Devo dire che davvero non mi piacciono e non mi convincono.
Parlo dei fake blog, ovvero blog gestiti più o meno (spesso meno) palesemente dalle aziende, dove i geniali marketer (spesso purtroppo le agenzie di relazioni pubbliche) si “inventano” un blogger “virtuale”, un entusiasta dei prodotti dell’azienda, che ne sarebbe così invaghito da creare un blog per sostenerli e propagandarne le eccelse qualità. Davvero mi infastidiscono. Il motivo per cui li trovo sbagliati è molto semplice: sono basati su un trucco, una finzione che snatura alla base l’essenza conversazionale dei blog.
Molto meglio gestire il blog (se proprio se ne sente la necessità) attraverso un rappresentante dell’azienda o un personaggio che sia di riferimento rispetto alla comunità con cui si vuole entrare in contatto. Ma senza che l’azienda si “nasconda”
Un esempio molto poco convincente di questo utilizzo dei blog è venuto recentemente dalla Panasonic. Ne parla qui Amy Gahran.
Avevo affrontato l’argomento anche qui e qui
Tags: Blog corporate Blog
oppure trovare un vero utilizzatore, un cliente entusiasta, sempre che se ne trovi uno, e pagarlo un pochetto per il tempo che perde…
se è autentico,nulla da dire, ma deve mantenere piena automonia dall’azienda, e non so se le aziende sono pronte…
Se ti ricordi su Wired dell’anno scorso si è parlato anche dei citizen marketers, ambasciatori entusiasti di alcuni prodotti, che decidono di diventare evangelizzatori di un brand come nel caso di George Masters http://www.wired.com/news/mac/0,2125,66001,00.html