Usi e abusi (PR Language Blues)

Mi capita sempe più frequentemente di provare un autentico senso di fastidio nel leggere comunicati stampa cha si ostinano a usare il dannato linguaggio VCO (“very corporate oriented”) invece di utlilizzarne uno VRO (“very reader oriented”).

(Che avete da storcere il naso, se gli acronimi li crea IDC o Gartner sono affascinanti e pregnanti, se li creo io no ?)

Mi riferisco cioè a quei comunicati che sono palesemente scritti per compiacere le orecchie del management interno delle aziende e null’altro. Informazione zero, notizia zero, autoincensamento 1000.

Mi sono già soffermato, ad esempio, sull’abuso, davvero ormai insopportabile, del termine “leadership”, e sulle famigerate “quotation”, ma pare che numerosi colleghi delle PR siano assolutamente impermeabili alle critiche che da giornalisti e addetti ai lavori si levano sempre più spesso relativamente allo scempio compiuto sul comunicato stampa, che, fatte tutte le debite considerazioni sul rinnovamento di struttura e modalità di utilizzo oggi necessari, resta comunque uno strumento di lavoro attualissimo e efficace.

Ma quando la finiremo di leggere di “best of breed solutions”, “streamlined process” e via dicendo ?

E vogliamo, tanto per fare un altro esempio, soffermarci per un secondo sul termine “soluzione” ?

Mi sembra che oggi il termine sia talmente “svuotato” da dover provare paura a utilizzarlo.
Se vendo cavatappi, offro una “soluzione integrata per la rimozione sicura degli agglomerati di sughero”.
Se invece vendo apriscatole, certamente propongo al mercato la “soluzione completa per l’apertura di contentori metallici”…
Se produco sacchetti per la spazzatura sono “leader nel mercato delle soluzioni complete per lo streamlining dei processi di gestione logistica degli scarti domestici”…

Scherzi a parte, e tornando al comunicato stampa, le aziende che si parlano addosso mi sembrano sempre più numerose, con la conseguente incapacità di parlare realmente al mercato. La cosa che lascia perplessi è che nessuno in azienda si renda conto che questo modo di non comunicare non porta alcun valore in azienda, e rappresenta solo uno spreco di denaro. Sarà anche poco, ma sempre sprecato è.
E la cosa buffa è che comunicare bene non costa di più, richiede “solo” competenza.

Sarebbe ora di svegliarsi….

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2 risposte a Usi e abusi (PR Language Blues)

  1. Anonymous scrive:

    Io sono pronto ad uccidere chiunque mi parli di “customizzazione”, barbara traduzione italiota di “customize” o “custom”. Altro termine abbastanza odioso è “default”: determinate opzioni o cose si fanno ancora “in maniera predefinita”.

  2. [mini]marketing scrive:

    quanto hai ragione. tuttavia per esperienza i comunicati stampa sono vagliati dal top management, che in ogni azienda italiana è di una generazione precedente, e a cui piace sia il linguaggio autocelebrativo che il proprio nome sul CS.
    altro che web 2.0, neanche siamo allo 0.1…