Beh, questa storia vale davvero la pena di leggerla e commentarla.
E’ la summa di quello che ho scritto in tema dell’utilizzo del blog come strumento di marketing e degli errori da evitare.
Riassumo molto brevemente: c’è un prodotto per la pulizia della casa di una grande azienda multinazionale. L’ agenzia di PR che gestisce la comunicazione del prodotto (a sua volta una agenzia “globale” con uffici in tutto il mondo) ha la brillante idea di creare un blog gestito da un fantomatico personaggio, tale Barry Scott, che terrebbe, pensate un po’, il blog personale per dedicarlo a un detergente… Ma il problema non è nemmeno questo…
Perchè il team che stava dietro a questo progetto ha avuta la stratosferica pensata di spammare commenti su blog ritenuti molto frequentati, per inserire il link e creare traffico. Ma ancora non basta.
Hanno avuto la incommensurabile idea di infilare i commenti spam persino su un post dove l’autore raccontava di una esperienza personale estremamente delicata come il fatto di essere rientrato in contatto con il padre per la prima volta dopo quasi 30 anni.
La storia è che, dopo una faticosa indagine, l’autore del blog spammato ha identificato azienda e agenzia, e il team che gestiva la faccenda ha dovuto inviare una pubblica lettera di scuse.
Da non credere.
Per approfondire (ve lo consiglio):
Il post di denuncia di Tom Coates
Le scuse del team di Cillit Bang
Tags: PR marketing Blog web marketing
Enrico,
è una storia incredibile. Nella mia (breve) esperienza ho capito finora due cose:
1) le PR sono una professione sputtanata;
2) le PR saranno una professione sempre più sputtanata perché mi sembra che deontologia professionale e correttezza (anche tra colleghi) siano concetti desueti per molti.
Spero sempre che queste storie di pessima comunicazione possano mettere in guardia chi vive di comunicazione. Ci spero sempre.
Caro Carlo, è paradossale, ma è vero: le PR hanno una pessima reputazione. Quando incontri le aziende, ti rendi conto che assegnano al tuo lavoro un valore aggiunto ridicolo rispetto alle reali potenzialità.
Lo ripeto: la colpa è sicuramente del modus operandi di molte agenzie che, oltre ai problemi deontologici cui accennavi, offrono evidentemente servizi scadenti.
Ma le aziende ? I marketing manager cosa valutano ? Non controllano la qualità del lavoro cha l’agenzia svolge ? Non leggono, non si fanno un minimo di cultura della comunicazione ?
Marketing e Pr sono accomunati dal fatto che questi termini hanno una connotazione negativa “grazie” all’abuso di persone senza scrupoli e (aggiungo) senza professionalità. Meno male che esistono anche esempi positivi.
Il problema delle PR a mio umile avviso è che la maggior parte degli addetti lavora esattamente come lavorava vent’anni fa. Al fax hanno sostituito l’e-mail, ma per il resto l’uso di new-media è scarsissimo. Eppure proprio grazie a questi si potrebbe fare networking e creare co-marketing e co-comunicazione. Ma molti colleghi delle relazioni esterne sono ancora convinti che le PR siano un’attività di rappresentanza estemporanea senza progetti di lungo periodo. Così tutto si risolve in un comunicato stampa ogni tanto, una comparsata a qualche evento, un po’ di recall che non fa mai male.
Ad ogni modo nella mia breve esperienza ho visto anche colleghi che invece stanno innovando i mezzi e cercando di proporre ai clienti contenuti e soluzioni ad hoc, invece che la solita ricettina. E questo mi consola molto perché credo che qui stia il futuro delle PR (e della comunicazione più in generale).
Concordo, Carlo. Pienamente. Soprattutto sulla questione della ristretta visione di breve periodo.
E, tanto per fare un esempio, se ci pensi molti usano l’email senza nemmeno domandarsi se hanno adattato contenuti e modalità di fruizione al mezzo in questione, sfruttandone le potenzialità.
Quante volte ti è capitato di vedere un comunicato stampa dove, oltre alla notizia (sottolineo notizia) riguardante l’azienda, veine offerto anche qualche link a documenti di approfondimento, commenti di analisti, white paper, che aiutano il giornalista ad inquadrare l’azienda, il mercato e la tecnologia di cui si parla ? A me è capitato molto raramente e quando ho avuto l’occasinoe di farlo i riscontri solo stati molto positivi. Il mezzo ti offre questa possibilità che aggiunge valore alla comunicazione dell’azienda e offre un servizio al lavoro del giornalista. Ma è così complicato ? Boh…
non voglio semplificare troppo, ma è tutta questione di rispetto; rispetto nei confronti dei consumatori, rispetto nei confronti degli spettatori, rispetto nei confronti dei fornitori, rispetto nei confronti dei colleghi … la sensazione spiacevole che ho è che sia proprio il rispetto la merce più rara nel marketing di oggi.
Non semplifichi Giuseppe, alla fine un po’ di “RESPECT MARKETING” non guasterebbe… per tutti e a tutti i livelli.