Lettura molto consigliata.

I post di Gianluca sono una lettura consigliata per chiunque si occupi di marketing, online, offline, behind the line, etc etc.

Queste sue riflessioni non fanno eccezione.

social-media-websitesRiporto le ultime righe, che andrebbero scolpite nel granito e appese in molti uffici marketing:

“…prima di pensare a una strategia social per la vendita online, pensate a una strategia per la vendita online, anzi, pensate a una strategia per la vendita. Anzi, pensate a una strategia qualunque.”

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Tanto per restare in tema…

Da un tweet di Pamela Guerra colgo questo bel post “Are there any ethical bloggers left out there? “ che vi invito a leggere.

E riporto le considerazioni conclusive:

“…I’m also seeing a growing number of bloggers routinely featuring their customer in blog posts. Are they directly or indirectly being paid for these posts and links, or simply being polite? Do blog readers notice this like I do? Do they care? Are we just getting numb to it? Or is it smart business?

When I get inquiries like the one above, I wonder if I am that much out of step with the times compared to other bloggers.  Am I simply idealistic?  Stupid?  Surely I can’t be the only one taking a stand on this kind of graft, right?  What do you think?  Would you take the money?…”

Commenti ?

Vedi anche questo post.

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Eh, ma allora mi provocate…

Ricevo una informazione pubblicitaria via email che mi propone una certa tipologia di investimento.

Ho la malaugurata idea di andare a vedere…

I signori mi sottopongono una serie di testimonianze dirette sui risultati conseguiti con gli investimenti in questione. Tra gli altri il buon Giovanni che scrive:

“Ho messo da parte abbastanza soldi per comprare una casa in meno di un anno…

Clipboard03Sono stato un agente immobiliare per 9 anni. Mi piaceva il mio lavoro e percepivo delle buone commissioni, ma mai abbastanza per l’appartamento dei miei sogni. Un giorno un’amico mi ha consigliato di investire XXXXXXXX . Dopo cinque mesi ho realizzato che potevo guadagnare di più stando a casa ed investendo online. Ho lasciato il mio vecchio lavoro ed investo giornalmente con ottimi risultati.”

Giovanni, 33 anni

Eh beh, uno che ci mette la faccia è più credibile no…. ?

Già la faccia… mi sa che Giovanni ha una faccia che piace sul web…

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Ciao Giovanni, tu continua a investire eh ?

P.S. ovviamente gli investimenti in questione potrebbero essere strepitosi. Me se me li presenti prendendomi per i fondelli con una stupida foto ( che si poteva anche evitare) allora forse mi prendi per i fondelli in generale, quindi soprassiedo.

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Se non sei capace, dillo. (Bad PR Blues)

Questo splendido post di Lorenzo Biscontin fornisce l’ennesimo spunto per ripetere concetti già espressi più e più volte su questo blog.

A quanto scritto da Lorenzo e nei commenti mi permetto di aggiungere un paio di considerazioni.

Le operazioni come quella descritta da Lorenzo non sono solo criticabili sotto il profilo etico. Che si tratti di puro inganno è talmente chiaro che non  c’è bisogno di approfondire.

Ma c’è di più. Il ricorrere a questi stratagemmi denuncia il fatto che il brand si dichiara incapace di comunicare in prima persona. 

Incapace di costruire e offrire direttamente contenuti di valore.

Ammette in sostanza di non essere credibile.

Ammette di avere una reputazione così bassa da dover fare in modo che qualcun’altro più credibile parli del brand e dei prodotti  in cambio di denaro.

Ma c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare.

Il sedicente consulente di “Social Media Marketing” (che con un notevole guizzo creativo definisce pomposamente “content seeding” una marchetta qualsiasi, per quanto marchetta 2.0) contribuisce alla pessima reputazione del settore dei comunicatori e delle agenzie di PR in particolare, fatto di cui fanno le spese tutti i professionisti che lavorano al servizio dei brand in ben altro modo. 

Il grafico qui riprodotto mostra la situazione sull’eticità percepita (quindi credibilità) di alcuni soggetti della comunicazione, tratta da questo interessante post dell’amico Giornalaio.

Grazie.

P.S. sul tema puoi anche leggere questi post, segnalati da Lorenzo nel suo.:

http://giornalaio.wordpress.com/2011/10/03/offerte-risposte/

http://www.minimarketing.it/2011/09/la-favola-delle-pr-online.html

http://www.olmr.it/2011/10/non-ti-riconosco-piu-blogger/

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Letture del Lunedì

Riscopro (grazie a un twit…) questo post molto interessante su come un’azienda dovrebbe reagire a un twit negativo . 

Credo che in generale valgano regole molto simili anche per quanto concerne la presenza su Facebook .

Sul vizio di alcune aziende di intrufolarsi a viva forza ovunque e comunque si parli di loro concordo con Davide:  “Valuta attentamente se è il caso di palesarti con l’account ufficiale andando a intrufolarvi in altrui conversazioni (per quanto ti tirino in ballo!)”

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Sospetto del Mercoledì

Ho la netta sensazione che le aziende che si preoccupano di monitorare e individuare le conversazioni “negative” in corso, lo facciano non per correggere gli eventuali comportamenti errati che le hanno generate, ma per poter intervenire più o meno direttamente e correggere le conversazioni stesse.

O no ?

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Letture al volo.

“….I am not trying to paint with too broad a brush; I do not mean to suggest that no one in advertising respects or considers a relationship-centric approach. Nor do I mean to imply that PR folks don’t like or “get” advertising. (Nor have I even considered the difficulty of convincing “Old School” clients to adopt the agency’s preferred approaches!)

What I am suggesting to those clients and agencies gravitating to the convergence strategy is that Social Media does make such a strategy more possible than ever before … but it also impels (what feels like) a bizarre and uncomfortable mindset on practitioners accustomed to pure-play execution.  Before you start chatting up an integrated approach, it seems to me that you need to prove that the model works within your own four walls.  Can the adherents to each discipline put “alignment” above “ego,” and let the chips fall where they may?”

Articolo originale: The bizarre and uncomfortable future of advertising public relations convergence

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Pubblicità 1.0 (Bad Advertising Blues)

Questa notizia lascia parecchio perplessi. reebok

Alla fine certe “forzature” non pagano mai.

Non sono un pubblicitario, ma sono convinto che se sei capace di emozionare, non hai bisogno di giocare con i numeri…

A parte qualsiasi considerazione di ordine etico, penso che un grande brand non dovrebbe mai correre questi rischi, ficcandosi da soli in brutte figure dalle quali è molto difficile uscire completamente indenni.

Aggiornamenti:

Un commento interessante: http://www.prnewsonline.com/watercooler/Reeboks-Ready-for-a-New-Brand-Story_15401.html

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Il social marketing come una vanga (?) (The Old 2.0 Blues)

Il post di Dario Salvelli sul concorso fotografico Leica 24×36  (lo trovate qui) ripropone un tema  a me molto caro, ovvero la differenza tra 2.0 “sostanziale” e 2.0 “tecnico”.

Non entro nel merito del caso specifico, e mi limito ad alcune osservazioni.

Il fatto di utilizzare come piattaforme di marketing social network e affini non significa che ci troviamo di fronte a una “market conversation” (lo spirito del vecchio caro Cluetrain Manifesto torna sempre in ballo…).

marcisovsky

L’amara (e banale)  verità è che si possono fare cose molto vecchie utilizzando tool molto nuovi.

Facebook e Twitter possono pertanto essere semplicemente una facciata dietro cui in realtà si scoprono logiche di marketing e comunicazione vecchie e logore. 

Varrebbe la pena di ricordare che qualcuno prima o poi se ne accorge, e la ricaduta non può certo essere positiva.

Facendo una sorta di parallelo per il mondo delle PR e di ciò che si comunica verso i media, tutto questo significa, ad esempio, che forse un giornalista (estremìzzando un po’ il concetto)  preferirebbe ricevere un fax con dei contenuti rilevanti che un mare di stupidaggini sotto forma di “social media press release”. O no ?…..

(la splendida  foto è di Martin Marcinovsky)

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Comunicato stampa: ci sono ancora.

Milano, 27 settembre 2011 – Enrico Bianchessi, leader nell’area delle sparizioni dalla blogosfera e collocato da Gartner tra i “visionaries”nel Magic Quadrant delle “Silent Blog Solutions”, annuncia di essere ancora presente e operante.

“Sono molto lieto di essere ricomparso” – ha dichiarato lo stesso Bianchessi – “sono certo che i miei lettori ne trarranno grandi benefici”.

Brian Solis e Seth Godin hanno già preso posizione sull’avvenimento definendolo l’evento chiave per il mondo delle PR e della Marketing Communication  per l’ultimo quadrimestre del 2011.

P.S. non sapevo come riattaccare la spina a questo blog, poi mi sono detto: ci vuole un bel comunicato stampa.

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