Questa storia di Facebook che ingaggia Burson Marsteller per rovinare la reputazione di Google è triste sotto molti punti di vista.
Parto dal fondo: a rimetterci alla fine è anche la già poco solida reputazione delle agenzie di PR, il cui ruolo verrà ancora una volta visto come “torbido” e fondamentalmente disonesto. Grazie, ne sentivamo proprio il bisogno: altro che competenze e ruolo consulenziale …
Riassumo brevemente i fatti (da The Daily Beast) :
“… For the past few days, a mystery has been unfolding in Silicon Valley. Somebody, it seems, hired Burson-Marsteller, a top public-relations firm, to pitch anti-Google stories to newspapers, urging them to investigate claims that Google was invading people’s privacy. Burson even offered to help an influential blogger write a Google-bashing op-ed, which it promised it could place in outlets like The Washington Post, Politico, and The Huffington Post.
The plot backfired when the blogger turned down Burson’s offer and posted the emails that Burson had sent him. It got worse when USA Today broke a story accusing Burson of spreading a “whisper campaign” about Google “on behalf of an unnamed client.” (…) Confronted with evidence, a Facebook spokesman last night confirmed that Facebook hired Burson…”
Non male eh ?
Qualche riflessione a caldo.
1. Le agenzie di PR dovrebbero capire (sapere) che si può lavorare efficacemente solo “in positivo” costruendo e rafforzando la reputazione dei propri clienti, in modo competente e trasparente. Il resto porta invariabilmente dove abbiamo visto qui e in molte altre occasioni.
2. Ancora una volta l’agenzia di PR si è mossa ignorando totalmente le caratteristiche e la cultura dei blogger, ( e probabilmente di quel blogger in particolare) muovendosi come un elefante in un negozio di porcellane.
3. Quindi alla fine le reputazioni danneggiate sono 3: quella di Facebook, quella dell’agenzia e quella delle PR in generale.
Many thanks.