che hanno un orizzonte totalmente “interno” all’azienda e che mancano di qualsiasi prospettiva o visione relativa agli scenari “esterni” in cui l’azienda si muove.
4. Inviare più volte lo stesso comunicato. Inutile e fastidioso, rafforza la decisione del giornalista di ignorare la comunicazione.
5. Non essere in grado di mettere in contatto il giornalista con una fonte interna aziendale per un approfondimento entro 48, massimo 72 ore dall’emissione del comunicato. Un giornalista del panel di Examiner segnala che un problema di questo tipo influenza la sua disponibilità futura a parlare di quella azienda.
6. “Dimenticarsi” di chiedere al giornalista, quando lo si chiama, se è il momento opportuno per parlargli e se ha il tempo per farlo ( sembra banale, ma evidentemente non lo è…)
7. Dichiarare che una notizia è sotto embargo e poi farla pubblicare a un altro…
8. Le voice-mail sono morte.
Aggiungo un errore che molti giornalisti italiani mi hanno segnalato, ovvero lunghissimi tempi di reazione quando vengono richiesti materiali aggiuntivi di approfondimento o immagini. Personalmente in agenzia solitamente predispongo un repository online dove i giornalisti possono scaricare ciò che ritengono utile, senza tempi di attesa e senza intasare le loro email.
lo vuoi sapere il più grave degli errori enri’…
fare quantità e non qualità…
quindi 9) inviare il comunicato anche a chi non gliene frega niente; cosmetico a cronisti, d’arte a chi si occupa di censura, di economia a chi si occupa di teatro O.o
10) non aver capito un cavolo dell’internet e delle opportunità offerte dall’UGC e dalle community e dal social networking…
Studiocru mi segnala via twitter:
lasciare in chiaro tutti gli indirizzi a cui si inviano i CS. Non mettere i contatti – Scrivere CS troppo lunghi. Inviare più di un CS per volta. Inviare mail troppo pesanti. Inviare mail non intestate.
http://twitter.com/studiocru
fraebasta (viatwitter) : chi, ancora, manda comunicati con tutti gli indirizzi in A… :-/
Qualche giornalista trova irritante chi manda comunicati in formato pdf. Si preferisce il word che permette il copia e incolla di parti del discorso da riprendere integralmente.
Se il PDF non è protetto è possibile fare C&I anche da PDF. Continuo però a pensare che il megli sia il formato testo (non si trascina formattazioni) e loghi e immagini a parte. Mai provato a estrarre un'immagine da Word ?…
Concordo su tutto, epperò…
Vorrei spezzare un piccola lancia in favore dei PR. Il PR lavora per un cliente, spesso affetto da crisi di megalomania e pertanto convinto che quello che ha da dire (e tu da scrivere e mandare in giro) sia la cosa più interessante del mondo. Tu ti spolmoni, cercando di farlo ragionare e convincerlo, ma niente. E così, vergognandoti come se ti avessero trovato con le mani nella marmellata, inizi a chiamare le redazioni, sperando di non essere sommerso da una valanga di improperi. Con il giornalista amico va un pò meglio. Ti risparmi gli insulti, ma in compenso ti tocca offrirgli un pranzo di tasca tua per sdebitarti.
La “miserabile” vita del PR è anche questo…