Ricevo e volentieri pubblico : “I dieci anni di Quorum PR: la comunicazione per l’ICT come motore per il business.” ;-)

La ““boutique agency” milanese, che celebra in questi giorni i suoi 10 anni di attività, richiama l’attenzione delle aziende sulla “qualità” della comunicazione: competenze specifiche e focalizzazione sono i fattori chiave per fare delle attività di PR un fattore propulsivo del business, efficace ed efficiente.

Quorum-rid-270Quorum PR, agenzia di relazioni pubbliche fortemente focalizzata sul mondo ICT, celebra in questi giorni i suoi primi 10 anni di attività.

Nel 2003 i 3 partner fondatori hanno portato in Quorum esperienze professionali già ampiamente consolidate, sia dal mondo della comunicazione in senso stretto che del marketing, e hanno perciò potuto offrire da subito ai propri clienti un mix di competenze capace di sviluppare una comunicazione di elevata efficacia, verso i media tradizionali, digitali e, negli anni più recenti, attraverso i social media.

Comunicare al mercato una soluzione ICT, hardware o software che sia, richiede non solo le necessarie competenze professionali proprie del comunicatore, ma anche una comprensione di base delle tecnologie e un buon livello di conoscenza delle dinamiche del mercato. Questo mix garantisce i migliori risultati possibili e assicura la corretta trasmissione dei messaggi, declinati nel modo più efficace e attraverso i canali di trasmissione più idonei.

Riguardo l’utilizzo dei nuovi media digitali e in particolare i social media, se da un lato è assolutamente vero che essi offrono opportunità straordinarie alla comunicazione, è altrettanto vero che aprire un blog, una pagina su Facebook o un canale Twitter è solo il primo passo: per comunicare efficacemente occorre saper creare valore attraverso i contenuti corretti e strutturarli sulla base delle caratteristiche dell’audience che si vuole raggiungere.

Accanto alla consulenza per quanto concerne media relations, eventi e social marketing, Quorum è in grado di offrire un supporto qualificato anche in campi come il crisis management e il business development. In quest’ultima area in particolare l’agenzia è in grado di svolgere una qualificata attività di analisi delle opportunità di mercato (scenario di mercato, quadro competitivo, struttura distributiva) e al successivo avviamento dei contatti con i target stabiliti. Quorum può quindi agire come efficace “testa di ponte”, per aziende che si affacciano sul mercato italiano, oppure intervenire come facilitatore in situazioni insoddisfacenti.

Per approfondire la conoscenza con Quorum, è naturalmente possibile visitare il sito www.quorum-pr.com , che è stato recentemente rinnovato nella grafica e nei contenuti.

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La comunicazione dell’insulto (2)

Il post di ieri sulla campagna pubblicitaria Nokia che prende pesantemente di mira i clienti di iPhone, ha ovviamente un risvolto strettamente legato alle media relations.

Durante il media training che proponiamo ai nostri clienti nella fase iniziale del nostro rapporto di collaborazione, incoraggiamo i manager a mantenere davanti ai giornalisti un atteggiamento il più possibile neutrale nei confronti della concorrenza.

Clipboard01Durate un’intervista raccomandiamo di evitare, per quanto possibile, qualsiasi riferimento diretto a prodotti e aziende concorrenti, soprattutto in chiave critica o negativa. I messaggi devono essere positivi e legati alle qualità e ai benefici che derivano dall’utilizzo dei prodotti / servizi della “nostra” azienda.

Denigrare i prodotti concorrenti, le strategie commerciali delle competitor, o addirittura i loro manager ( si è visto anche questo) genera nei giornalisti un feedback di sospetto (nella migliore della ipotesi) o spesso di pura antipatia.

L’aggressività non paga.

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Quanto è scemo chi non sceglie il mio prodotto (Insult Marketing Blues)

 

Mashable: “iPhone Users Are Mindless Zombies in New Nokia Commercial”

Insultare, dileggiare, mettere in ridicolo il prodotto del competitor, o, peggio ancora, prendersela direttamente con i clienti del competitor, credo sia uno dei modi peggiori in assoluto di comunicare.

Davvero qualche marketing manager crede che verrà venduto un solo pezzo in più per uno spot come questo ?

Pensare a come è il vostro prodotto, come si integra col Pc, se il suo sistema operativo è un fattore di successo o meno, non sarebbe più produttivo ?

Mi sa che gli zombie non sono i clienti del vostro competitor…

P.S. . non mi interessa entrare nel merito della foto con o senza flash, ne’ sostengo un telefono o un altro, ognuno sceglie quel che gli pare. Trovo improponibile la modalità.

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A dissenting View (PR or not PR Blues)

Consiglio caldamente la lettura di questo stimolante articolo di Richard Edelman.

Apre una discussione di grande interesse.

keep-calm-and-call-your-pr-guysDi primo acchito, mi limito a evidenziare quanto segue:

PR is more than a set of tactics or tools. It’s a mindset; the ideas that come from PR people are different than those that come from advertising people. Both are engaged in storytelling, but the PR idea stimulates discussion and has the potential to play out over years. A PR idea has to start with relevancy and newsworthiness.

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Branding Blues

EBCover_ScreenShot-e1316973482345-300x100L’amico Murizio Goetz ripropone il decalogo di Marc Gobé . Colgo l’occasione per ri-condividere.

 

1.Da consumatori a individui (i consumatori acquistano, gli individui vivono)
2.Da prodotti ad esperienze (i prodotti soddisfano i bisogni, le esperienze soddisfano i desideri)
3.Dall’onestà alla fiducia (l’onestà è scontata, la fiducia deve essere guadagnata sul campo)
4.Dalla qualità alla preferenza (la qualità è il cosa, la preferenza è il come)
5.Dalla notorietà all’aspirazione (essere conosciuti non vuol dire essere scelti)
6.Dall’identità alla personalità (identità è essere riconosciuti, personalità è avere carattere e carisma)
7.Dalla funzionalità al sensorial design (la funzionalità è una qualità di superficie, il sensorial design è la progettazione dell’ esperienza
8.Dall’ubiquità alla presenza emozionale (l’ubiquità è essere visti, la presenza emozionale è essere percepiti)
9.Dalla comunicazione al dialogo (comunicare significa dire, dialogo significa condividere)
10.Dal servizio alla relazione (il servizio è vendita, la relazione è riconoscimento)

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Stupidario marketing (Fake Marketing Blues)

Vi invito a leggere questo bell’articolo di Max Morales su BrandForum.

fake stamp in business office showing copy concept with copyspacePensare che ci sono responsabili marketing che “investono” danaro in queste brillanti operazioni è davvero sconfortante.

Riporto qui un breve stralcio:

“…il fatto di acquistare follower e fan permette alle aziende di compilare statistiche esaltanti sulla crescita dei propri seguaci e di mostrarle a clienti e prospect per dare “fumo negli occhi” su una notorietà che di fatto non esiste. Il fatto è che, in questo senso, le bugie hanno le gambe corte. Per dirlo con le parole di Luca della Dora, social media strategist di We Are Social e blogger, “una fanpage – ad esempio – con 5 milioni di Like, ma un engagement rate nullo, ha senso quanto un annuncio 6×3 piazzato in mezzo al deserto del Nevada. A 5km dalla strada principale”. Eh sì, perché quello che paga delle nostre presenze sui social media sono le conversazioni tra fan, il fatto che i nostri fan diventino automaticamente dei brand ambassador spontanei. Quando abbiamo di fronte dati come quelli citati da Della Dora è fin troppo chiaro che ci troviamo di fronte a fan acquistati e la figura per l’azienda, in termini di reputazione, non è certo vantaggiosa…”

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Quale Social per il B2B ? (Social Business Blues)

Nello sviluppo dei progetti di Social Marketing B2B occorre fare una valutazione attenta delle caratteristiche dei “canali” in relazione alle reali abitudini di fruizione del pubblico che si vuole coinvolgere.

Ho la sensazione che su questo specifico fronte ci sia una supervalutazione di Twitter e di Facebook e una certa sottovalutazione di Linkedin.

Qui una interessante infografica

 

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Un difficile ma necessario equilibrio (Social Marketing Balance Blues)

La relazione con i consumatori attraverso i social media e internet in generale è un equilibrio difficile. Ma va trovato, altrimenti trattasi di puro tempo perso.

“The golden rule of engaging consumer sentiment appears to be “speak when spoken to.” Substantial majorities of consumers under 55 agreed that companies should respond to complaints posted in social media. But the survey option that elicited the broadest agreement was “companies should only respond to online comments made directly to them,” for instance, via social media. Most consumers, in other words, appreciate attentive listening and ready responses—but on their own terms.”

 

Per approfondire: http://goo.gl/bviiK

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Sottili differenze (Translation Blues)

L’articolo di Matt Hauser non è recentissimo ma il tema mi pare ancora quanto mai attuale, soprattutto leggendo certi comunicati stampa o certe brochure di prodotto…Riporto alcuni passi:

(…)

1.      Translation – This applies to fairly literal, “word for word.”  This is often out of necessity.  If you want to make sure that a person in Japan understands how to use a product (such as a medical device), it is important that the source and target-language text match up precisely. translation

2.      Localization – This is a more involved process whereby the target-language content is adapted to more effectively convey a similar meaning or connotation in the target culture. Idiomatic expressions, puns and marketing material generally fall into this category, but localization can apply to any type of content based on what your business objectives are. The key point here is that your target-language version will often not be a literal translation.  As an example, if you want to convey the phrase “Like father, like son” in Chinese, it would read as something like “Tigers do not breed dogs.” Although this doesn’t match up with the source content, it has the same connotation in the target culture. (…)

P.S. anche quella nell’immagine è una “translation”

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Chiodi, martello… manca nulla ? (Social Media Strategy Blues)

“The problem with most companies is they have implemented a tools-based strategy, and as everyone knows, say it with me class, “That is not a strategy at all!”

Steve Farnsworth ci invità così a riflettere sull’effettivo significato di certe “cosiddette” social media strategy, che strategie in realtà non sono affatto. 

Avete la vostra luccicante pagina Facebook, quella Linkedin,  Twitter, e voilà siete nel marketing 2.0.   O no….?

ID-10014679Avete assi, chiodi e martello, ma il vostro progetto ?

Lo scopo ultimo di un’attività di relazioni pubbliche (social e non) è quello di avere un impatto positivo sulle percezioni che clienti e stakeholder hanno circa la mia azienda, i miei prodotti, di attivare dei processi virtuosi che hanno come fine ultimo (non dimentichiamolo)  risultati di business.

Se non ho chiarito quali sono i messaggi, attraverso quali contenuti trasmetterli, come attivare le conversazioni coi miei pubblici, non ho in realtà alcuna strategia.

Sottolinea il buon Steve:

“Fundamentally, marketing has always been about conversations between the maker and buyers of goods or services. In the past it was always one-to-many, like broadcast advertising. However, given the role of the Internet in our everyday communications we now have a many-to-many or omni-directional conversation, with consumers talking and sharing with others on a massive scale.”

Sviluppare una attività di comunicazione sui social media con la convinzione di  vivere ancora in un mondo in cui si ha il controllo del messaggio e del mezzo non porta evidentemente da nessuna parte.

Creare una vera strategia significa insomma domandarsi dove è la mia audience e in quali contesti  i clienti parlano della mia azienda e dei miei prodotti.

Occorre capire come, perché e dove si parla del mio brand, identificare cosa è rilevante, e poi, di conseguenza,  costruire e diffondere i contenuti che supportano i miei obbiettivi di business .

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