Immaginate …
un’organizzazione di ecologisti che vi manda un invito a una manifestazione confezionato in una busta di plastica non riciclabile.
un libro sulla pace con prefazione di George Bush
una degustazione di vini da meditazione sponsorizzata da Coca Cola
un convegno sulla obesità infantile con relazione introduttiva di un responsabile McDonald…
Qualcosa vi disturba ? Un senso di confusione, di smarrimento ? Manca credibilità ?
Beh, qualsiasi cosa sia, avete ragione di sentirvi a disagio. Qualcosa non funziona, non convince, non rassicura.
E’ quello che ho provato anch’io quando ho letto che quest’anno SMAU accetta gli accrediti dei giornalisti solo ed esclusivamente via fax. E sottolinea che non verranno accettate richieste inoltrate via email. Capito bene ? Una manifestazione dedicata alle tecnologie digitali pretende l’utilizzo di quella che Franco Carlini, scrivendo sul Corriere della Sera, ha (giustamente) definito “la più desueta e sprecona delle tecnologie di comunicazione”. “…Un modo perfettamente razionale per fare arrivare giornalisti arrabbiati o per non farli arrivare del tutto”, prosegue Carlini
Che sensazione provate ? Vi sembra che la nuova proprietà di SMAU abbia una qualche idea su cosa sia la comunicazione oggi ? E si sono accorti che SMAU è una manifestazione IT e non un museo delle tecnologie passate ?
Per l’anno prossimo piccioni viaggiatori o segnali di fumo ?
Boh……
Qui l”articolo di Carlini.
secondo me lo SMAU va disertato. io non ci vado da anni perchè è solo un luna park senza senso.
invece dovremmo parlare di altri meeting, tipo webbit.it, dove:
- ci sono le persone al posto delle aziende
- c’è più qualità
- non si parla di pippe tipo broad-band/wi-fi/VoIP che poi uno è tentato di pensare che esistano solo in italia…
bentornato!
mah … quella di macdonald è notevole.
Per lo Smau… questo dovrebbe essere il primo anno della nuova gestione no? Se il buongiorno si vede dal mattino …
Sono d’accordo con Giuseppe, non è un buon modo di partire per una “fiera dell’alta tecnologia”. Come dite voi delle pr? Si comunica sempre.
Vero Maurizio, vero e spesso dimenticato dalle aziende. Non serve distribuire comunicati stampa e brochure che descrivono un’azienda che non esiste, perchè , tanto per ribadirlo, un’azienda, un brand, comunica e si posiziona attraverso quello che “fa”, nei comportamenti, sia interni che esterni, nei prodotti, etc etc etc.
E’ purtroppo risaputo che il livello organizzativo e la capacità di gestione degli enti fieristici in Italia è generalmente mediocre. Ne faccio qualcuna all’anno, nel nostro paese e all’estero. Da noi il massimo della tecnologia continua a essere il mitico CD che ti danno con il super-catalogo da 500 pagine… Al Sial di Parigi sono arrivati a dare le chiavette USB con la cartella stampa e il resto memorizzato. Alla SCAA di Seattle e, in genere anche nelle altre fiere straniere, le mappe dei padiglioni sono on line e consultabili velocemente. Al Vinexpo di Bordeaux ho fatto l’accredito per e-mail e mi hanno risposto nel giro di un paio d’ore: il giorno dopo avevo il badge sulla mia scrivania in ufficio.
Le fiere italiane sono molto spesso lontante anni luce da questi esempi.