Morons domination blues

Durante le ferie l’amico Carlo Odello ha lasciato un interessante contributo al mio post “PR people are morons

Voglio riprenderlo e sottolinearlo, perchè non capita spesso di poter ascoltare i commenti sulle qualità delle attività di relazioni pubbliche e ufficio stampa da parte dei giornalisti.

Riprendo il commento di Carlo:

“A proposito di incapaci, Le riporto quanto mi è stato scritto da una giornalista che lavora all’interno della redazione di uno dei più grandi settimanali italiani:

“Il più delle volte [gli uffici stampa] sono gestiti da uffici di pubbliche relazioni e organizzazione eventi che hanno diversi clienti ma seguono una logica aziendale invece che giornalistica. I comunicati stampa sono focalizzati su un unico argomento, le ragazze che li spediscono non sanno nulla al di fuori di quello che c’è scritto e se il giornalista ha bisogno di qualche informazione in più comincia un giro tortuoso di ricerca informazione, contatti con l’azienda eccetera eccetera, che fa solo perdere tempo. La scarsa preparazione e l’ocaggine (purtroppo è così) delle fanciulle che sono solo delle yes-women è una delle caratteristiche più irritanti e nocive. Nei casi (rari, purtroppo) in cui i comunicati stampa sono scritti e gestiti da giornalisti, ce ne si accorge subito, e infatti, guarda caso, vengono quasi sempre pubblicati”.

Non credo che occorrano ulteriori sottolineature.

Rimane il grande interrogativo: come far percepire tutto ciò alle aziende ?
Possibile che i responsabili marketing e comunicazione non si rendano conto di tutto ciò ?
Cos’è che non funziona nelle loro percezioni rispetto a qualità dell’attività e risultati ottenuti ? Mah…

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Una risposta a Morons domination blues

  1. Carlo Odello scrive:

    Grazie per avere ripreso il mio commento. Ho anche altre opinioni da parte e appena ho tempo le riordino e le pubblico. Le ho raccolte perché mi servivano per una lezione di comunicazione di impresa e ho chiesto il parere direttamente ai giornalisti sugli uffici stampa.

    Sono fortunato perché con alcuni giornalisti ho instaurato un rapporto di reciproco rispetto per il quale ognuno fa il suo lavoro e lo fa bene.

    Io credo che il lavoro di PR non sia molto differente dal lavoro commerciale: noi vendiamo prodotti a un target che decide se acquistare in base alla qualità. Quindi se la notizia non c’è o non è buona, i giornalisti la rifiutano.