Duri a morire (Twitter for Dummies Blues)

Beh, leggete questo lungo ma imperdibile post di Minimarketing

Pensavate che dopo Groupalia e affini a nessuno, nemmeno al più becero markettaro pseudo 2.0 d’assalto sarebbe venuto in mente di inventarsi ancora qualcosa del genere ?

Mi ero illuso anch’io.

Commenta Nicola Mattina:

…Ma… non è colpa dell’agenzia: l’iniziativa è stata interpretata male. Pensate se uno dicesse la stessa cosa a un cliente: «non siamo noi che abbiamo avuto un’idea della madonna, sono quei deficienti dei tuoi consumatori che non capiscono una fava. Noi l’abbiamo spiegato con tutte le migliori intenzioni».

Inoltre:

L’articolo di Punto Informatico

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Avere o Essere (2.0) ? (“This is the 2.0 question” Blues)

Non so se avete avuto modo di vedere la campagna attuata in questi giorni da Europ Assistance. A me è arrivata via email.

Va la propongo qui sotto. Dategli un occhiata e poi ne parliamo…

europassistance

Su questo blog ho riaffermato molto spesso il concetto (secondo me chiave) che il famoso social marketing (o marketing 2.0, come volete chiamarlo) si caratterizza soprattutto per il modo innovativo (aperto, trasparente, realmente interattivo, ecc ecc )  di gestire il rapporto con i clienti , attuali o potenziali che siano. E’ quindi un fatto più “culturale” che “tecnico”.  Estremizzo: posso fare una cosa realmente 2.0 attraverso un piccione viaggiatore e una tavanata di paleo-marketing 0.1 pur utilizzando spazi “denominati” 2.0 (avete in mente il twit di Groupalia ? Ecco..)

Ora, niente di così catastrofico in questa campagna , intendiamoci. Eppure qualcosa non suona proprio.

ilikeIl “mi piace” di Facebook è la modalità attraverso cui posso esprimere e condividere con tutti i miei contatti su FB, in modo autonomo e spontaneo, il mio giudizio positivo su una persona, una notizia, un prodotto, un’azienda. E’ proprio in questa sua caratteristica che risiede il suo formidabile valore da un punto di vista marketing. Il parallelo con le valutazioni dei venditori su Amazon o eBay mi pare illuminante. Niente di più “social” di questo.

Ma se lo “pago” ? Se prometto uno sconto, cioè un vantaggio economico, in cambio di quello che dovrebbe essere un giudizio spontaneo, che senso ha quel “mi piace” ?

E’ un po’ come quando si parlava dei post di qualche blogger di grido che magnificava un prodotto perché, in un modo o nell’altro, “prezzolato”.

Allora, voi che ne dite ?  “Avere” il 2.0 (basta avere la pagina su FB e l’account Twitter), o “essere” 2.0 ? E’ un fatto sostanziale o sono solo sfumature ?

A voi l’ardua risposta…

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Vestirsi 2.0 e comportarsi 0.0 (Bad Twitter Blues)

Credo valga la pena di dare un’occhiata a questo articolo pubblicato su Violapost.

Ecco, tutte le volte (parecchie) che parlavo di aziende che si tuffano sui tool cosiddetti “2.0”, molto social marketing, molto trendy, senza avere una cultura “2.0” nel rapporto con i propri clienti (esistenti e potenziali), mi riferivo proprio a questo.

(Anche se nella fattispecie non occorreva essere Brian Solis per evitare una idiozia del genere)

groupalia

Per completare il quadro potete leggere i commenti sulla loro pagina Facebook

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Letture consigliate

Questo interessante articolo di PRNews analizza le potenzialità della comunicazione sui social media per le organizzazioni nonprofit.

Qui per leggere l’articolo

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A volte ritornano… (Marketing Zombies Blues)

Dopo un (vergognosamente) lungo silenzio, mi piace riaffacciarmi al mio balconcino online per denunciare (nuovamente) la presenza di un pericoloso zombie che si aggira indisturbato tra noi: il telemarketing selvaggio dei gestori telefonici.

Ieri mattina, nel giro di un’ora e mezza 4 telefonate consecutive da 3 gestori (sì, anche i doppioni…) E naturalmente due dei tre sono già nostri fornitori. Ora io mi domando: i gestori telefonici non potrebbero (cortesemente) spendere qualche euro di meno in pubblicità e dotarsi di un CRM decente che gli permetta di fornire ai propri rivenditori di ogni ordine e grado elenchi di new business che NON comprendano chi è già cliente ?

E visto che siamo clienti, se vuoi coprire anche il servizio che mi sta fornendo il tuo concorrente, visto che sai perfettamente chi sono, dove sono, cosa faccio e quanto consumo, cosa ti costa fare qualcosa di mirato, non invasivo e personalizzato per convincermi ? E perchè i vari rivenditori si spacciano sempre per “La direzione commerciale di Xyz” ? Come se non si capisse …
Lo so che è uno sfogo assolutamente inutile, ma lo dice la parola: è uno sfogo.

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Costa Concordia: un altro drammatico esempio di crisis communication

Vi rimando a questo articolo per alcune riflessioni sul crisis mangement, un tema di cui ho scritto spesso (ed evidentemente cono buone ragioni)

Qui l’articolo

Stralcio:

“….Ecco il punto di vista autorevole di Gianluca Comin, past president Ferpi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana - “Ci si accorge dell’importanza della comunicazione di crisi quasi sempre dopo che la crisi è avvenuta. E sono poche le organizzazioni, aziende o altre, che sono preparate ad affrontare un evento improvviso e catastrofico. Va considerato, poi, che nelle prime ore dell’evento si formano quasi sempre il tono e le considerazioni che poi i mezzi di informazione seguiranno nelle ore e giorni successivi. A una prima impressione di lettore, il caso Costa non è stato affrontato adeguatamente nelle prime fasi dell’incidente, lasciando spazio alla costruzione di ipotesi e di opinioni senza nessun contraddittorio con l’azienda.

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Piccole cose molto importanti (Tiny PR Things Blues)

Se oggi chiedete a un responsabile marketing di un’azienda qualsiasi, B2B o B2C che sia,communications quali sono le competenze che vuole trovare in una agenzia di PR o di comunicazione in genere, sicuramente indicherà tra quelle chiave la conoscenza dei meccanismi e delle dinamiche della comunicazione sui social media, Facebook e Twitter in testa, la creazione e la gestione delle comunità online, la gestione dei contenuti sul web, etc etc .

Tutto assolutamente corretto. ( e molto trendy…)

Però…

Da varie testimonianze di giornalisti di ogni ordine e grado, colgo un paio di spunti per ricordare che comunicare con efficacia richiede anche altre capacità e competenze, che sembrano forse assolutamente minori, banali, superflue, volgarmente “artigianali”….ma che a pensarci bene sono spesso determinati per raggiungere buoni risultati. Ne cito giusto alcune in ordine sparso.

1. L’italiano. E non sto parlando solo di ortografia e congiuntivi (anche quelli contano comunque). Sto parlando, ad esempio, della pessima abitudine di tradurre dall’inglese in modo pedissequo e quasi letterale i comunicati stampa. “Localizzare” un testo vuol dire renderlo pienamente fruibile utilizzando la propria lingua nella sua forma migliore, operando perciò tutte quelle modifiche lessicali e di costruzione che lo rendono chiaro e scorrevole.  

2. Competenze grafiche. Non sono un maestro di grafica digitale, ma se un giornalista mi chiede un JPEG a alta o bassa risoluzione so di cosa sta parlando e sono in grado di inviargli l’immagine corretta. Anche saper distinguere tra una bitmap, un file compresso o un file vettoriale si è rivelata una competenza preziosa: non avete idea di quante pubblicazioni  si possono perdere per questioni di questo genere. Anche un minimo di capacità di fotoritocco veloce non guasta. (Un giorno poi qualcuno mi spiegherà perché tanti inviano le immagini solo dopo averle impastate dentro un file Word, giuste per renderle inutilizzabili…)

3. I tempi di reazione. Molte volte ho ricevuto ( con mio grande stupore) ringraziamenti particolarmente calorosi dai giornalisti per aver risposto “così velocemente” alle loro richieste. Ora, io trovo sia parte fondamentale del nostro lavoro offrire un supporto a chi lavora nei media, soprattutto quando ha evidentemente intenzione di parlare di un mio cliente….   pare invece che la norma sia rispondere dopo giorni (quando viene data una risposta). Non posso fare a meno di domandarmi cosa accidenti fanno di così più importante per i loro clienti gli account delle agenzie in questione, se trascurano l’ABC del loro mestiere… E se non ho sottomano ciò che il giornalista mi chiede, trovo doveroso rispondere subito e dire:  “non ce l’ho ma lo cerco e ti so dire entro quando te lo mando”, oppure “mi spiace non posso aiutarti”.

Buon weekend a tutti.

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Sempre caro mi fu quel nuovo cliente…

advertising…Alla fine, il rischio è che queste aziende siano sempre meno “umane”, qualunque attività sui social media metteranno in essere, perché le relazioni si costruiscono con i vecchi clienti, non con quelli “nuovi”, che loro continuano a preferire. Al di là delle enormi economie di scala che possono mettere in campo, potrebbero alla fine creare spazio a nuovi competitor più snelli, con meno complicazioni sul groppone, che costruiscono pacchetti più semplici e uguali per tutti, superando il concetto della conquista del nuovo cliente e della promozione complessa come unica fonte di competizione….

Una atteggiamento delle aziende che viviamo tuti i giorni sulla nostra pelle e che, come spesso accade, viene perfettamente raccontato dall’impareggiabile Minimarketing.

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Ma cosa sono queste PR ? (Monday Readings Blues.)

Sul NY Times si parla di Relazioni Pubbliche oggi: come le definiamo ?

…“Before the rise of social media, public relations was about trying to manage the message an entity was sharing with its different audiences,” Mr. Lavelle said. “Now, P.R. has to be more about facilitating the ongoing conversation in an always-on world.”

http://www.nytimes.com/2011/11/21/business/media/redefining-public-relations-in-the-age-of-social-media.html?_r=1

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It’s Not the Metrics. Your Marketing Just Sucks. (Bad Marketing Blues)

robin_headshotQuesto bel post di Robin Cangie offre molti spunti di riflessione.

Segnalo in particolare:

“…..I don’t mean sprucing up your Facebook page, tweeting more often, getting more blog comments, bringing in more short-term leads, having snazzier creative, collecting even more data about your customers to perform creepy behavioral retargeting or any of the things you’ve been doing in the past.

Here are some of the things I do mean:

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